(Aggiornata il 17 settembre 2014)
di Aaron Pettinari - 16 settembre 2014
“Buchi” nella protezione, l’ascensore non era controllato
Certo è che c’è aria di fibrillazione alla Procura di Palermo. Una nuova indagine ha preso il via dopo che un testimone mai finora sentito dai pm ha raccontato che il generale Mario Mori – imputato al processo sui dialoghi tra mafia e Stato – avrebbe frequentato Licio Gelli negli anni Settanta. Questa nuova pista che porta dritta nei meandri della P2, agli atti al processo trattativa, viene approfondita anche dal procuratore Scarpinato (la Procura generale dovrà decidere se acquisire le carte) che avanzerà la richiesta di riaprire l’istruttoria nell’altro processo – insieme al sostituto Luigi Patronaggio – dove Mori è accusato, con il colonnello Obinu, di aver favorito Provenzano non procedendo al suo arresto. Nuove rivelazioni nella carriera dell’ex ufficiale dei Ros che innalzano il livello di tensione all’indomani dell’ultima lettera intimidatoria indirizzata al procuratore generale. E c’è anche la questione del pentito poi ucciso, Luigi Ilardo, fonte confidenziale sulle cui dichiarazioni si basa la ricostruzione dei pubblici ministeri, che aveva portato i Ros davanti al covo di Provenzano, la cui attendibilità veniva messa in discussione da Sergio Flamia, collaboratore di giustizia di Bagheria. Indagini alle quali Scarpinato e la Procura generale hanno impresso un’accelerazione. Resta il fatto che al Tribunale di Palermo permangono “buchi” nella protezione dei magistrati, che hanno permesso di arrivare fino alla scrivania del procuratore generale. Per entrare nelle stanze blindate, è probabile che sia stato usato l’ascensore, unica entrata priva di qualsiasi controllo le cui chiavi sono ancora le stesse dal 1980.
Il fatto è avvenuto la notte tra il 2 ed il 3 settembre ma la notizia si è appresa solo oggi, riportata dall'edizione palermitana di La Repubblica: qualcuno è entrato nell'ufficio del procuratore generale Roberto Scarpinato lasciando sulla scrivania una lettera anonima di minacce. “Possiamo raggiungerti ovunque” è scritto nella missiva, oltre all'invito ad interrompere le proprie indagini. Al contempo viene fatto un elenco di luoghi frequentati dal magistrato. Così torna la tensione in tribunale dopo l'escalation di minacce dello scorso anno che in particolare ha visto al centro del mirino Antonino Di Matteo, il pm che sta indagando sulla trattativa Stato-mafia, e Maria Teresa Principato, che dà la caccia al superlatitante Matteo Messina Denaro.
Al pg Scarpinato e al dirigente dei carabinieri del Tribunale era stata indirizzata una lettera di minacce anche nel maggio scorso, recapitata all'Ansa di Palermo.
Quel che è certo è che all'interno del palazzo sale la tensione. Nell'ultima relazione semestrale della Dia al Parlamento, pubblicata i primi di agosto, si parla della necessità di “innalzare i livelli di vigilanza nei confronti di Cosa nostra a fronte di segnali che, divergendo dalla strategia di silente sommersione, sembrano propendere verso derive di scontro ancora da ben decifrare”.
Ma quanto avvenuto nell'ufficio del Pg getta un'ombra all'interno dello stesso tribunale. In questo momento la procura di Caltanissetta ha avviato un'indagine riservatissima proprio per capire chi può aver recapitato il messaggio e soprattutto come. L'ingresso principale è vigilato mentre un secondo sarebbe incustodito. Sono state visionate le riprese delle telecamere a circuito chiuso del palazzo e anche la Scientifica è andata a caccia di tracce. E' stato anche convocato nei giorni scorsi il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza presieduto dal prefetto Francesca Cannizzo anche se al momento non sono state varate nuove misure di sicurezza per Scarpinato. Ultimamente il magistrato è impegnato nella preparazione del processo d’appello per il generale Mario Mori e per il colonnello Mauro Obinu, assolti in primo grado dall’accusa di aver favorito la latitanza di Bernardo Provenzano, che avrà luogo il prossimo 26 settembre. In quella data, assieme al sostituto Luigi Patronaggio, potrebbe chiedere la riapertura dell'istruttoria dibattimentale alla luce di nuovi atti giunti in procura che riguardano i servizi segreti deviati. Sono forse queste le indagini a cui si riferirebbe la missiva?
Foto © Castolo Giannini
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