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messineo-francesco-bigIntervista al procuratore di Palermo Francesco Messineo
di Lorenzo Baldo - 11 maggio 2012
Bernardo Provenzano ha tentato il suicidio o ha messo in scena un atto dimostrativo? L’episodio è decisamente inquietante e riaccende mille interrogativi che ruotano attorno alla figura del capo di Cosa Nostra. Abbiamo chiesto al procuratore di Palermo di analizzare le diverse motivazioni di questo gesto. Per Messineo, al momento, nessuna pista viene esclusa.

Procuratore, tra le varie ipotesi che ruotano attorno al gesto compiuto qualche giorno fa da Bernardo Provenzano c’è quella dell’atto dimostrativo. Qual è la sua opinione in merito?
L’ipotesi che si tratti di un atto dimostrativo, se non addirittura di una simulazione, è assolutamente proponibile. Non è del tutto discordante con la modalità con cui è avvenuto il gesto e se così fosse sarebbe un elemento di estremo interesse investigativo. Innanzitutto perché potrebbe denotare insofferenza al carcere e al regime del 41bis. Si tratterebbe di un raro caso in cui un esponente di altissimo livello della mafia arriva ad effettuare una simulazione, un gesto dimostrativo, allo scopo di ottenere un beneficio, una forma di trattamento carcerario attenuato da parte dello Stato. E sarebbe l’indice di una forma di cedimento verso lo Stato stesso, cosa che trovo molto interessante.
Per quanto riguarda i suicidi abbiamo infatti una casistica e abbastanza comune è anche la simulazione di malattie, ma la messinscena di un gesto così clamoroso al solo scopo di attirare l’attenzione non è di certo frequente, tantomeno per esponenti di vertice. Ci obbligherebbe quindi ad una riflessione.

Per quanto riguarda invece l’ipotesi di una reale volontà di suicidio da parte di Provenzano qual è la sua valutazione?
La volontà reale di suicidarsi significherebbe totale intolleranza con il regime del 41bis, una grave forma di stanchezza e di rifiuto della condizione carceraria. Decisamente un fatto notevole. E’ comunque difficile comprendere le prospettive che si aprono. In questo campo non bisogna mai cedere ai facili ottimismi. Potrebbe anche non accadere nulla, questo fatto potrebbe anche rimanere perimetrato soltanto in un momento di cedimento o di debolezza. Sono quindi dell’avviso che dobbiamo seguire la situazione  con la massima attenzione e vedere se ci sono sviluppi.

Cosa ne pensa della possibilità che il gesto di Provenzano sia collegabile alla diffusione della notizia relativa all’ipotesi della “resa” di Provenzano tramite un “mediatore” che nel 2003 avrebbe chiesto allo Stato 2 milioni di euro in cambio della consegna del boss?
Conosco la vicenda per come è stata rappresentata. Tutto è possibile, non si può escludere nulla. Ma che questo fatto possa avere avuto una efficienza causale mi sembra improbabile in quanto si tratta di un fatto antecedente alla cattura di Provenzano e che tutto sommato non aveva portato a nessuno sviluppo immediato. E soprattutto si trattava di una linea d’indagine completamente difforme da quella che poi è stata seguita. Mi sembra quindi davvero improbabile. Improbabile non vuol dire impossibile, anche se non ci vedo una diretta relazione.

Che segnale rappresenta questo gesto per Salvatore Riina?
Non me la vorrei cavare con le facili ironie dicendo che bisognerebbe domandarlo a Riina. Poiché i due destini, le vite dei due diretti protagonisti si possono considerare in un certo modo parallele. Io credo che, certamente, sarà un segnale che Riina prenderà nella debita considerazione. Non sarà di sicuro una notizia che lo lascerà indifferente. Poi, quali possano essere le sue reazioni, questo è assolutamente impossibile dirlo…

Una particolarità di questo evento riguarda sicuramente la tempistica, di fatto l’atto compiuto da Provenzano si verifica a ridosso del ventennale della strage di Capaci.
La coincidenza temporale in effetti è interessante, ma potrebbe essere priva di consistenza e priva di valore. La vicinanza temporale non ha una sua necessarietà logica, certo fa pensare che a dieci giorni dalle celebrazioni dell’anniversario della strage di Capaci accada questo. Ma i due fatti potrebbero essere assolutamente scollegati ed indipendenti. La pressione per effetto di una condizione carceraria è qualcosa che si accumula nel tempo. Certamente è un’argomentazione interessante ma in sé non ci orienta in un senso o nell’altro.

Magari è un’ipotesi un po’ azzardata, poiché priva di alcun riscontro, ma secondo lei è possibile ipotizzare un’induzione al suicidio?
Il tema della induzione al suicidio mi sembra veramente irrealistico e fabulatorio. Non vedo chi, come e con quali mezzi avrebbe potuto indurre Provenzano al suicidio.

Rimanendo nel campo delle ipotesi e visto il “ruolo” di Provenzano nella cosiddetta trattativa non è possibile che “qualcuno” abbia percepito segni di cedimento e sia entrato in gioco con il fine di bloccare sul nascere un’eventuale collaborazione?
La domanda che mi pongo è sempre la stessa. Quali argomenti, quali pressioni di carattere morale e psicologico potrebbero indurre una persona che si trova in stato di detenzione da molti anni e che ha alle spalle una simile latitanza a togliersi la vita? Non riesco a vedere delle pressioni o degli argomenti di tale entità da indurlo a gesti del genere, quindi ribadisco che in questo momento la induzione al suicidio è un’ipotesi non fondata su riscontri. Naturalmente la situazione potrebbe cambiare a seguito di successivi sviluppi. Resta il fatto che se questo fosse il segnale di un’apertura o di qualche cedimento da parte di un capo di Cosa Nostra si aprirebbero prospettive notevolissime, quasi illimitate, nella collaborazione di un soggetto come Provenzano. Ma io sono contrario ai facili entusiasmi ed ottimismi perché moltissime volte queste apparenti aperture si richiudono e le cose rimangono come sono. Consiglierei quindi di non abbandonarsi a segnali di vittoria perché allo stato abbiamo soltanto questo episodio perimetrato peraltro difficile da leggere. 

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