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Questa archiviazione è poi una ulteriore conferma dell’esistenza di quei poteri forti e occulti che erano interessati alla sua delegittimazione.
Ma non c’è proprio dubbio. Io invito veramente tutti i cittadini a documentarsi leggendo il decreto di perquisizione e sequestro della Procura di Salerno che fino ad ora, nonostante tutte le attività di ostacolo, di interferenza, di pressione, nonostante i depistaggi e la disinformazione rimane un documento molto importante per capire quanto è accaduto in Calabria negli anni scorsi. E per capire quanto è accaduto a me e ad alcuni miei collaboratori che hanno avuto la competenza e il coraggio di lavorare insieme a me.
L’obiettivo era quello di fermare le inchieste e, in via prioritaria, eliminare me da Catanzaro ed esautorarmi dalle funzioni di Pm. Così da bloccare la mia esperienza investigativa, il mio metodo di lavoro che era anche molto originale. Non ci dimentichiamo che io lavoravo con due consulenti molto bravi, molto moderni, contemporanei, all’avanguardia in tema di tecniche investigative come Sagona e Genchi. L’intenzione era quindi quella di limitare il mio modo di intendere le funzioni di Pubblico ministero e questo è un passaggio che io reputo molto importante. Poi è ovvio che hanno fatto terra bruciata nei confronti di tutti coloro che avevano osato investigare su questi poteri forti e che sono a loro volta portatori di capacità, di conoscenze, di esperienze.
E’ come se qualcuno voglia bruciare definitivamente il terreno affinché l’erba non cresca mai più. Quello che è inquietante è che questa pagina è stata scritta in parte da autorità che poi dovrebbero tutelare la magistratura e garantirne il suo funzionamento.

Cosa esattamente dava fastidio del vostro metodo investigativo?
Il metodo investigativo che avevamo messo in piedi, soprattutto io ma anche i miei collaboratori, dava fastidio perché era portato avanti da un pool di persone autonome e indipendenti, capaci e determinate ad andare fino in fondo. Un pool che aveva capito qual era il cuore del problema, che aveva centrato la questione. E non a caso si mette in moto questo meccanismo di implosione all’interno delle istituzioni. Questa è sicuramente l’analisi più corretta da fare.

Torniamo al ruolo svolto in questa vicenda da poteri intranei alle istituzioni e dalla stessa magistratura, che fa parte di quegli stessi poteri forti.
Da un lato c’è stato un ruolo della criminalità organizzata che ha fatto le sue pressioni, le minacce, i proiettili eccetera. Poi ci sono state, nei miei confronti, attività massicce della politica con interrogazioni e interpellanze parlamentari che non hanno precedenti nella storia repubblicana.
Decine e decine di parlamentari, decine e decine di ispezioni iniziate praticamente all’inizio del 2005 e terminate nel 2008 senza soluzione di continuità. Ho subito innumerevoli denunce e querele, tant’è che sul mio conto sono stati aperti circa cento procedimenti, senza contare le audizioni al Consiglio Superiore della Magistratura.
È stato messo in moto, quindi, un meccanismo tale che a volte mi sembra un miracolo che io sia riuscito comunque a rimanere in piedi. E questa è una cosa sulla quale occorre riflettere. C’è qualcosa di inedito in questa storia e la cosa inquietante, ripeto, è che in gran parte proviene da pezzi delle istituzioni.

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