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di-matteo-nino-c-giannini-big2di Lorenzo Baldo - 3 dicembre 2013 - VIDEO
All’incontro del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza è stato deciso di innalzare il livello di protezione per i magistrati di Palermo, Caltanissetta e Trapani

Palermo. Davanti alla Prefettura di Palermo c’era anche Salvatore Borsellino. Insieme a lui la poetessa Lina La Mattina ed alcuni esponenti del movimento delle Agende Rosse. Una presenza simbolica. Ma altrettanto forte. Una vera e propria pretesa di protezione verso quei magistrati del pool di Palermo, di Caltanissetta e di Trapani più che mai sovraesposti. L’occasione è stata appunto la convocazione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza indetta per oggi pomeriggio.
Un incontro molto importante ai fini della tutela dei magistrati minacciati da Cosa Nostra alla quale hanno partecipato il procuratore di Palermo, Francesco Messineo, il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, i pm Nino Di Matteo, Vittorio Teresi, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia; il procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari e il sostituto procuratore generale nisseno, Antonino Patti. Al vertice, presieduto da Angelino Alfano, giunto a Palermo a seguito delle numerose minacce di morte nei confronti dei magistrati più esposti, a cui si sono unite recentemente quelle ancora più temibili di Totò Riina in persona, hanno preso parte anche il Capo della Polizia, Alessandro Pansa, il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli ed il comandante generale della Guardia di Finanza Saverio Capolupo. Dopo oltre tre ore di riunione il vicepremier ha fatto il suo ingresso in una apposita saletta allestita per la conferenza stampa. Poco prima, in un’altra sala della Prefettura, si è incontrato con Salvatore Borsellino. Al fratello del giudice assassinato da Cosa Nostra il ministro Alfano ha garantito la massima attenzione nei confronti dei magistrati minacciati di morte, financo con l’utilizzo dei “carri armati”. E soprattutto gli ha anticipato la risposta che avrebbe rilasciato successivamente ad Antimafia Duemila (dopo che gli avevamo citato l’interrogazione parlamentare, alla quale non aveva dato risposta, relativa ai gravi rischi corsi dal dott. Di Matteo) durante la conferenza stampa: il dispositivo antibomba “bomb-jammer” è stato predisposto per l’autovettura della scorta di Nino Di Matteo. Un risultato importantissimo. Che dovrà ora vedere la sua completa attuazione nel più breve tempo possibile. Prima che si possano realizzare quei propositi di morte ipotizzati nelle intercettazioni ambientali tra boss di Cosa Nostra, o giunti attraverso lettere anonime palesemente collegate ad ambienti “deviati” (che tanto deviati non sono). Nell’incontro privato con Angelino Alfano Salvatore Borsellino gli ha ugualmente chiesto in merito alla protezione per Massimo Ciancimino, teste chiave al processo trattativa Stato-mafia, ugualmente minacciato di morte. Su quel punto specifico il vicepremier ha però preferito glissare relegando la specifica competenza al Prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo. “Siamo qui per manifestare tutta l’attenzione e la vicinanza dello Stato nei confronti dei magistrati palermitani oggetto di insidiose e pericolose minacce anche in tempi recentissimi – ha esordito il ministro dell’Interno seduto accanto al Prefetto Cannizzo –. Ogni attentato possibile, ogni sfida possibile a ciascuno dei magistrati di Palermo è un attentato e una sfida allo Stato cui questo risponderà con tutta la forza di cui dispone. Lo Stato non ha paura della mafia, è schierato dalla parte dei magistrati ed è pronto ad affrontare con ogni mezzo per difendere e sostenere i magistrati di Palermo”. “Non possiamo escludere che ci sia la tentazione di riprendere una strategia stragista, ma possiamo affermare con certezza che lo Stato è pronto ad ogni intervento di prevenzione e ad ogni intervento di repressione”, ha ribadito quindi con calcolata solennità. Alla domanda sulla protezione per i magistrati nisseni che si occupano del processo Borsellino quater (con riferimento anche alle recenti minacce di morte ricevute dal procuratore aggiunto Nico Gozzo) Alfano ha ribadito che, così come è stato previsto l’innalzamento del livello di sicurezza per Palermo, anche per Caltanissetta “il discorso è uguale”. Mentre in merito all’osservazione che all’incontro di oggi non era presente il procuratore di Trapani, Marcello Viola – ugualmente minacciato di morte insieme ad alcuni colleghi della sua procura –, il ministro dell’Interno ha sottolineato che il capo della procura di Trapani era di fatto “rappresentato dal procuratore generale di Palermo”, rimarcando così la volontà di mantenere alta la stessa attenzione anche nei confronti di quella procura. Il giornalista del Fatto Quotidiano, Giuseppe Pipitone, ha ricordato al capo del Viminale le dichiarazioni del 2009 dell’allora Premier, Silvio Berlusconi, che aveva bollato l’inchiesta sulla trattativa, così come quella nuova sulla strage di via D’Amelio, “un atto eversivo nei confronti del Governo a spese dei cittadini”. Il collega gli ha ricordato quindi che all’epoca (pur rivestendo il ruolo di Guardasigilli) non aveva minimamente replicato a quelle dichiarazioni, per poi chiedergli se oggi avesse avuto un’idea diversa in merito all’inchiesta sulla trattativa. “Sono qui con parole chiare – ha risposto Alfano –. Il resto serve solo ad alimentare una strumentale e fuori tempo polemica politica”.  Fine della risposta. Al di là dello show mediatico durato appena 10 minuti, non resta che vedere giorno dopo giorno la realizzazione di quanto è stato anticipato. Nessuna altra terra come la Sicilia vive di segnali. E quello di oggi deve diventare un punto di partenza per una reale e tangibile vicinanza dello Stato verso questi magistrati integerrimi nei confronti dei quali ogni cittadino onesto ha un debito morale. Se non altro per la ricerca della verità che può liberare il nostro Paese da un ricatto politico-mafioso, restituendo così un futuro alle nuove generazioni. Nel frattempo la società civile dovrà comunque continuare a mantenere alta l’attenzione. Soprattutto per vigilare sulla continuità del segnale che è stato lanciato.


Foto © Castolo Giannini

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