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di Monica Centofante - 4 maggio 2009
Intervista esclusiva a De Magistris dopo l'archiviazione. Nel totale silenzio dei media il gip di Salerno proscioglie l’ex pm di Catanzaro dalle accuse mosse contro di lui nell’ambito dell’inchiesta “Toghe Lucane”.


Mentre proseguono gli attacchi e la campagna di disinformazione.  La notizia rappresenta la svolta di una vicenda che per mesi ha conquistato le prime pagine dei principali quotidiani nazionali e che per lo stesso periodo ha tenuto banco in tutti o quasi i salotti televisivi. Eppure è passata in sordina, riportata solo da qualche agenzia. Niente di strano quando “l’informazione è in gran parte di regime”. E per questo “una delle principali battaglie che stiamo conducendo è proprio quella che mira a garantirne il pluralismo”.
Luigi De Magistris, magistrato in aspettativa e candidato per l’Italia dei Valori alle prossime Europee, spiega così il motivo per cui nel totale silenzio dei media le indagini aperte nei suoi confronti in seguito alle denunce di alcuni imputati dell’inchiesta “Toghe Lucane” si sono risolte in un nulla di fatto. Perché lo scorso 28 aprile il gip Maria Teresa Belmonte ha accettato la richiesta formulata quasi un anno fa dai pm di Salerno Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani e ne ha disposto l’archiviazione.
Il motivo, ha spiegato il giudice, è che non c’è alcun elemento per rinviare a giudizio, dando ragione a quei colleghi che dopo lunghi e accurati accertamenti avevano scoperto non soltanto che l’allora pm di Catanzaro non aveva commesso alcun illecito nella conduzione delle sue inchieste, ma che era vittima di un complotto ordito ai suoi danni con il preciso intento di fermare il suo lavoro.
D’altronde, ha proseguito De Magistris, “non è un caso che la stampa non dica una sola parola sull’archiviazione di Salerno mentre aveva amplificato a caratteri cubitali la notizia della mia iscrizione nel registro degli indagati per quell’assurda vicenda del contro-sequestro”. Il riferimento è ai fatti accaduti lo scorso dicembre, quando i pm salernitani, che per competenza indagavano sulla procura di Catanzaro si sono visti contro-sequestrare gli atti appena sequestrati. Con un’azione palesemente illecita che in modo del tutto strumentale era passata alle cronache con la definizione di “guerra tra procure”. Quella guerra che ha giustificato il trasferimento anche dei giudici Apicella, Nuzzi e Verasani, condannati ingiustamente dal Consiglio Superiore della Magistratura nonostante il Tribunale del Riesame di Salerno avesse giudicato perfettamente legittimo il decreto di sequestro probatorio a loro firma.
Anche quella notizia era stata occultata da tutti i principali media nazionali, esattamente come avviene oggi.

Dott. De Magistris, lanciamo una provocazione: ora che il gip di Salerno ha accolto la richiesta di archiviazione dei procedimenti aperti nei suoi confronti nell’ambito dell’inchiesta “Toghe Lucane”, il Consiglio Superiore della Magistratura dovrebbe ritirare le accuse mosse nei suoi confronti e magari chiederle se volesse tornare a fare il magistrato.

Il Csm nei miei confronti ha adottato una decisione che è particolarmente ingiusta. Per questo motivo molto semplice: nel pieno del processo disciplinare – fatto in tempi tanto rapidi da risultare ingiusto anche da questo punto di vista - aveva già gli elementi che poi si sono ritrovati nella richiesta di archiviazione della procura di Salerno e quindi nel decreto di archiviazione. Nel gennaio del 2008 furono infatti sentiti ben tre magistrati di Salerno i quali anticiparono che già dalle prime risultanze ispettive era emersa l’assoluta correttezza del mio operato e gravi interferenze sul mio lavoro. Nonostante avesse questi elementi il Consiglio Superiore della Magistratura non ha però atteso, ma ha proseguito in questa scelta grave, ingiusta ed illegittima di esautorarmi dalle funzioni mentre stavo indagando su fatti gravissimi. Quindi se non si è fatto luce su quella che io ho definito nuova P2 è proprio per un provvedimento del Csm. Che non mi ridarà mai le funzioni del Pubblico ministero e quindi la sua provocazione cade nel vuoto.
E’ certo, però, che da un fatto negativo io ne farò nascere uno positivo. Perché gli stessi valori, lo stesso entusiasmo, gli stessi principi li sto portando in questa nuova esperienza, li porterò in politica con il proposito di trasformare la società e far sì che una decisione come quella del Consiglio Superiore della Magistratura, così grave, non possa ripetersi mai più.

Anche i magistrati di Salerno che hanno richiesto l’archiviazione hanno subito una condanna ingiusta da parte del Csm e ora si trovano, pure loro, indagati dalla procura di Perugia.
Quell’indagine nasce dal contro-sequestro. Che è un paradosso: i magistrati indagati (quelli di Catanzaro ndr.) reagiscono indagando i magistrati che indagano. Questo è un altro assurdo giuridico partorito da questa vicenda. E mentre magistrati indagati per fatti gravissimi - tra cui la corruzione in atti giudiziari - stanno ancora al loro posto senza che il Csm batta ciglio, altri magistrati che hanno lavorato per mesi in silenzio, duramente, ascoltando decine e decine di persone, svolgendo un lavoro enorme di attività investigativa vengono puniti dal medesimo Csm presieduto dal medesimo Mancino. È evidente che c’è una volontà ben precisa di non ricostruire la verità su fatti gravissimi che sono accaduti in Calabria e non solo in Calabria. Insomma nelle vicende Why Not e Poseidone.

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