L’incontro del pontefice con i familiari delle vittime di mafia nella giornata della memoria e dell’impegno. Don Ciotti: “Non lasciamo solo Di Matteo!”
Roma. Inizia la primavera. E come ogni anno, in questo giorno di marzo, don Luigi Ciotti riunisce centinaia di familiari di vittime di mafia per fare memoria e per continuare insieme un impegno comune. Questa volta è un’occasione particolare: il fondatore di Libera ha organizzato l’incontro insieme a Papa Francesco. Nella chiesa di San Gregorio VII l’emozione è palpabile. Don Luigi si avvicina ad anziani genitori, figli e fratelli di tante vittime di mafia. Per ognuno ha un sorriso, una carezza, un bacio, una preghiera.
Tra le tante associazioni presenti c’è quella dei familiari delle vittime della strage di Punta Raisi del 23 dicembre ’78, così come l’associazione nazionale familiari vittime di mafia presieduta da Sonia Alfano, figlia di Beppe Alfano, seduta tra i banchi insieme alla sua famiglia. E sono gli oltre 900 nomi di tutti questi martiri “i veri protagonisti”, nomi di uomini, donne, bambini che “ci graffiano dentro le nostre coscienze”.
“Non sempre la Chiesa ha mostrato attenzione alle vittime delle mafie e al fenomeno della criminalità organizzata – sottolinea don Ciotti –, non sono mancati, infatti, eccessi di prudenza e sottovalutazione, ma per fortuna c'è stata anche tanta luce: il grido profetico di Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi e l'invito di Benedetto XVI a Palermo, quando ci ha chiesto: non cedete alla suggestioni della mafia, che è una strada di morte. Ma non basta. Le mafie, la corruzione, l'illegalità, la violenza assassinano la speranza e sono queste speranze spezzate o soffocate che oggi vogliamo condividere”.
“Pensavamo di incontrare un padre, abbiamo trovato un fratello, fratello Francesco”, aggiunge il presidente di Libera. “Grazie. Grazie di averci accolto. E' un momento che abbiamo atteso e desiderato tanto. Le persone che sono qui hanno storie e riferimenti diversi, ma sono accomunate dal bisogno di verità e di giustizia: un bisogno che per molti è ancora vivo. Sono solo una rappresentanza dei familiari delle vittime delle mafie che sono tanti, tanti, tanti di più”. “E' un lungo elenco – ribadisce con dolore – e in questo elenco ci sono anche 80 bambini, come Domenico Gabriele, il piccolo Cocò (Giuseppe Iannicelli) e l'altro giorno, Domenico (Petruzzelli, ndr)”. Ad ascoltarlo, con gli occhi lucidi, c’è la sorella di Simonetta Lamberti, uccisa nel 1982 all’età di 11 anni. “Ci sono persone che si sono trovate casualmente in mezzo a un conflitto a fuoco – prosegue –, ci sono tanti giusti, persone dalla parte di chi aiuta a cercare la verità, persone libere e leali che non si sono lasciate piegare dalle difficoltà”. “Caro Papa Francesco – aggiunge il presidente del Gruppo Abele –, il 70% dei familiari delle vittime di mafia non conosce la verità, o magari la conosce solo in parte. Penso ad Attilio Manca, Antonino Agostino, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin”. C’è anche un appello accorato per i giudici in trincea minacciati dalla mafia. “Non dobbiamo lasciare soli i magistrati più esposti – continua con forza – e indico un nome su tutti: Nino Di Matteo!”. Un applauso fragoroso si alza immediato. Una rappresentanza di familiari di vittime comincia a leggere i nomi delle vittime. C’è anche Rosaria Costa, la vedova dell’agente di scorta di Giovanni Falcone, Vito Schifani. Il suo grido “vi perdono ma inginocchiatevi” ancora vibra nella Cattedrale di Palermo, come se i funerali di 22 anni fa per le vittime della strage di Capaci si replicassero all’infinito. Oggi questa donna è qui dopo essersi riscattata la vita ed aver vinto un tumore. Si avvicina all’altare e legge alcuni nomi, dopodichè ringrazia Gesù per averla sorretta in tutti questi anni. Ed è quella stessa fede che smuove le montagne ad animare anche Angelina Manca, la mamma di Attilio, il giovane urologo barcellonese ucciso nel 2004, tra i nomi che legge c’è anche quello di suo figlio, per un attimo il suo sguardo si perde tra le navate della chiesa, ma poi termina la lettura con un lieve sorriso. Seduto accanto a don Ciotti Papa Francesco ascolta, completamente assorto. Ultimo a leggere è l’ex Procuratore di Torino Giancarlo Caselli che, con profonda convinzione, conclude con una “ferma promessa di impegno” nei confronti di tutte le vittime il cui nome è stato ricordato, così come verso coloro che sono rimasti ancora sconosciuti. Un lunghissimo applauso suggella quella promessa mentre tutti i familiari delle vittime di mafia si alzano in piedi, alcuni sono visibilmente commossi. Subito dopo è la volta di Papa Francesco. L’attesa per il suo intervento è di quelle febbrili. Ed è esattamente dopo il suo ringraziamento iniziale rivolto ai familiari presenti per la loro “testimonianza” che arriva il messaggio, tanto atteso, rivolto ai mafiosi. “Per favore cambiate vita, convertitevi, fermatevi di fare il male!”. “Convertitevi – prosegue papa Bergoglio – per non finire all'inferno, è quello che vi aspetta se continuate su questa strada. Avete un papà e una mamma, pensate a loro. Il potere, il denaro che voi avete adesso da tanti affari sporchi, da tanti crimini mafiosi è denaro insanguinato, è potere insanguinato e non potrete portarlo nell'altra vita”. “Il desiderio che sento è di condividere con voi una speranza: che il senso di responsabilità piano piano vinca sulla corruzione in ogni parte del mondo e questo deve partire dalle coscienze e da lì risanare le relazioni, le scelte, il tessuto sociale così che la giustizia prenda il posto dell'iniquità”, sottolinea infine papa Francesco. Tra i familiari che di seguito si avvicinano al pontefice per scambiare qualche parola c’è anche Vincenzo Agostino, padre del poliziotto Antonino Agostino, ucciso nel 1989 insieme alla moglie Ida Castelluccio. Il suo volto, segnato da tanto dolore e incorniciato da una lunga barba bianca, spicca su tutti, la sua richiesta di giustizia e verità non conosce barriere e arriva sino al Papa. Prima di concludere questa veglia di preghiera don Ciotti consegna al pontefice la stola di don Peppe Diana. L’abbraccio virtuale di tutti i presenti sigilla questo incontro speciale, fortemente voluto dal fondatore di Libera. L’appuntamento è per domani, a Latina, per la diciannovesima edizione della giornata della memoria e dell’impegno.
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