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IMG-20131206-00695di Lorenzo Baldo - 6 dicembre 2013
FOTOGALLERY ALL'INTERNO!

Alla manifestazione indetta dalle Agende Rosse anche l’on. Giulia Sarti della Commissione antimafia
Palermo. Il primo a non accettare di essere stato preso in giro è Salvatore Borsellino. Non gli va giù che tre giorni fa il vicepremier, Angelino Alfano, in occasione della riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, abbia recitato la parte del “difensore” dei magistrati minacciati. Quel giorno, prima in un incontro riservato con il fratello di Paolo Borsellino, e poi durante la conferenza stampa, il ministro dell’Interno aveva dichiarato di “aver reso disponibile il bomb jammer” per l’auto di Nino Di Matteo. Il ministro, però, si era scordato di dire un particolare importante e cioè che l’utilizzo di questo speciale congegno, che disattiva gli impulsi dei telecomandi per eventuali congegni esplosivi, era subordinato alla realizzazione di specifici test sulla sua dannosità per la salute dell’uomo la cui tempistica non è nota.

IMG-20131206-00696Quindi nel frattempo il pm più minacciato d’Italia (insieme ai suoi colleghi del pool che indaga sulla trattativa Stato-mafia) continua con il suo massimo livello di protezione, ma senza bomb jammer. Le giustificazioni addotte ai problemi di salute che lo stesso dispositivo comporterebbe si contraddicono da sole. Di fatto più volte si è parlato dell’utilizzo del “bomb jammer” da parte del Premier e del Capo dello Stato, ma se però si vuole fare maggiore chiarezza sulla questione viene tirato in ballo l’AISI (ex Sisde) che, qualora effettivamente utilizzasse tale dispositivo, non lo battagliadivulgherebbe di certo. Punto e a capo. Certo è che tutta questa insolita “preoccupazione” per la salute pubblica si fonde con la evidente non volontà di concedere questo dispositivo che innalzerebbe il livello di protezione per Di Matteo.
Una gravissima responsabilità che peserà sui vertici delle istituzioni qualora dovessero accadere nuovi eventi tragici. Giustamente Salvatore Borsellino ricorda come a fronte della maggiore pericolosità delle mega parabole MUOS non ci sia altrettanta “preoccupazione” per la salute dei cittadini costretti a viverci accanto. Ma quale Stato ha interesse a proteggere i suoi più fedeli servitori? La domanda resta appesa ad un filo IMG-20131206-00702sottilissimo. Davanti alla Prefettura di Palermo si è vista quella componente di società civile che non vuole essere complice di uno Stato pronto nuovamente a sacrificare magistrati e uomini di scorta per poi partecipare ai funerali solenni. Arrivano alla spicciolata uomini e donne, ragazzi e ragazze che hanno risposto all’appello lanciato dalle Agende Rosse. Una componente pugliese dell’associazione fondata da Salvatore Borsellino, Anita Rossetti, si è fatta promotrice dell’iniziativa alla quale hanno preso parte attiva il gruppo palermitano del movimento ed alcuni rappresentanti IMG-20131206-00703dell’associazione venuti da diverse parti d’Italia. Insieme a loro anche la poetessa Lina La Mattina, una rappresentanza della delegazione palermitana dell’ANPI “Comandante Barbato”, alcuni ragazzi del Liceo scientifico “Galileo Galilei” ed altri esponenti dell’associazionismo palermitano come “AddioPizzo” e “Professionisti Liberi”. Tra i primi ad arrivare c’è anche la fotografa palermitana Letizia Battaglia. Nonostante alcuni problemi di salute si mette subito dietro lo striscione che inneggia ad essere “partigiani della Costituzione” ed alza il IMG-20131206-00705suo volantino rosso che reca la scritta “Subito il bomb jammer per Di Matteo e la scorta”. Tanti morti ammazzati sono stati fotografati dalla sua Leica, giudici, poliziotti, carabinieri, politici, giornalisti, uomini, donne e bambini legati da un comune destino; tanto dolore e tanta rabbia sono rimasti impressi nei negativi di quelle foto e proprio per questo Letizia è lì a chiedere maggiore protezione per tutti quei magistrati sovraesposti. “Risvegliamo le coscienze prima delle autobombe” recita un cartello, uno dopo l’altro vengono sventolati tutti gli slogan: “Alfano, il bomb jammer serve prima di subito”, “Più sicurezza per le scorte e per i testimoni di giustizia”, e ancora “Perché Di Matteo non ha ancora il bomb jammer? Noi non abbassiamo la guardia”. IMG-20131206-00711Ma ci sono anche i riferimenti al figlio di Vito Ciancimino, teste chiave nel processo sulla trattativa Stato-mafia, così come viene menzionato il maresciallo Saverio Masi, il carabiniere che ha avuto il coraggio di denunciare le omissioni dei suoi superiori nelle operazioni che avrebbero potuto portare alla cattura di Provenzano e di Messina Denaro. “Lo Stato tuteli il testimone Massimo Ciancimino”, si legge su un grande cartello, “Protezione per Massimo Ciancimino il testimone”, è scritto su un altro. “Se davvero intendete arrestare Matteo Messina Denaro restituite il maresciallo Masi al reparto investigativo dei CC!”, si legge ancora. LIMG-20131206-00740ina La Mattina legge con la passione di sempre la sua poesia intitolata “Processu Statu-mafia”, subito dopo Salvatore Borsellino urla con tutta la rabbia e la sete di giustizia che ha in corpo quel grido che è diventato un vero e proprio richiamo: “Resistenza!”. Immediati partono i cori delle persone presenti che ripetono quel grido ritmicamente. IMG-20131206-00714Altri ancora gridano “Protezione per Massimo Ciancimino il nostro concittadino”. Sotto la scritta “Paolo Borsellino e l’agenda rossa” una anziana signora ha scritto a penna “chiedete a Giuseppe Ayala”.
 La signora abita in via D’Amelio dalla parte di via Cirrincione e ricorda perfettamente i minuti successivi allo scoppio della bomba quando si recò davanti al numero civico 19 e vide con i suoi occhi lo stesso Ayala che si aggirava per la via. Nel frattempo la promotrice dell’incontro si sposta da sola davanti al comando dei Carabinieri di Piazza Verdi per esporre il suo cartello in sostegno di Saverio Masi. Un gesto simbolico nei confronti di un servitore dell’Arma.

Il sostegno dell’on. Giulia Sarti
Davanti alla Prefettura arriva anche l’on. Giulia Sarti, esponente del Movimento Cinque stelle, nonché componente della Commissione antimafia. “Sono qui per IMG-20131206-00749continuare a dare sostegno ai magistrati – esordisce questa giovane deputata dallo sguardo pulito –. Il sostegno non basta, qui servono azioni concrete”. Per la Sarti la Commissione antimafia “deve innanzitutto prestare molta più attenzione al processo sulla trattativa e al Borsellino quater, e soprattutto deve puntare il dito sulle responsabilità politiche di quegli anni”. “Se non si ha la coscienza del passato non si può combattere il presente e migliorare il futuro. Sono molto importanti le manifestazioni nei confronti dei magistrati e dei processi che si stanno celebrando. L’opinione pubblica deve sostenerli con tutte le forze possibili”. “LIMG-20131206-00746a Commissione antimafia può dare un input per nuove azioni di contrasto – spiega –, con norme antimafia più efficienti, relazioni che possano essere utili alla magistratura, e via dicendo, così da fissare dei punti fermi”. Alla domanda sulle ragioni che portano a rischiare nuove stragi l’on. Sarti non ha dubbi: “è stato sottovalutato quello che è successo in questi vent’anni e sono state isolate quelle persone che oggi stanno combattendo sul fronte della lotta alla mafia non a parole, ma con azioni concrete”. “Paradossalmente – sottolinea la Sarti – lo Stato non si è reso conto (o non ha voluto rendersi conto) della grave situazione in cui stiamo versando, la mafia però se ne rende conto benissimo. Un personaggio come Riina sa IMG-20131206-00716benissimo chi ha di fronte. Noi invece cosa facciamo, che cosa abbiamo fatto? Abbiamo avviato un’azione disciplinare nei confronti di Nino Di Matteo (e non solo), è questo l’esempio che vogliamo dare? Per altro si tratta di un procedimento disciplinare basato su presupposti ridicoli e oltretutto non veritieri. Tutto questo è indecente!”. “Come movimento ne abbiamo parlato in Aula ed è giusto ribadirlo in tutte le sedi opportune. Lo Stato deve dare altre risposte. Mi rendo conto che si fa fatica a parlare di Stato in quanto tale, ma alla fine sono le persone che fanno la differenza. Questa è la speranza: non tutti sono uguali e non tutti sono marci”. L’ultima dichiarazione riguarda la verità sul biennio stragista ‘92/’93 e anche qui l’esponente dei Cinque Stelle ha le idee molto chiare. IMG-20131206-00734“Io ho la speranza che alla fine la verità verrà fuori, altrimenti non sarei arrivata fino a questo punto, oggi non sarei qui e non continuerei a lottare. Sono estremamente convinta che si arriverà alla verità, lo dobbiamo a tante persone in questo Paese. A quelle che non ci sono più e a quelle che stanno soffrendo, lo dobbiamo ugualmente a tutti coloro che si sono caricati di responsabilità molto più grandi di loro. E non mi riferisco solo ai magistrati, ma anche agli imprenditori che denunciano, a tutti quegli esponenti della società civile che, pur senza protezione, continuano ugualmente ad imporsi e a lottare. Ecco perché io ci credo che prima o poi ce la faremo, ma non dobbiamo mai abbassare la guardia!”.

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