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principato-teresa0A parlare un confidente: “E' stato ordinato il tritolo”
di Aaron Pettinari - 11 gennaio 2014
Matteo Messina Denaro, il latitante stragista più ricercato d'Italia, alza il tiro ed è pronto ad una nuova guerra contro lo Stato. Nel mirino il procuratore aggiunto di Palermo, Teresa Principato che coordina le indagini per la cattura del boss.
A dare la notizia un confidente, ritenuto attendibile, che quattro giorni fa ha detto agli investigatori che il capomafia di Castelvetrano sta cercando del tritolo, per l'attentato eclatante nei confronti della Principato. Immediatamente è scattato l'allarme in Procura ed i primi ad essere avvisati sono stati il procuratore della Repubblica Francesco Messineo e al procuratore generale Roberto Scarpinato.
Il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, già in fibrillazione a seguito della condanna a morte emessa da Totò Riina nei confronti del sostituto procuratore Antonino Di Matteo, tornerà a riunirsi lunedì, su convocazione del prefetto Francesca Cannizzo. A prescindere dai temi che verranno affrontati la vigilanza attorno alla Principato è stata già rafforzata così come una nota di allerta è stata diffusa alle scorte dei sostituti procuratori Paolo Guido e Marzia Sabella, anche loro impegnati nelle indagini su Messina Denaro e la rete di fiancheggiatori.

Queste nuove minacce contro componenti della magistratura in prima linea nella lotta alla mafia ed impegnati in delicate indagini contribuiscono ad aumentare lo stato di tensione che si respira tanto a Palermo come a Trapani e Caltanissetta. Negli ultimi mesi è stata una vera escalation di intimidazioni tra lettere anonime e messaggi diretti di morte provenienti dal “Capo dei capi” in persona, seppur da dietro le sbarre del carcere “Opera” di Milano.  
Giusto a dicembre l'operazione Eden aveva svelato la fitta rete di protezione e collegamenti di cui può godere il capomafia ed aveva colpito i patrimoni dell'organizzazione mafiosa, dei familiari e della stessa “primula rossa”. “Abbiamo ulteriormente disarticolato la rete di fiancheggiatori e prestanome del boss – aveva dichiarato la Principato commentando l'operazione – perché abbiamo fatto terra bruciata attorno a lui e ci auguriamo che tutto questo ci conduca al risultato che tutti noi auspichiamo da tempo, il suo arresto”.principato-copyright-letizia-battaglia
Ad essere arrestati la sorella, il nipote di Messina Denaro ed altri 28 favoreggiatori che si occupavano di finanziare la latitanza del padrino di Castelvetrano. Ma il dato più importante è che, dopo gli arresti, per la prima volta la sicurezza e l'omertà che sono create attorno al latitante sembra scricchiolare. Sono le dichiarazioni di Lorenzo Cimarosa, imprenditore che faceva da bancomat al latitante nonché cugino acquisito, che dopo l'arresto ha detto: “Siamo stanchi di subire arresti, sequestri e condanne per causa di Messina Denaro, che pensa solo a se stesso e a gestire la sua latitanza. E poi ancora: “All’inizio di dicembre, il genero di Riina ha cercato Messina Denaro”.
Cimarosa non è un collaboratore di giustizia ma le sue dichiarazioni non possono certo essere prese alla leggera. Il genero di Riina a cui farebbe riferimento Cimarosa  sarebbe Tony Ciavarello, da qualche tempo trasferitosi in Puglia con la sua famiglia, nel brindisino. E pugliese è anche il boss della Sacra Corona Unita, Alberto Lorusso, interlocutore privilegiato di Riina durante l'ora d'aria ed assieme a lui intercettato negli ultimi mesi.
Sempre secondo il neo dichiarante, però, “a metà dicembre Messina Denaro ha fatto sapere che per adesso non può incontrare il genero di Riina”. Secondo gli inquirenti Messina Denaro ha ancora un esercito di fedelissimi disposti a tutto per lui, e il capomafia trapanese è sempre stato vicino all'ala corleonese di Riina, il boss che dal carcere urla e minaccia: “A questi magistrati di Palermo gli dobbiamo far fare la fine del tonno, come a Falcone”. La tensione è alle stelle e il clima sembra davvero essere tornato quello dei primi anni novanta quando l'Italia venne messa “a ferro e fuoco” dalle bombe. Ieri a Trapani si è tornati a sostenere i magistrati ribadendo l'importanza del sostegno da parte delle istituzioni e, soprattutto, della società civile per non lasciarli soli in questa lotta. Ed ora più che mai, che lo spettro di nuove stragi sta prendendo sempre più forma, un tale impegno non può essere disatteso.

Foto © Letizia Battaglia
Il magistrato Teresa Principato in uno scatto d'archivio


Attorno a Teresa Principato e a tutti coloro che stanno dando la caccia a Messina Denaro si stringe, esprimendo il proprio sostegno, tutta la redazione di ANTIMAFIADuemila


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