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mannino-c-wikimedia-commons CC-BY massimiliano-scarabeodi AMDuemila - 11 dicembre 2014
“Mannino si inserisce come ispiratore di atteggiamento nella violenza e minaccia di Cosa nostra per deviare le attività nei pubblici poteri. Riteniamo di aver provato con la lettura di atti complessi di questo processo e sono certo che non ci sono dubbi sulla piena e comprovata colpevolezza dell'imputato per cui chiediamo che venga affermata una condanna di anni 13 e mesi 6 di reclusione che ridotta diventa anni 9 di reclusione e pene accessorie previste dalla legge”. Così il procuratore aggiunto Vittorio Teresi ha concluso la propria requisitoria davanti al gup Marina Petruzzella al processo contro l’ex ministro democristiano Calogero Mannino, imputato con il rito abbreviato per la Trattativa Stato mafia. Mannino è imputato del reato disciplinato dagli articoli 338 e 339 del codice penale, ovvero violenza o minaccia ad un corpo politico dello Stato.

“Quando Mannino disse a Gargani 'la Procura di Palermo ha capito tutto' diceva il vero – ha aggiunto Teresi - Si è riusciti a trasformare quel che si era capito in prove giudiziarie. Le sue parole, 'ora ci fottono', 'Ciancimino ha detto la verità su di noi' vanno direttamente collegate al ruolo avuto dal Mannino dopo la morte di Lima, dopo le stragi, il suo rapporto con Mori, il suo sollecitare la non applicazione del 41 bis. E' lui l'istigatore principale di quel contatto tra Mori e De Donno e Cosa nostra affinché non lo si ammazzi. E non voglio dire che questo è l'unico fine della trattativa ma sicuramente è l'unico fine di Mannino che si adopera anche con altri esponenti istituzionali per scegliere la via del dialogo”.

(Foto: Wikimedia Commons (CC-BY) / Massimiliano Scarabeo)

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