di Pietro Orsatti su Terra - 8 giugno 2009
Nasce a L’Aquila il presidio di Libera. L’isola felice Abruzzo obiettivo dei clan e degli speculatori. Il primo allarme era scattato attorno a Pasqua con la rimozione e distruzione, affrettata e poi bloccata, delle macerie nei siti più “discussi” dei crolli avvenuti con la scossa del 6 aprile. Poi la creazione del pool di magistrati della Direzione nazionale
antimafia.
E ancora gli allarmi delle strane effrazioni negli uffici
della Procura e in particolare del tentativo di scasso della cassaforte
del Procuratore capo de L’Aquila Rossini. E ancora, le segnalazioni
negli anni e nei mesi precedenti al terremoto di infiltrazioni e
inquinamenti mafiosi nel tessuto economico e sociale abruzzese,
partendo dall’ormai famosissimo caso di Tagliacozzo con gli
investimenti illeciti di Ciancimino jr, per poi arrivare fino alla
costa con i dati, ben oltre la media nazionale, sull’usura e gli
inquietanti intrecci emersi lo scorso anno in traffici di auto, armi,
droga sempre nel pescarese. Da alcuni anni “l’isola felice” Abruzzo è
stata penetrata da infiltrazioni di camorra, ‘ndrangheta, dei
Casamonica e di operazioni di “riciclaggio e investimento” da parte
delle famiglie di Cosa nostra. Oggi l’allarme diventa quasi ossessivo.
Per ovvie ragioni.
L’emergenza ha fatto circolare molti soldi e in deroga a molte norme di
controllo verso ditte locali. Poi, ora, il grande business della
ricostruzione, con migliaia di case da rifare, di appalti, di strade e
infrastrutture da mettere in piedi. Da alcune segnalazioni perfino i
lavori dei preparativi per il G8 di luglio non sarebbero stati esentati
dall’interessamento di alcuni settori economici non esattamente
“affidabili”, favoriti da finanziamenti erogati attraverso trattative
private e, soprattutto, sottoposte al segreto di Stato e quindi fuori
da ogni controllo preventivo o immediato. Poi il caso dei bagni chimici
nei campi, un affare di qualche milione di euro, che in parte sarebbe
caduto in mano a gruppi e soggetti riconducibili ad alcuni settori non
trasparenti, anche qui, campani. Esisterebbero segnalazioni sia di
irregolarità nella gestione dei reflui sia nelle fatturazioni e nella
stesura delle bolle di accompagnamento. Dopo alcune segnalazioni
sarebbero in corso indagini. Non si tratterebbe però dell’appalto
principale di fornitura e di tutto l’insieme delle forniture di bagni,
ma di specifici gruppi che però si sono ritrovati a operare sin dalle
ore subito successive la scossa del 6 aprile. Per monitorare questo
scenario e la ricostruzione è nato a L’Aquila un presidio sulla
legalità dell’associazione Libera e di Liberainformazione, l’agenzia
diretta da Roberto Morrione. Presentati venerdì sia i dati del dossier
Abruzzo, già in elaborazione prima del terremoto, sia i punti di
probabile crisi in questa fase ancora di emergenza e poi in quella più
lunga e pericolosa della ricostruzione. Intanto circa 1.500 persone, di
undici campi, sarebbero rientrate a casa.
Ma si tratta di campi in Comuni colpiti solo marginalmente (pochi
danni, gran parte delle case agibili da subito) e comunque sui bordi
esterni del cratere del sisma. Tempi prolungati di permanenza in tenda,
invece, per le decine di miglia di sfollati dell’area più duramente
colpita, L’Aquila compresa.
Tratto da: Orsatti.info
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