di Aaron Pettinari e Miriam Cuccu
E Aiello si avvale della facoltà di non rispondere
C'è un nuovo pentito che potrebbe fornire un importante contributo per ricostruire parte della verità sulle stragi. Si tratta del pescatore Cosimo D'Amato, già condannato in abbreviato a 30 anni per la strage di Capaci ed anche, sempre al'ergastolo in abbreviato per le stragi mafiose del 1993 di Roma, Firenze e Milano. La notizia è emersa questa mattina al processo Capaci bis che si sta celebrando a Caltanissetta di fronte alla Corte d'assise e che vede sotto processo, con l'accusa di strage, i mafiosi Salvo Madonia e Vittorio Tutino, assieme a Giorgio Pizzo, Cosimo Lo Nigro e Lorenzo Tinnirello. Il pm della Dda Stefano Luciani ha depositato un verbale al processo e ne ha chiesto l'audizione.
Ad accusare D’Amato, che venne arrestato nel novembre 2012, vi era soprattutto il pentito di Brancaccio Gaspare Spatuzza. Secondo l'accusa recuperò l’esplosivo nei mari della Sicilia, prelevandolo da ordigni bellici inesplosi, risalenti alla seconda guerra mondiale. Il tritolo sarebbe stato usato sia negli attentati del ’92 che in quelli del '93. L'inizio della collaborazione di D'Amato risale al dicembre 2014. Nei verbali depositati ci sono diversi nomi con omissis. Non è ancora chiaro se si tratti di concorrenti esterni o di altri soggetti affiliati a cosa nostra, anche perché sul punto il pm Stefano Luciani non ha aggiunto altro. Nei primi interrogatori agli inquirenti il neo collaboratore di giustizia Cosimo D'Amato ha detto di essersi pentito perché ha deciso di cambiare vita. Sulla strage di Capaci, invece, D'Amato sembra confermare il racconto di Gaspare Spatuzza. Sulla richiesta dell'accusa per sentire il neo collaboratore di giustizia devono ancora pronunciarsi i legali degli imputati, i quali, prima di decidere se opporsi o meno, hanno chiesto che venissero depositati i verbali integrali, senza i nomi. Inoltre l'avvocato Flavio Sinatra, che assiste i mafiosi Salvo Madonia e Vittorio Tutino, ha chiesto di ascoltare nuovamente il pentito Gioacchino La Barbera in merito ad alcune dichiarazioni rilasciate da questi al quotidiano La Repubblica, secondo cui non ci sarebbe solo la mafia dietro alla strage di Capaci. Anche in merito a questa richiesta la Corte deciderà nel corso delle prossime udienze. Il processo d'Appello in abbreviato, che vede imputati anche Giuseppe Barranca e Cristofaro Cannella, condannati all'ergastolo in primo grado, comincerà a Caltanissetta il prossimo 14 ottobre. Sempre questa mattina doveva essere sentito l'ex poliziotto Giovanni Aiello, l'uomo con il volto sfigurato a causa dell’accidentale esplosione di un’arma da fuoco, che secondo gli inquirenti potrebbe essere “faccia da mostro”, l'uomo con la faccia butterata di cui parlano diversi collaboratori di giustizia in merito alle stragi ed altri fatti. Aiello, chiamato a deporre, si è avvalso della facoltà di non rispondere proprio perché indagato di reato connesso. “Mi scuso con la Corte – ha detto - mi sento completamente in un mare di cose, mi sento travolto da una furia di cose che non riesco a comprendere, non ho parole e mi astengo, mi avvalgo della facoltà di non rispondere”.