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di Pietro Orsatti e Angelo Venti su Terra - 17 giugno 2009
La protesta – Duemila manifestanti hanno raggiunto piazza Montecitorio mentre in commissione Ambiente si discuteva il ddl del governo sulla ricostruzione. Comitati, associazioni, centri sociali, semplici cittadini e amministrazioni locali per chiedere che vengano rispettati gli impegni presi.
     

I primi aquilani arrivati con le macchine private dal capoluogo abruzzese avevano già riempito lo spazio davanti a Montecitorio già alle 10:30, due ore dopo si sono aggiunti i più di mille manifestanti giunti con i pullman. E ci sono arrivati, davanti al Parlamento, in corteo da piazza Venezia. Con alcuni minuti di tensione con un cordone delle forze dell’ordine che voleva impedire che il corteo sfilasse davanti a palazzo Chigi. Quasi duemila persone: gente dei comitati, delle associazioni e semplici cittadini. Con i sindaci e gli amministratori locali in prima fila. Perché la protesta contro il decreto Abruzzo in discussione in commissioni Ambiente alla Camera ieri non soddisfa nessuno e unisce tutte le componenti sociali e politiche, escluso il Sindaco del centrodestra di Villa S. Angelo che ha deciso di sfilarsi da solo dalla protesta. «Si vede che qualcuno continua a pensare che ci sia spazio per le bandiere», commenta un collega di un altro comune del cratere con tanto di fascia tricolore. E lascia intendere che lo sfilamento del primo cittadino di Villa S. Angelo non è stato ottenuto dalla maggioranza di governo “gratuitamente”, ma grazie ad alcune “facilitazioni” e trattamenti di favore sia durante la prima fase dell’emergenza che, poi, nei più di due mesi di tendopoli. «Il governo Berlusconi tratta le migliaia di cittadini terremotati come sudditi a cui elargire delle graziose concessioni. Ricevere quanto necessario per ricostruire le proprie case è invece un diritto», taglia corto Roberto Della Seta, parlamentare del Pd. «Il decreto legge in discussione al Senato – continua Della Seta – è pieno di buchi neri e voragini, non prevedendo risorse certe e definite. Il governo Berlusconi ha promesso molto ma si rifiuta di inserire nel decreto impegni vincolanti. Per ricostruire le case, comprese quelle dei non residenti, per far ripartire le piccole e medie imprese, per sostenere il turismo, ci vogliono soldi veri e da subito». Mentre si aprono delle tende sotto la canicola e inizia l’attesa di sapere cosa si deciderà in commissione, l’ipotesi, fatta trapelare dalla stessa maggioranza a mo’ di “intimidazione”, di porre la fiducia sul decreto con il pretesto dei troppi emendamenti, scalda la già bollente piazza. E anche le dichiarazioni dei politici locali arrivati a Roma con i propri cittadini diventano ancora più taglienti. «Da quello che vedo ho forti timori che dopo il 15 luglio, vale a dire alla conclusione del G8 a L’Aquila, tutti noi abruzzesi ci si possa svegliare e sentirci dire che siamo stati su “Scherzi a parte”» è la battuta di Massimo Cialente, sindaco del capoluogo abruzzese. E Stefania Pezzopane, presidente della Provincia, si rivolge direttamente al premier: «A maggio, in una conferenza stampa a L’Aquila, Silvio Berlusconi si era impegnato personalmente a cambiare il decreto. E invece non è successo. Ora qualcuno dice che ne seguirà un altro. Questo a dimostrazione che il testo che si sta discutendo in commissione, e su cui la maggioranza sembra non voler accogliere nessuna modifica, è sbagliato». Con il passare del tempo, e con le pessime notizie che arrivano dall’interno del Palazzo con il respingimento praticamente di tutti gli emendamenti presentati dall’apposizione, la tensione comincia a diventare palpabile. Aumenta lo schieramento della polizia e dei carabinieri in tenuta anti sommossa a piazza Colonna dopo che un pezzo della manifestazione aveva annunciato l’intenzione di dirigersi verso il Quirinale. Dopo alcuni minuti di tensione e qualche spinta, le forze dell’ordine hanno lasciato passare il gruppo intenzionato a raggiungere la sede della presidenza della Repubblica, facendoli defluire su via del Corso e poi verso piazza Venezia. Rimane l’amarezza di essere stati praticamente inascoltati, con la complicità anche dei mezzi di informazione: «Nel giorno in cui si sta svolgendo la marcia degli sfollati delle tendopoli dell’Aquila, conclusa con un sit in a Montecitorio, il Tg1 sceglie di parlare del terremoto in Abruzzo con un servizio sulla ricostruzione della Casa dello studente», denuncia il deputato Pd Tenaglia. L’appuntamento del G8 comincia a diventare minaccioso per le troppe aspettative frustrate e le troppe promesse non mantenute. Gli slogan con cui gli aquilani lasciano Roma sono inequivocabili.

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