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ciancio-sanfilippo-mario-webdi Silvia Cordella - 15 novembre 2012
Un secco no all’archiviazione del fascicolo che porta il nome di Mario Ciancio Sanfilippo, l’editore del quotidiano “La Sicilia” accusato di concorso esterno in associazione mafiosa in un’inchiesta in cui, per diverso reato, è indagato l’imprenditore Antonello Giostra. 


Il Gip di Catania Luigi Barone ha disposto una proroga d’indagine di 150 giorni durante la quale gli inquirenti dovranno approfondire una presunta operazione illecita di reimpiego di denaro avvenuta qualche anno fa, da inquadrare presumibilmente nella dinamica dei rapporti che l’editore avrebbe intessuto con la mafia catanese. Proprio in merito a tali relazioni e alla conseguente imputazione di concorso esterno a carico di Ciancio il pm Antonino Fanara, titolare dell’inchiesta, aveva presentato al giudice la sua memoria con la richiesta di archiviazione, affermando che le fonti raccolte “non hanno permesso di sostenere che Ciancio abbia avuto nel tempo rapporti con persone legate a Cosa Nostra”. La Procura inoltre spiegava che “l’esistenza di rapporti con questi personaggi non costituisce di per sé reato”, in questo caso resterebbe da “dimostrare” che “Ciancio fosse a conoscenza della qualità delle persone con cui veniva in contatto e se tali rapporti si siano mai tradotti in un contributo causale a quell’associazione mafiosa”. Le prove raccolte in questo senso non sarebbero state quindi sufficienti a supportare l’accusa a giudizio, da qui la richiesta di archiviazione del pm che il Gip ha però negato ordinando una nuova proroga d’indagine per concorso esterno e riciclaggio. In quanto, quella su Mario Ciancio è un’inchiesta che in base ad un vecchio rapporto della Guardia di Finanza avrebbe sullo sfondo una presunta operazione di movimentazione di fondi neri milionari, effettuata attraverso società off shore con destinazione imprecisati paradisi fiscali. Operazioni che gli inquirenti sospettavano potessero coinvolgere l’editore catanese poiché “in alcune conversazioni intercettate”, Ciancio avrebbe discusso “con persone fidate, di come realizzare delle transazioni senza dichiararle al Fisco”. Accusa che però a parere del pm non avrebbe “ricevuto la consistenza di una notizia di reato”. 
La Procura aveva spiegato che ritenendo i fondi neri all’estero collegati all’ipotesi di concorso esterno (reato in via di archiviazione), la stessa (che quindi non aveva avanzato nessuna richiesta di rogatoria) avrebbe autorizzato la Guardia di Finanza ad utilizzare i dati raccolti in via amministrativa per effettuare ulteriori accertamenti e, nel caso fosse emersa una notizia di reato di natura tributaria, sarebbe stata la Guardia di Finanza a comunicare nuovamente la notizia all’Ufficio inquirente. 
Oggi però il Gip pone nuovamente al centro la questione dimostrando di non essere pienamente d’accordo con la conclusione della Procura. Per questo motivo il procuratore capo di Catania Giovanni Salvi ha deciso di scendere in campo per rafforzare il suo pool di magistrati. “Date le complessità e la molteplicità delle indagini – ha annunciato - in precedenza non espletabili a causa del decorso del termine delle indagini preliminari, avvenuto sin dal 20 marzo 2011 per Ciancio e nel 2009 per Giostra mi assegnerò personalmente il procedimento in delega con l'aggiunto Carmelo Zuccaro e il sostituto Antonino Fanara”. E ora si riparte da qui.

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