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napolitano-togaPer il Capo dello Stato è il giorno più lungo
di Aaron Pettinari - 28 ottobre 2014
“Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza”. Dopo un lungo tira e molla, con molteplici tentativi per evitare di deporre questa mattina, alle ore 10, avrà inizio così, salvo ripensamenti dell'ultimo momento, la testimonianza del Capo dello Stato Giorgio Napolitano al processo trattativa Stato-mafia. Un'udienza più che mai blindata, a cui potranno partecipare solo i membri della corte d'assise, i giudici popolari, i pm e gli avvocati delle parti civili e della difesa, che avrà luogo nella sala Bronzino, collocata nel nucleo più antico del Quirinale.

All'interno della “Sala Oscura”
Può essere soltanto una coincidenza ma la location in cui si celebrerà la deposizione presidenziale oltre ad essere stato uno dei luoghi dove il Papa svolgeva le principali attività di rappresentanza, era noto per essere chiamato come “Sala Oscura” in quanto non vi sono finestre verso l'esterno, ma solo verso la Loggia d'Onore. Una curiosità che contribuisce a dare un ulteriore alone di mistero attorno all'attesa testimonianza di Giorgio Napolitano. Successivamente, al tempo dei Savoia, la “Sala Oscura” è stata ribattezzata in “Sala delle Battaglie”, in ragione della presenza alla fine dell'Ottocento di quadri che raffiguravano vittorie risorgimentali. Oggi è il luogo in cui solitamente il Presidente della Repubblica si incontra con i Capi di Stato ospiti e con le loro delegazioni, prima dei colloqui ufficiali che si tengono nel vicino studio.
Quel che è certo è che l'udienza di domani sarà il primo “faccia a faccia” tra il Capo dello Stato ed i pm della Procura di Palermo, contro cui era stato sollevato un conflitto d'attribuzione per la mancata distruzione delle telefonate tra lo stesso Presidente della Repubblica e l'ex ministro Nicola Mancino (ieri indagato ed oggi imputato, ndr). Le domande stilate dai membri del pool (Vittorio Teresi, Antonino Di Matteo, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia, ndr) non verteranno però su questo episodio.

Le domande al Presidente
I quesiti riguarderanno la lettera che Loris D'Ambrosio, ex consigliere giuridico di Napolitano, a giugno del 2012, due mesi prima di morire, inviò al Capo dello Stato le proprie dimissioni. In quella missiva, riferendosi agli anni tra l'89 e il '93, quando era all'alto commissariato per la lotta alla mafia e poi al ministero della Giustizia con Falcone, D'Ambrosio esprimeva a Napolitano il timore “di essere stato considerato l'utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi”. “Come ho scritto anche ad altri”, si leggeva nella lettera. Napolitano sapeva dei timori di D'Ambrosio? Erano questi “indicibili accordi” in qualche modo legati alla trattativa? Interrogativi che molto probabilmente saranno presenti tra quelli che verranno posti dal procuratore aggiunto Teresi e dal sostituto Di Matteo. Altro tema è poi quello dell'allarme attentati lanciato dal Sismi nel '93 nei confronti dell'allora Presidente della Camera, Giorgio Napolitano, e per il Presidente del Senato, Giovanni Spadolini. Un rischio che fu confermato da una “fonte confidenziale” e che appariva forte dopo le stragi di Roma e Milano.
Inoltre i pm hanno anche acquisito il documento del Sisde del 20 agosto ’93, successivo quindi all’allarme lanciato dal servizio militare e firmato dall’allora direttore Domenico Salazar, in cui viene ribadita la preoccupazione per il rischio attentati. “I mafiosi – è scritto nella relazione dei Servizi segreti – ormai certi di dover trascorrere il resto della loro vita scontando durissime pene detentive, non più annullabili in Cassazione e in un regime carcerario rigido, ben diverso da quello a cui erano abituati fino a qualche tempo fa, avrebbero raggiunto la convinzione che solo dal caos istituzionale (generato dalla ribellione della società civile esasperata dal terrore degli attentati, possibilmente, domata da successivi eventi golpisti) sia possibile ricavare nuove forme di trattativa miranti ad ottenere forti sconti di pena nell’ambito di una più vasta e generale pacificazione sociale necessaria all’instaurazione del nuovo ordine costituzionale”. Nell’udienza odierna altre domande riguarderanno appunto anche questo capitolato che si è allargato anche con la possibilità d’interrogare Napolitano che è stata concessa anche all’avvocato Luca Cianferoni, legale di Totò Riina (sempre che tutte le parti siano d'accordo di svolgere questa testimonianza già oggi, ndr). Ma sull’ammissibilità di tutte le domande, l’ultima parola spetterà sempre al presidente della corte Montalto.

Udienza blindata e accesso negato alla stampa
L'ora d'inizio dell'udienza è previsto attorno alle ore 10 dopo che tutti i partecipanti avranno varcato la soglia del Quirinale e lasciato all'ingresso eventuali telefonini, computer, tablet ed ogni dispositivo elettronico in base ai “desiderata” presidenziali per celebrare il processo divulgati alla Corte d'assise. Tra questi anche la volontà di tenere fuori dal Colle anche i cronisti. L'ordine dei giornalisti aveva chiesto, senza successo, di poter seguire l'udienza in videoconferenza ma, nonostante il nullaosta della corte, dal Quirinale la risposta è stata negativa.

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