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di Pietro Orsatti e Angelo Venti su Terra
- 5 giugno 2009
Silvio Berlusconi
e le sue tante versioni sulla rinascita de L’Aquila. Intanto alcune
indiscrezioni mostrano un quadro tutt’altro che rassicurante
sull’attuazione del piano Case.
Come sempre il presidente del Consiglio Silvio
Berlusconi
cerca il palcoscenico di “Porta a Porta” e la compiacenza del padrone
di casa, Bruno Vespa, per lanciare le proprie promesse al “popolo” in
adorazione catodica. «Abbiamo ricevuto 56 risposte di partecipazione
alla gara per la ricostruzione in Abruzzo», ha annunciato raggiante.
Poi ha proseguito: «È straordinario che le imprese abbiano accettato
questa sfida. Nel capitolato avevamo detto che le case si dovranno
realizzare in un massimo di 80 giorni. Sono curioso di vedere quelle
aziende che hanno proposto una realizzazione in tempi più brevi. A loro
daremo la preferenza». Sarà anche straordinario costruire in soli 80
giorni, ma consegnare dopo il collaudo le prime case a novembre è
quantomeno un azzardo. I primi sfollati,
infatti, usciranno dalle tende dopo almeno due mesi di gelate e
probabili nevicate. Gli ultimi, addirittura (se tutto va bene), a
gennaio. E non solo. A quanto pare chi ha fatto ribassi sull’offerta
(ribassi che variano dal 4 al 7 per cento) ha anche garantito tempi di
costruzione intorno ai 70 giorni. Ma chi ha potuto fare offerte del
genere, a quanto risulta da indiscrezioni, sono alcune ditte del Nord
Italia.
Bene, allora facciamo due conti. Proprio quelli della serva, per così
dire. Le ditte che avranno vinto la gara, se provenienti da regioni
esterne all’Abruzzo dovranno impiantare alloggiamenti e logistica per
circa 400 operai. Perché, in realtà, di gare ce ne sono state due (non
troppo pubblicizzate): la prima solo sulle piattaforme di cemento
armato, la seconda per le casette vere e proprie. Alla prima gara hanno
partecipato in sei, l’ha vinta la Bison-Gdm con 81 punti, seconda la
Zoppoli e Pulcher spa, terza la Saicam, poi l’abruzzese Imar, quindi la
Cogeis spa-Ivies spa e infine la Domus dei fratelli Gizzi in Ati con
Icor e Zeppieri. È forse più pratico, per chi ha vinto la gara,
subappaltare a ditte sul posto per le attrezzature e la manodopera.
Oppure si noleggia tutto, sempre in loco: mezzi e, anche se non si
potrebbe, uomini. Sarà per questo che alcune ditte abruzzesi, che non
hanno partecipato alla gara o che vi hanno concorso ma senza operare
sul taglio dei tempi o dei costi, si starebbero preparando a
intervenire nella costruzione delle piattaforme di cemento armato dove
verranno poste le famose casette del piano Case? E ancora: le ditte che
parteciperanno alla costruzione delle famose casette (a qualsiasi
livello di gerarchia di appalto e subappalto) hanno una certificazione
antimafia? Aspettiamo ancora per avere la conferma o la smentita di
queste indiscrezioni, e andiamo ad analizzare il resto delle
dichiarazioni del premier nel salotto buono della rete ammiraglia della
Rai. Secondo il premier, il 53 per cento delle case nell’area colpita
dal sisma è al momento agibile. Circa un mese fa era l’80 per cento
circa, sempre secondo le dichiarazioni di
Berlusconi. C’è
stato
un altro terremoto nel frattempo? A due mesi dalla scossa solo alcune
decine di famiglie, e solo nei paesi più lontani dal cratere, sono
rientrate in casa. Il resto in tenda e o a villeggiare, con le ciabatte
che indossavano il 6 aprile, nei “resort” della costa. Non pago,
aiutato dalla compiacenza ossequiosa del conduttore del servizio
pubblico, ha sparato anche la cartuccia più a salve della propria
giberna: «La ricostruzione in Abruzzo è già iniziata a tempo di
record». Dove, lo sa solo lui. O forse sta parlando dei lavori
“segretati” relativi al
G8
di luglio? Ovvero il consolidamento e la ristrutturazione della caserma
della scuola della Guardia di finanza di Coppito e dell’aeroporto. Nel
centro storico de L’Aquila a tutt’oggi non è
stato
rimesso in piedi nemmeno un marciapiede, come del resto in nessun altro
luogo della città e dell’immenso cratere del sisma. Altro che
ricostruzione. Si può sparare qualche innocente - fino a un certo punto
- balla su una festa a capodanno a Villa Certosa e sperare di non
subirne conseguenze. Spararle sulla la vita di più di 70mila persone,
non si può.