di AMDuemila - 4 novembre 2014
Un nuovo fascicolo è stato aperto dalla procura di Palermo che sta indagando sui due agenti dei servizi segreti che avrebbero incontrato il boss di Bagheria in carcere fingendosi degli avvocati. L’accusa nei loro confronti, da parte dei pm Di Matteo, Tartaglia e Del Bene, per falso ideologico rimane però contro ignoti mentre invece è stato individuato il volto del famoso 007 “Enzo” che curava i rapporti con il boss di cosa nostra. Ora gli inquirenti stanno cercando di risalire alle vere identità dei due uomini dei servizi segreti analizzando i registri del carcere.
Sergio Flamia, confidente dell’Asi prima ancora di fare l’affiliazione ufficiale a cosa nostra, da quasi un anno è divenuto collaboratore di giustizia e sta riferendo i retroscena dei vari incontri avuti con gli 007. Il sospetto dei pm è che l'ex boss di Bagheria possa essere stato guidato nel rendere qualche dichiarazione che smontano l'impianto accusatorio della Procura nel processo d'appello per favoreggiamento alla mafia a carico dell’ex generale del Ros Mario Mori.
Nelle trascrizioni del verbale che il neo collaboratore di giustizia ha rilasciato ai pm a febbraio di quest’anno, Flamia spiega che durante la detenzione nel carcere di Pagliarelli, il suo tramite dal luglio 2008, «mandava a chiedere qualche informazione>>. Racconta che «una-due volte» un agente dell’Aisi «si è presentato come avvocato, mi chiamavano in cella e io andavo. “Mi manda... ne sai parlare di questo discorso?”. Si deduce quindi che “Enzo”, l’uomo con cui Flamia si consultava prima di ogni incontro importante e che lo aiutò quando venne arrestato, non si sarebbe mai recato in carcere ma avrebbe sempre coordinato i rapporti tra servizi segreti e Flamia. Rapporti mantenuti anche attraverso il figlio del confidente, al quale vennero consegnati 150 mila euro in contanti, all’hotel Zagarella di Bagheria, come pagamento per le informazioni rivelate.
Ed è proprio a partire da quell’incontro tra l’agente e il figlio di Flamia che è stata rilevata una curiosa coincidenza.
Durante un incontro in carcere nel 2008 il boss di Bagheria parlando dell’incontro all’hotel Zagarella, intercettato dagli inquirenti, spiega al figlio Giovanni che “Enzo” non si fa sentire “per tutte le cose che stanno uscendo sui giornali”. Dalla rassegna stampa dell’epoca, analizzata dai pm è emerso che negli stessi giorni in cui Flamia parla col figlio, le uniche notizie che hanno a che fare con l’ambiente dell’intelligence sono quelle in riferimento all’identificazione del Signor Franco, il fantomatico uomo dei servizi segreti in contatto con Vito Ciancimino, figura emersa più volte dalle dichiarazioni di Massimo Ciancimino. Altro soggetto presumibilmente vicino all'ambiente dei servizi è quello di cui parla il pentito Gaspare Spatuzza. "C'era un uomo estraneo a Cosa nostra nel garage mentre veniva imbottita di tritolo la Fiat 126 usata nell'attentato al giudice Borsellino" ha più volte ribadito l'ex boss di Brancaccio". Anche di questo si parlava nelle cronache di quei giorni. Il sospetto dei pm sarebbe quindi che il referente diretto di Enzo nei servizi possa essere collegato alle stragi del 92/93 o addirittura in qualche modo alla trattativa Stato-mafia.
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