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di Pietro Orsatti su Terra - 18 giugno 2009
Ricostruzione – Finito il tempo dei bagni di folla e delle dentiere promesse alle vecchine il premier comincia a temere gli effetti delle troppe promesse fatte e non mantenute.


Berlusconi è stato ieri a L’Aquila per un sopralluogo per i lavori del G8 e per vedere le prime tracce di costruzione delle casette del Piano case. Ma nessuno lo ha visto, sebbene in molti lo abbiano inseguito. Manifestazioni spontanee di comitati e cittadini si sono formate durante tutto il pomeriggio di ieri nei luoghi dove il premier con ogni probabilità si sarebbe dovuto recare per esercitare il suo ruolo di “supervisore”. Aeroporto, Bazzano (dove sono stati posizionati i primi pilastri delle famigerate casette provvisorie, ma fino a un certo punto), Coppito (sede del G8). Oltre a un gran movimento di elicotteri il premier onnipresente fino a poche settimane fa, stavolta non ha cercato il contatto con “il suo popolo”. Di ritorno da Washington qualcuno gli deve aver comunicato della grande manifestazione di sfollati di martedì davanti a Montecitorio durante la discussione del decreto Abruzzo. E il Cav. deve aver pensato che era meglio non cascare nella trappola di qualche reporter “comunista” pronto a ingigantire qualche marginale contestazione. «I terremotati dell’Abruzzo sono stati usati come degli spot – ha dichiarato ieri Massimo D’Alema -. Quando Berlusconi è andato in Abruzzo per fare delle promesse ha sempre trovato le telecamere; quando gli abitanti di quelle zone hanno manifestato per le promesse non mantenute c’è stato l’oscuramento del Tg1». Ma anche se il Tg1 ha cercato di mascherare le dimensioni della protesta, la notizia (e i dubbi che questa suscita) secondo la quale la situazione in Abruzzo sia tutt’altro che risolta e che anzi la popolazione si sta mobilitando sia contro la ricostruzione sia contro la gestione del dopo emergenza, ha fatto il giro del mondo. E quindi meglio evitare di farsi vedere dagli “amati abruzzesi” e limitarsi a un incontro super protetto con gli imprenditori che hanno vinto la gara per la costruzione delle casette che ospiteranno circa 10mila sfollati a fine novembre, su un numero complessivo di più di 60mila. Il programma ha poi previsto un incontro con gli eletti abruzzesi del Pdl che si sono radunati nella palazzina della Gdf a Coppito. Eletti di cui alcuni si sono schierati anche apertamente con la protesta montata nelle ultime settimane. Non invitato, ovviamente, il sindaco di centrosinistra de L’Aquila. Massimo Cialente, che con la presidente della Provincia Stefania Pezzopane ha guidato la rivolta delle amministrazioni locali colpite dal sisma. «Ci sentiamo abbindolati e abbandonati da tutti – ha dichiarato Cialente, mentre Berlusconi incontrava e cercava di riportare all’ordine i suoi -. È la prima volta che si affronta una calamità senza prevedere una tassa di scopo. Nel 1994, per l’alluvione di Alessandria, il governo Berlusconi mise una tassa, e si raccolsero 9.000 miliardi di vecchie lire». E le dimensioni del cataclisma erano ben differenti. Come era diverso lo stile. «A novembre a L’Aquila ci sono le elezioni comunali e provinciali. Ciò determina la fibrillazione del centrosinistra che agita la folla». A fare questa dichiarazione degna quasi del miglior Ghedini, il governatore Chiodi. Che non sia ripartita, se non in maniera minimale la ricostruzione, che non ci sia copertura finanziaria per un decreto passato solo con la minaccia di porre la fiducia, che ormai si parli di emergenza sanitaria per gli anziani, per Chiodi è colpa solo della sinistra. La scuola si vede.



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