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dellutri-marcello-webdi Miriam Cuccu - 15 aprile 2014
Rinviata al 9 maggio. È il verdetto della Corte di Cassazione in merito alla condanna di Marcello Dell'Utri a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Parziale dissenso all'interno della Procura generale. E il procuratore generale Galasso, in merito alle condizioni di salute dei due legali difensori che avrebbero impedito loro di presenziare oggi all'udienza (cosa che è stata determinante per il rinvio della sentenza) riferendosi all'avvocato Giuseppe Di Peri ha precisato che si riscontra solo “un’artropatia al ginocchio sinistro, quindi non è impossibilitato in senso assoluto. Mi rimetto alla Corte perché consideri se sia necessario rinviare l’udienza”. Massimo Krogh, l'altro legale difensore, risulta essere invece reduce da un'operazione d'urgenza. Il terzo avvocato di Dell'Utri, Pietro Federico, invece, non è in possesso della delega per presenziare all'udienza di fronte alla Suprema Corte. La difesa dell'ex senatore, dunque, non sarebbe garantita in maniera piena e per tale ragione la Cassazione ha disposto il rinvio della sentenza, che potrebbe pesare in certa misura anche sulla richiesta di estradizione.

L'ex senatore è stato infatti fermato a Beirut, dopo che si era reso latitante (per motivi di salute, a suo dire) in un lussuoso albergo e in possesso di decine di migliaia di euro in contanti. L'emissione del verdetto da parte della Suprema Corte in merito alla definitiva condanna determinerebbe per Dell'Utri una probabile accelerazione per la richiesta di estradizione da parte dell'Italia, che il Libano potrebbe perònon concedere in quanto il reato di concorso esterno non figura nel trattato firmato dal paese nel 1970. Fatto sta che, con la decisione di oggi della Corte di Cassazione, si avvicina inesorabilmente il termine ultimo per la prescrizione, fissato per il prossimo 30 giugno, senza contare che i tempi in cui Dell'Utri sarebbe consegnato alle forze dell'ordine italiane si dilungherebbero non di poco.
Ieri, intanto, non ha avuto luogo nessuna udienza a Beirut per la convalida dell'arresto per l'ex senatore. A dirlo è stato il procuratore generale della Cassazione, Samir Hammud: “Dell'Utri non è comparso davanti ai giudici perché l'udienza di convalida del fermo non è prevista dalla legge”. Il procuratore ha ribadito che l'ex senatore potrebbe rimanere detenuto “fino alla decisione sull'estradizione”. “Quando riceverò il file dall'Italia dovrò studiarlo e interrogare Dell'Utri. – ha continuato Hammud, ricordando le norme previste dalla convenzione tra Italia e Libano per l'estradizione – Successivamente dovrò presentare al ministro della Giustizia una relazione con parere favorevole o contrario alla richiesta”. L'ultima parola, però, la prenderà “il potere esecutivo” così da “prendere la decisione finale con un provvedimento che dovrà essere firmato dallo stesso ministro della Giustizia, dal primo ministro e dal presidente della Repubblica”.
L’avvocato dell’ex senatore, Giuseppe Di Peri, aveva ribadito che pensare che quella di Dell’Utri sia stata una fuga “è un’offesa all’intelligenza ed è contrario alla logica più elementare”, dal momento che Dell’Utri è entrato in Libano usando “il proprio passaporto, la propria carta di credito e il proprio cellulare e dove si è registrato in albergo con il proprio nome”. Perchè, allora, rendersi irreperibile proprio alla vigilia della sentenza, per poi essere rintracciato nel giro di due giorni dagli investigatori della Dia? Certo è che, alla luce degli ultimi sviluppi, la richiesta formale di estradizione che l'Italia in base alla convenzione bilaterale in vigore deve presentare entro trenta giorni potrebbe dare esiti non scontati. E, nel caso in cui l'autorità giudiziaria libanese non riconoscesse la validità del reato di concorso esterno in associazione mafiosa, l'ex senatore avrebbe la concreta probabilità di sfuggire alle porte del carcere, che si apriranno inevitabilmente nel momento in cui la Cassazione si pronunciasse a favore della condanna a sette anni di detenzione.

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