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G8 e terremoto. Aspettando l'ultimo giorno

di Angelo Venti - 10 luglio 2009
La gestione della sicurezza del G8 somiglia sempre più a una scampagnata fuori porta. Almeno nei primi due giorni, i fatti stanno smentendo le voci allarmistiche diffuse ad arte, alla vigilia del vertice, anche da auterovoli testate che citavano le solite fonti bene informate.

Il rischio paventato di incidenti, finora, è stato scongiurato grazie all’atteggiamento dialogante e spesso convergente dei due attori principali, forze dell’ordine e comitati cittadini. Quest’ultimi avevano chiesto ai movimenti no global di non tenere manifestazioni nazionali a L’Aquila, preferendo puntare su iniziative sulla ricostruzione. A far pendere l’ago della bilancia su questa scelta è stata l’eterogeneità della composizione dei comitati stessi, nati per l’emergenza terremoto, e la considerazione che eventuali incidenti avrebbero fatto il gioco del governo, in evidente difficoltà sul piano interno e internazionale, ma anche per la gestione dell’emergenza e della ricostruzione. Infatti la manifestazione di oggi, fortemente voluta dai Cobas e da altre organizzazioni antagoniste, è mal sopportata dai Comitati aquilani che la giudicano inopportuna.
Sul fronte delle forze dell’ordine la situazione appare identica. Da una parte c’è preoccupazione per i posti di blocco sulle vie di accesso che, oltre a creare problemi ai residenti, in realtà non filtrano nulla e che fanno ipotizzare la possibilità di incidenti pilotati. Dall’altra c’è l’atteggiamento dialogante e morbido della questura e della Digos locale: “Siamo terremotati anche noi ci ha detto più di un agente dal 6 aprile viviamo anche noi da sfollati, abbiamo lo stesso interesse a ricostruire la città”. Anche gli agenti provenienti da altre zone, ma che sono stati presenti qui dopo il sisma, hanno lo stesso comportamento nei confronti dei comitati: “Siamo venuti qui per aiutare i nostri colleghi terremotati - e, con cenno esplicito al ruolo svolto in questi mesi dalla Protezione civile, aggiungono - non siamo certamente noi che vogliamo limitare le libertà democratiche”. E proprio il ruolo della Protezione civile - che ha militarizzato il territorio esautorando gli enti locali dei loro poteri e disarticolando le forze dell’ordine nelle loro funzioni - viene sempre più identificata come la controparte comune. Indipendentemente dal G8, su queste basi sta nascendo così a L’Aquila una inedita alleanza, anche se non dichiarata, in larghe fette della società civile, forze dell’ordine e comitati cittadini compresi.
Forze dell’ordine che, proprio per il G8, manifestano più di un mugugno per ordini contraddittori e continui cambi di strategie sulla gestione dell’ordine pubblico.
Stessa cosa vale per le misure contro possibili attacchi del terrorismo internazionale. La difesa di obiettivi sensibili - quali le centrali di telecomunicazione - sono affidate a militari lasciati senza direttive: ad esempio ieri, nel corso di un blitz pacifico di giovani che affiggevano uno striscione nelle vicinanze, sono usciti allo scoperto con armi automatiche, temendo il ripetersi di contestazioni violente tipo il G8 di Genova.

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Tratti da: Site.it

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