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tribunale-palermo-big2Riunione urgente del comitato per l'ordine e la sicurezza
di Aaron Pettinari - 29 giugno 2013
Sale la tensione in Procura. Dopo le lettere anonime di minaccia al pm Antonino Di Matteo, titolare dell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, è un altro pm del pool a finire nel mirino. Giovedì si è verificato un vero e proprio raid nell'abitazione di Roberto Tartaglia, proprio mentre il sostituto procuratore era all’aula bunker dell’Ucciardone per l’ultima udienza del processo.
Tornando a casa, sita nella zona di piazza Castelnuovo, Tartaglia si è accorto che la serratura era stata forzata. Una volta entrato nell'appartamento si è accorto che alcuni oggetti erano stati presi dalla sua camera da letto ed impilati su un mobile dell'ingresso. Gli ignoti autori del gesto hanno rovistato nei cassetti ma non hanno portato via nulla dalla casa. Ieri pomeriggio si è tenuto il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza che ha deciso un rafforzamento delle misure di vigilanza attorno a Roberto Tartaglia, che è già scortato da due carabinieri, tramite l'installazione di alcune telecamere e l'aumento dei controlli nel condominio dove abita.

Durante la riunione del comitato si è anche ratificato l’innalzamento del dispositivo di sicurezza al massimo livello previsto per il pm Antonino Di Matteo. Una decisione giunta dall’Ufficio centrale scorte di Roma, su proposta di Palermo.
Negli ultimi mesi il livello di allerta in Procura si è alzato non solo per la lettera anonima recapitata a Di Matteo. Infatti anche al pm Del Bene è stata rafforzata la scorta dopo che in carcere erano state registrate alcune conversazioni tra un mafioso del clan della Noce ed un suo familiare in cui diceva esplicitamente "Quel pm deve morire".

La redazione di ANTIMAFIADuemila esprime la propria solidarietà e vicinanza al pm Tartaglia chiedendo alle autorità preposte di mantenere sempre più alta l'attenzione per la sicurezza dei magistrati che compiono delicatissime indagini.

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