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Il 3 novembre del 2005 i pm Antonio Ingroia e Domenico Gozzo, pubblica accusa al processo palermitano di primo grado contro il senatore Marcello Dell'Utri (poi condannato in appello a 7 anni di reclusione), depositano una richiesta di appello incidentale. E chiedono un aumento della pena inflitta un anno prima dai giudici del Tribunale di Palermo all'imputato: da 9 a 11 anni.
La richiesta nasce principalmente dall'emergere di nuove prove, nell'ambito di altri procedimenti penali. Tra queste una serie di telefonate che dimostrano la vicinanza del politico di Forza Italia e dei suoi familiari a Vito Roberto Palazzolo, uomo di assoluta fiducia di Bernardo Provenzano, trafficante di droga già condannato nel processo “Pizza Connection” e tra i principali riciclatori dei soldi mafiosi. Un boss di primo livello che sarà condannato per associazione mafiosa in via definitiva nel 2009.
La Corte d'Appello, presieduta da Claudio Dall'Acqua, non accetterà di acquisire la documentazione al processo di secondo grado, ma quelle telefonate rimangono un documento storico di assoluto rilievo.

I principali protagonisti di questa vicenda sono lo stesso Vito Roberto Palazzolo e la sorella Maria Rosaria, detta Sara. Incaricata di curare gli interessi del fratello in Sicilia ed entrata più volte in contatto con lo stesso Dell’Utri ed i suoi familiari nel tentativo di “alleggerire la posizione processuale” di Vito Roberto in Italia e “di ammorbidire le richieste di assistenza internazionale”. Meglio detto: una rogatoria internazionale e una richiesta di estradizione dal Sudafrica, dove il Palazzolo vive ancora oggi, da uomo libero, una latitanza dorata sotto la falsa identità di Robert Von Palace Kolbaschenko, uomo d’affari e proprietario terriero.

A fare da tramite tra il politico di Forza Italia e la famiglia del mafioso, a quanto si apprende dai colloqui registrati, una signora dell’alta società milanese, africana d’adozione: Daniela Palli. La stessa menzionata dal Palazzolo nel corso di una conversazione telefonica del 30 maggio 2003 con la sorella Sara alla quale comunica la sua preoccupazione per la rogatoria internazionale.
E dichiara: per identificare “esattamente che c’è dietro a questa cosa, io ti avevo dato il numero di quella signora Daniela”.
Solo qualche mese più tardi, il 12 dicembre del 2003, sarà proprio la Palli a testimoniare l’avvenuto contatto, quando a tale Paolo Pasini, in riferimento ad un colloquio con Miranda Dell’Utri (moglie dell'imputato), dichiarerà: “Ti ricordi che io a luglio (inc.) ti chiesi se Marcello poteva fare una telefonata a questa Sara Palazzolo e lei mi ha risposto sì l’ha fatta […] lui è interessato, se l’è presa nel cuore lo so”. Il contatto, aggiunge, era mirato a “risolvere i problemi di Roberto che sono anche quelli di Marcello, processo, cose”.

L’idea di rivolgersi al senatore, specificano a questo punto i pm all’interno del documento, nasceva da due specifiche qualità che contraddistinguono il Dell’Utri: l’essere “esponente di rilievo della maggioranza”, l’essere “già convertito”, che in gergo mafioso significa: “Già in rapporti con Cosa Nostra”.
E’ quanto emerge dal colloquio telefonico “più rilevante in questo processo”, spiegano i magistrati, che segue di poche ore il primo contatto diretto tra Sara Palazzolo e Marcello Dell’Utri, nel corso del quale l’imputato dichiara di accettare un incontro con il Palazzolo per il tramite della sorella.

I contenuti di quella conversazione, non sbobinati poiché i magistrati erano in attesa dell'autorizzazione del Senato, si evincono da un altro colloquio, risalente al 26 giugno del 2003: quello fra Sara Palazzolo e il fratello.
E' la prima a chiedere quali fossero gli argomenti e le richieste da trattare durante l’imminente riunione con il “professore” (Dell'Utri). Tra queste: un intervento al Ministero per una faccenda processuale, poi avvenuto; una pressione sulla Cassazione per annullare l’ordinanza di custodia cautelare a suo carico per associazione mafiosa; un intervento “a livello governativo” nei confronti delle autorità sudafricane affinché vengano “lasciati in pace” sia lo stesso Palazzolo che Riccardo Agusta (erede della famiglia imprenditoriale famosa nel mondo per gli elicotteri, amico e socio in affari del Palazzolo).

Poi le fatidiche frasi:

Palazzolo Vito Roberto = V
Palazzolo Sara = S

S: no, assolutamente, ma chiddu era gentilissimo; no, no assolutamente, anzi completamente è stato molto gentile, molto disponibile, m’ha detto non si crei problemi, ci vediamo quà da me, dice, ci rissi va bene non ci sono problemi; no...       
V: quando lo incontri più o meno?
S: la settimana entrante dice
V: si, va bene, dopo mio figlio ti verrà a trovare no
S: tuo figlio che programma ha?
V: domani io faccio parlare Miranda...Miranda a Piera no
S: si

...omississ...

V: speriamo che...speriamo che questo incontro col professore porta a dei risultati, auguriamoci solo questo
S: ma speriamo, che vuoi dire speriamo veramente
V: almeno c’è, c’è una luce in fondo al tunnel, diciamo, no
S: ma speriamo ca un poco di attenzione almeno uno per le cose giuste perchè anche questa è u fatto pure; va bene
V: ma scusa tu parli con un professore che ha la massima comprensione in merito a queste cose no
S: certo infatti ti dico si un lu capisce iddu ca ci travagghia cu sti cuose cu l’ava a capire
V: ha un'esperienza, ha un'esperienza personale cu la storia di queste cose, ormai è una vita che cummatte chi sti cuose chiddu
S: ma infatti proprio così, va bene
V: non devi convertirlo, è già convertito no.


In cambio del suo interessamento, continua la conversazione, Dell’Utri avrebbe ottenuto “un contributo” e la piena disponibilità del Palazzolo nella sua veste di consigliere finanziario per l’Angola, “per tutto quello che può servire a dei clienti suoi, perché so che ha dei clienti importanti lì, sia nel genere della pesca, sia nel genere delle miniere o dei lavori pubblici, di fare autostrade, motel”.
Un riferimento, questo, che sarà ripreso in altra conversazione telefonica tra la Palli e il Pasini, dove sarà la prima a parlare di persone residenti a Palermo e in Sudafrica che avrebbero voluto incontrare il senatore Dell’Utri “perché ovviamente può portare tremila industriali dall’Italia” in Angola, “una nazione tutta da ricostruire”.

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