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Nel corso di una recente intervista, in risposta ad una domanda, parlando di corruzione delle istituzioni lei ha azzardato anche una percentuale: il 50% circa delle istituzioni è corrotto o comunque assente, il restante 50% svolge bene il proprio lavoro. Un dato decisamente allarmante.

E’ difficile parlare di percentuali perché in questi casi non è possibile fare un’analisi statistica, però possiamo dire che un dato del genere è abbastanza realistico. Analizzando soprattutto quanto è accaduto in questi mesi, in questi anni all’interno delle istituzioni è chiaro che c’è una deviazione, una patologia molto evidente. Le istituzioni sono malate, ma al loro interno hanno, per fortuna, anche degli anticorpi. Ci sono persone che ancora agiscono in difesa delle istituzioni, per il bene pubblico e per lo Stato. Non tutto è buio.
In questo momento la magistratura, per esempio, sta conducendo inchieste molto importanti. E come ho detto più volte, con la mia nuova esperienza mi impegnerò affinché un caso De Magistris non possa ripetersi mai più. Affinché i magistrati impegnati in prima linea nel contrasto al crimine vengano aiutati e non ostacolati. Sarà una sorta di “calcio interno alle istituzioni”.
Perché bisogna essere consapevoli che la criminalità organizzata è penetrata all’interno del tessuto economico e istituzionale del Paese. E che agisce con metodi che non sono propri della violenza fisica, ma lo sono della violenza morale, della delegittimazione, della calunnia, della disinformazione. Agisce con tecniche di neutralizzazione dei servitori dello Stato diverse come il trasferimento, l’allontanamento, la distruzione professionale.

Nella richiesta di archiviazione si fa largo riferimento anche al ruolo giocato dall’informazione in questa opera di delegittimazione messa in atto nei suoi confronti.
Gran parte dell’informazione è di regime. Non a caso uno dei punti centrali del disegno piduista è quello del controllo dell’informazione; non a caso uno dei problemi irrisolti e centrali del nostro Paese è il conflitto di interessi; non a caso io subisco una campagna di delegittimazione da parte de Il Giornale della famiglia Berlusconi; non è un caso che la stampa non dica una sola parola sull’archiviazione di Salerno mentre aveva amplificato a caratteri cubitali la notizia della mia iscrizione nel registro degli indagati per quell’assurda vicenda del contro-sequestro. Ma perché accade questo? Da un lato perché le inchieste che noi stavamo conducendo facevano paura e andavano contro il sistema castale e contro questo regime. Dall’altro perché fa paura quello che stiamo facendo adesso, questo progetto politico di rinnovamento del Paese.
Ecco perché gli attacchi sono proseguiti, ecco perché la disinformazione continua ed ecco perché certe notizie vengono taciute. Perché loro hanno paura, in realtà, di chi è portatore di ideali di giustizia e di chi cerca la verità.

Prima ha detto che se verrà eletto una delle prime battaglie che porterà avanti sarà quella in difesa e in appoggio alla magistratura.
Assolutamente. Questa sarà una delle mie priorità.

E un’altra priorità, per come ha dichiarato più volte, sarà quella di fare in modo che l’Europa ci aiuti a fare luce sulle stragi del ’92 e del ’93, che ancora oggi nascondono molti inquietanti misteri.
In Europa bisogna mantenere alta l’attenzione su quelle vicende. Occorre far comprendere all’Europa l’importanza che hanno rivestito le stragi di mafia nella nascita della cosiddetta Seconda Repubblica e mantenendo alta l’attenzione, spostandola al di fuori dei confini nazionali si otterrà una maggiore vigilanza sull’argomento e si eviteranno tutte le attività di interferenza che in questi anni si sono verificate. La magistratura sarà quindi lasciata più libera e autonoma nell’esercizio delle proprie funzioni.
Dall’Europa sarà anche più facile controllare la corretta gestione dei finanziamenti pubblici, che è uno dei temi principali attorno al quale ruotano gli interessi della criminalità organizzata.

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