scorta-civica-200114Fotogallery all'interno!
di Lorenzo Baldo - 20 gennaio 2014

Leoluca Orlando: “Un momento importante nella lotta alla mafia che ha il volto delle istituzioni”
Palermo.
“E un dovere assoluto non lasciare soli i magistrati più esposti”. Con tanta apprensione, rabbia e dolore Letizia Battaglia arriva davanti al palazzo di giustizia dove prende il via la “Scorta Civica” in difesa di Nino Di Matteo e di tutti i magistrati condannati a morte dalla mafia, con il benestare di uno Stato colluso. “Non possiamo lasciare la lotta alla mafia soltanto ai giudici – prosegue la fotografa palermitana –. E’ un nostro dovere esserci. Dobbiamo continuare a lavorare nel nostro piccolo, nelle nostre case, nei nostri uffici, in mezzo alla strada, per dimostrare che una parte di questa società non è collusa con la mafia. I nostri magistrati corrono dei rischi, io ho 79 anni, ricordo bene quando 22 anni fa vidi quello che era successo a Falcone e Borsellino...

E ancora prima quello che era successo a Chinnici, Terranova, Costa, Giuliano, Dalla Chiesa e tanti altri martiri uccisi dalla mafia. Non possiamo più permettere tutto questo orrore… ragazzi-liceoDal Capo dello Stato in giù tutti si devono occupare dell’integrità dei magistrati che stanno lottando per noi. Non possono colpirli! Se dovessero farlo ancora non potremo vivere, sarebbe come se morissimo anche noi...”. “Non è possibile vivere con questo peso – ribadisce con infinita tristezza –. E’ estremamente faticoso per me avere vissuto sotto il peso di questi immensi dolori. Ecco perché oggi dobbiamo essere sempre più vigili. Ci sono tanti giovani che credono nella lotta contro la mafia e che non si fanno corrompere. Cambiamo la classe politica! Cambiamola tutta! In questo modo vedremo come cambierà la situazione”. “E’ il ‘sistema’ ad essere malato e corrotto – sottolinea con forza –, ed è al suo interno che ci sono i mandanti di tanti assassinii… Nel frattempo noi siamo qua, stanchi, affaticati, ma siamo qui vicino ai nostri giudici…”. Accanto a questa donna indomita c’è una classe intera del liceo artistico “Damiani Almeyda” venuta insieme ad una docente a manifestare sostegno e solidarietà. Nello sguardo pulito di questi ragazzi si intravede una possibile rinascita per questa terra martoriata. Quella stessa rinascita per la quale Letizia Battaglia e tanti altri siciliani onesti hanno combattuto una vita.

Da Via Vetriera al palazzo di Giustizia
battaglia-gazeboE’ un filo invisibile quello che unisce il quartiere della Kalsa, là dove Falcone e Borsellino avevano vissuto da bambini, fino al palazzo di giustizia di Palermo. Proprio ieri in via Vetriera, dove tanti anni fa aveva vissuto la famiglia di Paolo Borsellino, il movimento delle “Agende Rosse” ha deciso di ricordare il compleanno del giudice ucciso il 19 luglio del ’92 (tra questi anche i giornalisti Saverio Lodato, Giuseppe Lo Bianco e Umberto Lucentini). Il 19 gennaio di quest’anno Borsellino avrebbe compiuto 74 anni, ed è lo stesso Simone Cappellani, esponente delle “Agende Rosse” (che insieme ad un cartello di associazioni ha indetto la “Scorta Civica”), a raccontare oggi come da quella via, incastonata tra vecchi palazzi in decadenza, sia ripartito un impulso forte per proteggere i magistrati sovraesposti. Prima che si ripetano funerali di Stato. “Con quello che stiamo facendo – afferma con convinzione Cappellani – vogliamo ricordare la vita di Paolo Borsellino. Oggi siamo qui per stare accanto a quei magistrati che proseguono il lavoro dello stesso giudice Borsellino. Non mi riferisco solo al dottor Nino Di Matteo, penso la-mattina-battagliaanche agli altri magistrati del pool che indaga sulla trattativa, ad altri magistrati della procura di Palermo (ugualmente sotto attacco da parte della mafia) come Teresa Principato; così come a Nico Gozzo della procura di Caltanissetta o a Marcello Viola della procura di Trapani”. “Ci sono ancora settori della società civile palermitana che sono assolutamente indifferenti – prosegue con un senso di amarezza –. E proprio per questo motivo intendiamo coinvolgerli. Al di là delle recenti manifestazioni in difesa dei magistrati (dove hanno partecipato 2000 persone), questo impegno civico resta comunque un aspetto minoritario. A mio parere ogni palermitano che si definisce onesto dovrebbe essere qui a manifestare. Solo così costringeremmo le istituzioni a prendere una posizione chiara nei confronti dei magistrati. Non possiamo rivivere quello che è successo dopo l’omicidio Dalla Chiesa, non dimentichiamo che 10 anni dopo la strage di via Carini hanno ammazzato Falcone e Borsellino come se nbongiovanni-battagliaon fosse cambiato nulla…”. “All’indomani delle stragi di Capaci e Via D’Amelio sembrava che ci fosse stato un cambiamento (che in parte c’è stato) che purtroppo invece è scemato nel tempo… Ora, dopo vent’anni, ci ritroviamo tragicamente nella stessa situazione. Se oggi dovessero uccidere un magistrato sicuramente ci sarebbe una risposta da parte della società; sicuramente le persone scenderebbero in piazza per protestare, ma poi? Altri 10 anni fino al prossimo martire da celebrare? Non è più accettabile un simile scenario. E’ adesso il momento nel quale i palermitani si devono svegliare! Ma questo è un Paese narcotizzato e noi siamo ancora pochi… Dove sono tutti gli altri, a partire dai sindacati? Ad ogni modo noi staremo qui ad oltranza, dando due ore del nostro tempo (dalle 9 alle 11, dal lunedì al venerdì, ndr) per lanciare questo segnale. La palla passa ora ai palermitani: venite, partecipate! Ma anche chi non è di Palermo deve sentire ‘sua’ questa scorta civica, ‘adottando’ questo gazebo per dimostrare la vicinanza della propria città a questa iniziativa”.

Orlando e la mafia con il volto delle istituzioni
orlando2“Questo è un momento di straordinaria importanza per la lotta alla mafia – esordisce il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, una volta arrivato al gazebo, nel rispondere alle domande di Antimafia Duemila –, mi riferisco alla mafia che ha il volto delle istituzioni e che si è avvantaggiata di rapporti perversi dentro i palazzi del potere. Quella stessa mafia che oggi vive la preoccupazione che possa essere tolta la copertura che fino adesso è stata garantita dagli uomini dello Stato coinvolti in questa ignobile trattativa. Che a nostro parere c’è stata. E proprio per questo abbiamo il diritto e il dovere di chiedere che si faccia luce su questi accordi criminali”. “Non c’è dubbio che Paolo Borsellino sia stato ucciso per avere contrastato quella trattativa tra Stato e mafia – sottolinea –, proprio per aver ostacolato quanti cercavano di portarla avanti. Al momento non abbiamo le prove, non abbiamo neanche gli indizi, ma così come avviene in un Paese ‘normale’ i cittadini manifestano la loro convinzione e le loro opinioniorlando, difendendo i magistrati che lavorano per accertare la verità”. “E’ evidente che Totò Riina e Matteo Messina Denaro sono consapevoli che fino a quando restano impuniti i loro complici politici possono sperare in brandelli di impunità. Quando invece salteranno (come speriamo che saltino) le complicità politiche è altrettanto evidente che anche per Riina e Messina Denaro verranno a mancare le prospettive di quegli scampoli di impunità che una società civile non può consentire”. “E’ palese che Riina teme l’indagine sulla trattativa – conclude Orlando –. Non dimentichiamo che se la mafia non ha complici e alleati nelle istituzioni diventa una normale criminalità. Dobbiamo quindi renderci conto che fare luce sulla trattativa Stato-mafia significa ridurre il mafioso a un normale criminale privo del consenso, privo delle infiltrazioni nelle banche, nel sistema politico, nella chiesa e nella società civile. Ecco perché la battaglia che si sta combattendo non è solamente processuale, ma è anche il tentativo più alto che mai si sia fatto per far uscire definitivamente la mafia dalle istituzioni”.

Al via i turni della “Scorta Civica”
battaglia-magliettaDa questo momento iniziano i turni al presidio della “Scorta Civica”. Così come hanno scritto i promotori dell’iniziativa sulla relativa pagina facebook con l'installazione di questo gazebo si avvierà una scorta simbolica nei confronti dei magistrati minacciati dalla mafia e da chi, “tra i poteri forti, vuole che la verità rimanga sotterrata”. Dal lunedì al venerdì si alterneranno quindi le associazioni: “Agende Rosse”, “Addio Pizzo”, “Professionisti Liberi”, “ContrariaMente”, “Anpi”, “Azione Civile”, “Io mi arruolo”, “Muovi Palermo”, “Legalità è Libertà”, “Comitato 23 Maggio” e “Cittadinanza per la magistratura”. A queste sigle si sono aggiunte: “Associazione nazionale familiari vittime di mafia”, “Centro siciliano di documentazione Impastato”, “Liberi Sempre”, “Antimafia Duemila”, “La freccia di Abaris”, “Giovani Idv”, “Libero Futuro” ed altre ancora che stanno aderendo insieme a tanti semplici cittadini. Tutti uniti per sopperire all’assenza di uno Stato dalle sembianze di un Giano bi-fronte.

Evento facebook “Scorta Civica”

FOTOGALLERY © Foto Studio Camera
Il gazebo della "Scorta civica" davanti al Palazzo di giustizia

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