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Sul suo sito www.site.it ha pubblicato un articolo che rammenta un fastidioso precedente in terra d’Abruzzo. Nel dicembre 2007 l’allora vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia Beppe Lumia si permise di denunciare pubblicamente le infiltrazioni mafiose in loco citando le presenze sospettose di personaggi come Enrico Nicoletti, prestanome della banda della Magliana e di capitali mafiosi di illustre provenienze, quelli di Ciancimino e di Provenzano, rinvestiti in attività locali.
Il suo intervento scatenò la reazione furiosa di Nino Zangari, socio di Lapis, assieme ai fratelli Ricci nella gestione della compagnia Alba d’Oro, presente in platea.
Zangari spiegò che Lapis, condannato in primo grado per riciclaggio e intestazione fittizia di beni assieme a Massimo Ciancimino, figlio di Don Vito, era stato con lui un gentiluomo e che i pochi soldi ricevuti da “questi soggetti” erano avvenuti “solo” attraverso bonifici.
Pare però che la Procura abbia ritenuto questi indizi “così di poco conto” sufficienti per poter richiedere nel marzo di quest’anno l’arresto sia di Zangari sia dei Ricci “per evitare che si portassero a compimento ulteriori e più complesse, sia da un punto di vista numerico che economico, operazioni imprenditoriali finanziate con capitali di illecita provenienza”.
Lumia alle rimostranze dell’imprenditore che continuava a inveire in un ripetuto “si vergogni”, rispondeva con un’analisi che fotografa perfettamente l’anomalia del nostro Paese dove maldestra sottovalutazione, cialtroneria e malevole intenzioni provocano ancora i morti come nel più arretrato dei mondi.
“Mi capita spesso – ha replicato l’odierno senatore – di sentire in tutta Italia il meccanismo del “mal comune mezzo gaudio”. Io sono cresciuto con l’idea che chiunque debba fare qualcosa e non delegare ad altri responsabilità. Non sapevo che lei fosse stato anche assessore», continuava Lumia, «questo è un male tutto italiano, non solo suo, quello di traghettare tra la funzione politica e societaria gestendo servizi di grossa rilevanza come il gas».
Non è tanto l’infiltrazione mafiosa in se quanto piuttosto la metodologia tipica del comitato d’affari che apre alle mafie e soprattutto ai suoi capitali che si fa finta di dimenticare da dove provengano…dalla droga, dal traffico d’armi, dai terrorismi, dalle stragi.
Ecco non serve piangersi addosso. Ad un popolo fiero e dignitoso come quello Abruzzese, come quello Aquilano, servono fatti, non slogan e passerelle. Servono prevenzione, regole e controllo. Perché non si ripeta una seconda Irpinia i cittadini aquilani, i giovani aquilani, devono assumersi l’onere e la responsabilità di difendersi, di difendere il proprio interesse partecipando attivamente alla ricostruzione della propria vita. Controllando, rivolgendosi agli organi inquirenti e ai giornalisti. Quelli veri, impegnati e vicini anche nella tragedia umana come Angelo Venti e i ragazzi e ragazze che con lui collaborano.
Intanto a ricordare che il tempo degli sciacalli è finito, c’è ancora lei, la terra, che non ha mai smesso di tremare.
Approfondimenti:
www.site.it
Video dello scontro tra Lumia e Zangari
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