di AMDuemila - 18 luglio 2014
"E' un errore oggi parlare di singole mafie" perchè fanno parte "di un sistema criminale allargato, dove quindi non ci sono mandanti esterni, ma solo interni". Così è intervenuto il sostituto procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo nel corso della conferenza "Un Paese senza verità" che ha luogo a Palermo per ricordare il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta uccisi il 19 luglio '92. "Ci siamo resi conto che parlare solo di Ndrangheta è fuorviante, che limitarla a rituali, santini, affiliazioni rimanda a una ricostruzione folkloristica voluta dalla stessa organizzazione, questo ci portava lontani dai reali interessi seguiti, c'è invece - ha precisato - una componente occulta non limitata alla singola mafia, ma che le accomuna tutte". "Noi oggi a Palermo - ha poi continuato - parliamo della trattativa ma nella Locride i sequestri di persona degli anni '80 servivano per intavolare una trattativa con lo Stato" perchè la mafia calabrese " ha capito che era pronto a trattare quando mantenendo il sequestro per oltre due anni lo Stato si inginocchiava".
Di questo - ha spiegato il pm - ci sono le prove processuali" come anche del fatto che lo Stato "rafforzava la Ndrangheta e la finanziava".
Però ancora oggi, ha proseguito il magistrato "stiamo utilizzando in maniera sbagliata le straordinarie potenzialità della legislazione antimafia" nonostante "le capacità di investigare oltre le apparenze ci siano, ci sono magistrati che non si fermano e noi non ci fermeremo", perchè "come si può essere giudici senza coraggio?". Ma soprattutto, ha concluso "non è un Paese civile quello che si scontra con un fenomeno permanente come le mafie però poi ai magistrati impone di fare indagini in un periodo di tempo limitato, pretendiamo che anche l'indagine possa essere permanente".