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tribunale-palermo-bigNuova lettera anonima su un possibile attentato al pm: l'autore pare lo stesso
di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza - 18 aprile 2013
La protezione assegnata a Nino Di Matteo è insufficiente, ditegli di evitare i “passaggi stretti’’: la minaccia, questa volta, arriva “da lontano”, l’attentato sarà diverso da quelli del ‘92. Si fa vivo, per la seconda volta, l’anonimo che venti giorni fa aveva messo in allerta il pm della trattativa Stato-mafia, indicando anche un magistrato di Caltanissetta come potenziale bersaglio di imminenti attentati terroristici, deliberati dagli “amici romani” del boss Matteo Messina Denaro. Anche in questo caso la lettera, giunta all’inizio della settimana al procuratore di Palermo Francesco Messineo, è stata immediatamente trasmessa ai pm nisseni.  

La grafia sulla busta, vergata a mano, è identica a quella del messaggio precedente: alcuni ‘nodini’ sui caratteri inducono gli esperti ad attribuire i due anonimi, con pochi margini di dubbio, allo stesso autore, che torna a definirsi come un uomo organico alle cosche, ma dissociato dai progetti di morte. E ora anche esposto al pericolo di essere scoperto. In questa seconda missiva, infatti, il tono suona quasi come un ultimatum: chi scrive vuole far sapere che i preparativi dell’attentato nei confronti di Di Matteo proseguono, ma sottolinea anche che è stato un errore divulgare il contenuto della prima lettera perché, adesso che l’avvertimento è stato reso pubblico, il rischio di essere scoperto per lui è altissimo. E, quindi, infuriato, annuncia che da ora in poi non potrà fare più nulla per scongiurare il pericolo di stragi. Secondo lui, è inutile cercare di individuare l’esplosivo nascosto a Ficarazzi, citato nella prima missiva, perché i picciotti “hanno già ripulito tutto”. Nessun riferimento, stavolta, al quadro politico, né ai “comici e ai froci” cui non si può lasciare l’Italia: adesso l’anonimo sembra più preoccupato di suggerire ai magistrati nel mirino alcuni accorgimenti “tecnici” per evitare di finire nell’imboscata degli attentatori in presenza, dice, di alcuni “punti deboli’’ della scorta di Nino Di Matteo: l’indicazione è quella di schivare alcuni percorsi e, in particolare, i “passaggi stretti”: vicoli e stradine del centro. Perché la minaccia, spiega l’informatore, stavolta arriva “da lontano”, e renderà l’agguato tecnicamente diverso dai precedenti.   
Gli analisti dell’intelligence antimafia attribuiscono a questo secondo avvertimento lo stesso livello di gravità del primo con l’obbiettivo con tutta probabilità, di turbare la serenità professionale di Nino Di Matteo, impegnato dal 27 maggio a Palermo come pm nel processo sulla trattativa mafia-Stato, ma sottolineano anche alcune inesattezze dell’anonimo nella elencazione dei punti critici della protezione di Di Matteo : stavolta, a differenza della prima missiva, le informazioni contenute nel testo non sarebbero del tutto esatte. Nessun commento dalla Procura di Palermo, impegnata a proteggere dalle interferenze esterne Di Matteo, sul cui capo in questi giorni, pende anche l’indagine disciplinare in relazione alle telefonate tra Mancino e Napolitano. E mentre proseguono in tutta Italia le manifestazioni di solidarietà al pm palermitano, l’Anm, sollecitata a prendere posizione da Sebastiano Ardita, difensore di Di Matteo davanti al Csm, si e’ spaccata: ‘’L’Anm non è la sede in cui il difensore disciplinare di un magistrato può chiedere tutela per il suo assistito’’, hanno sostenuto la segretaria di Md Anna Canepa e l’ex membro del Csm Ezia Maccora, “non è mai accaduto in oltre 100 anni di storia dell’Associazione”. “Non è vero - replica Ardita - ho solo posto la più generale questione di un sistema di norme che può dar luogo ad un potere disciplinare a volte spietato con magistrati di valore, e al contempo indulgente con gli organizzatori maldestri”.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano

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