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E attorno al quale hanno ruotato anche la maggior parte delle inchieste da lei condotte.
Quella è la metastasi democratica e il cuore del problema su cui sono saltato: gestione del denaro pubblico, appalti, finanziamenti pubblici, criminalità organizzata, colletti bianchi, mafia, infiltrazioni nelle istituzioni e inquinamento dell’economia. È questo il tema centrale. E in Europa, da questo punto di vista, si può fare più che in Italia, perché si può agire sin dal momento dell’erogazione del finanziamento controllandone poi tutti i percorsi.
Se verrò eletto una delle cose che vorrò fare, utilizzando molto lo strumento internet, sarà creare un canale di informazione diretto per i cittadini in modo che loro sappiano fin dal momento dell’erogazione dei finanziamenti pubblici quale sarà il percorso del denaro. Ossia verso quale ministero è arrivato, a quali regioni è stato assegnato, quale dipartimento se ne occupa, quale direzione, a chi sono stati assegnati i lavori, perché non vanno avanti se non vanno avanti, fino a che punto l’opera è stata realizzata o perché non è stata realizzata. Perché il cittadino deve sapere cosa accade dopo l’erogazione del finanziamento.

Questo metodo rappresenterebbe una grande rivoluzione. Fino ad oggi non si è mai saputo dove esattamente andassero a finire i soldi provenienti dall’Europa.
I cittadini sentono parlare di finanziamenti pubblici soltanto in due modi: quando è in corso un’indagine della magistratura – e quindi abbiamo già raggiunto un livello di patologia - o quando, per esempio, la Corte dei Conti o enti di controllo ci dicono: sono stati sperperati tot denari, non sono stati spesi tot soldi. Non sanno mai, per esempio, quanti soldi erano destinati, per quali progetti, se tali progetti sono stati realizzati. Se noi però agiamo in via preventiva, anche l’opinione pubblica potrà avere un ruolo di informazione, di vigilanza, di pressione - nel senso buono del termine - per fare in modo che tali progetti vadano a buon fine.
Non solo, se i cittadini sanno che sono state destinate delle somme possono anche presentare progetti, presentare lavori, farsi parte dirigente per cercare di contribuire a una corretta gestione del denaro pubblico. In questo la Spagna ci ha superati, utilizzando molto meglio di noi le risorse pubbliche.

Il problema è che in Italia c’è una volontà precisa di mantenere il cittadino nell’ignoranza, così da poter orientare in estrema tranquillità quei finanziamenti verso altre destinazioni.
La gran parte va a finire nelle tasche dei comitati d’affari trasversali, quelli poi ricostruiti nelle indagini Why Not e Poseidone. In altri casi il denaro non viene speso per incapacità, ma anche questo è voluto.
Io sono convinto, in realtà, che la classe dirigente di malaffare che ha governato in questi anni e che è molto trasversale, lascia volutamente una parte consistente del Paese in una situazione di sottosviluppo, perché se ci fosse uno sviluppo economico, una maggiore distribuzione delle ricchezze, una maggiore perequazione la gente avrebbe lavoro e il lavoro non verrebbe più visto come un favore. La politica di malaffare si regge sul “piacere”: ti do l’illusione del lavoro, ti do le briciole per poi pretendere il voto. Se invece si mettesse in moto un’altra volta l’economia, se il lavoro fosse assegnato in modo meritocratico - attraverso i concorsi pubblici per esempio – quella politica perderebbe il consenso.
Non ci troviamo quindi di fronte ad un fatto casuale, ma ad una vera e propria strategia politico-criminale gravissima, che viene messa in atto per inabissare il Paese, soprattutto la parte meridionale del Paese che è in una situazione di incosciente sottosviluppo. Nel senso che le persone vengono volutamente lasciate in questo stato di ignoranza.
L’informazione, la cultura, un modo diverso di intendere la politica ma anche l’economia sono i passaggi centrali che metterò in atto nel momento in cui, me lo auguro, verrò eletto.

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