10 novembre 2008
Messina. Nell’incontro organizzato dall’Associazione Nazionale Vittime di Mafia lanciato un appello univoco: il grido di Parmaliana non resti inascoltato ...
... parole dure e pesanti come macigni.Sono quelle pronunciate dal senatore Giuseppe Lumia nel
corso dell’incontro organizzato dall’Associazione Nazionale Vittime di
Mafia e svoltosi nel Salone della Bandiere di Palazzo Zanca. Il primo
riferimento è a quel ‘verminaio’ emerso dall’inchiesta condotta dalla
Comissione Parlamentare Antimafia nel ’98, della quale anche Lumia ha
fatto parte, e che ha portato alla luce l’inquietante connubio tra
mafia politica e magistratura in una provincia che poi tanto “babba”
non si è rivelata. “A Messina – afferma
il rappresentante del Pd - convergevano gli interessi dei clan di Cosa
nostra sia di Palermo che Catania, ma anche della 'ndrangheta, che
grazie alla connivenza di politici e magistrati, operavano indisturbate
nelle loro attività illecite. Ricordo ancora le fronti sudate di quei
magistrati dinanzi alle domande della Commissione Antimafia”.
Un’inchiesta inizialmente ritenuta non necessaria da altri componenti
della Commissione stessa, che se ne convinsero solo dopo essere venuti
a
conoscenza dei contorti intrecci, grazie ad un’accurata documentazione,
raccolta in gran parte dallo stesso Lumia: “Riaccendemmo i riflettori
su omicidi come quello del professor Matteo Bottari o del giornalista
Beppe Alfano, che si era fatto di tutto per cercare di insabbiare. Oggi
in sala incrocio gli sguardi di molti familiari delle vittime della
mafia che ancora attendono giustizia. Per questo le istituzioni non
possono abbassare gli occhi di fronte a volti affamati di verità”.
Una verità che, secondo Lumia, può essere ottenuta solo grazie
all’indipendenza e all’autonomia della magistratura per la quale
persone come l’avvocato Fabio Repici si battono quotidianamente,
pagando però un prezzo altissimo forse perchè politicamente scomodo. E
tra gli applausi il senatore avanza formalmente richiesta al presidente
dell’Associazione Nazionale Magistrati di Messina, Corrado Bonanzinga,
presente in sala, di stracciare quel volantino che accusava Repici di
aver screditato l’intera magistratura, dichiarando che diversi giudici
non avrebbero agito in nome della giustizia. Un manifesto a cui ha
fatto seguito anche una delibera della stessa Anm che richiedeva al Csm
l'apertura di una
pratica a tutela dei magistrati del distretto. Tutte iniziative che
secondo Lumia hanno avuto un solo scopo, isolare Repici e con lui
quanti vogliono che venga fatta ‘pulizia’: “Per l’Anm fare un passo
indietro significherebbe veramente dimostrare di voler cambiare”.
Da qui il passo al secondo ‘richiamo’ è breve: “Anche il Consiglio
Superiore della Magistratura deve fare la sua parte, cominciando col
mandare a Messina magistrati aggiunti che abbiano lo spessore
necessario e le capacità per districarsi in una realtà così difficile e
non di certo nominando procuratore generale della Repubblica Franco
Cassata”.
Ma è solo l’antipasto dei nomi e cognomi che Lumia snocciolerà durante
il suo intervento: “L’indipendenza della Magistratura non viene
ostacolata solo dall’esterno ma anche dall’interno – afferma. Mi
riferisco a magistrati come Olindo Canali, che con il loro operato
offendono un’intera categoria. Chi ritiene le mie parole lesive
dell’onorabilità dei magistrati, deve invece capire che la stessa è
stata macchiata esclusivamente da coloro che hanno operato
nell’inganno.
Dall’altra parte quei magistrati, quegli avvocati, quei politici, che
svolgono onestamente il loro lavoro, anziché sentirsi offesi devono
indignarsi e lottare perché le cose possano cambiare”.
Una voglia di cambiamento che deve animare lo spirito di tutti i
messinesi assetati di legalità. “Il contesto in cui purtroppo la gente
onesta si trova ad operare è caratterizzato dall’omertà, dal silenzio,
dall’indifferenza - commenta. Ricordiamo bene tutti i tentativi di
depistaggio e di insabbiamento delle indagini che si sono cercati di
portare avanti in processi come quello per l’uccisione di Beppe Alfano.
Ma non bisogna perdere la speranza, quella di cui invece Adolfo
Parmaliana è stato privato insieme alla sua vita. Noi che invece ancora
la vita ce l’abbiamo dobbiamo fare il possibile affinché giustizia
venga fatta, dando fiducia a quello Stato da cui Adolfo si è sentito
tradito”.
E quando Lumia ricorda il professore il tono cambia improvvisamente,
perché la discussione si sposta sull’uomo, sull’amico. Racconta un
episodio per rendere l’idea di chi fosse veramente Adolfo Parmaliana e
quanto il suo senso di giustizia e la sua ‘delusione’ a causa di quel
rinvio a giudizio notificato dalla procura di Barcellona. “Ci
incontrammo qualche settimana prima che Adolfo morisse – rivela - in
quella terra che tutti dicono non avere più aspettative, ma che Adolfo
non ha mai voluto abbandonare. Era strano, avevo notato che in mano
aveva una carpetta, ero certo dovesse dirmi qualcosa ma anziché pensare
subito a sfogarsi raccontandomi tutta la sua amarezza, preferì parlarmi
di quello che stava succedendo da quelle parti. Solo dopo decise di
mostrarmi ciò che portava con sé, la documentazione di quel rinvio a
giudizio assolutamente vergognoso che lo aveva profondamente
destabilizzato e sfiduciato. Un atto assurdo che lo aveva trasformato
da accusatore in accusato solo per avere espresso pubblicamente
soddisfazione per un provvedimento assunto dallo Stato, nella persona
dell'allora Presidente Ciampi: lo scioglimento per Mafia del Comune di
Terme Vigliatore"
Ma il senatore non risparmia l’ultimo affondo: un riferimento
‘infuocato’ al Rettore dell’Università di Messina Franco Tomasello:
“Durante il funerale avrei preferito non udire l’intervento, di colui
che proprio qualche giorno fa è stato rinviato a giudizio”.
Un intervento a ‘muso duro’ anche quello di Fabio Repici poco prima,
quasi tutto incentrato sulla nomina di Franco Cassata a Procuratore
Generale presso la Corte D’Appello di Messina: “Questa incarico ha
rappresentato per Parmaliana una vera e propria mazzata, con tutta
probabilità la più dura. Così come l’operato di certi magistrati che
dovrebbero essere cacciati dal distretto di Messina”. Un appello
quest’ultimo che va di pari passo con quelli lanciati dal fratello di
Adolfo, Biagio Parmaliana, e da Sonia Alfano, organizzatrice e
‘mediatrice’ dell’incontro. Un appuntamento che ha visto la numerosa
partecipazione di ragazzi (presenti "Energia Messinese" e il Meetup di
Beppe Grillo) e diversi esponenti del mondo civile e della politica
cittadina, non solo dei Ds, partito a cui il professore era legato, ma
anche di altra provenienza. Nessun rappresentante delle amministrazioni
provinciale e comunale ha, al contrario, ritenuto di dover dare il
proprio apporto, sbilanciandosi a dire la propria su vicende che aleggiano come un’ombra sui ‘palazzi’ del nostro territorio.
Un contributo e una testimonianza che ha invece portato Giambattista
Scidà, uno dei più illustri esponenti della magistratura siciliana, con
la quale riteniamo sia giusto concludere: “Fin quando una toga bordata
di seta poggerà su spalle come quelle dell’avvocato Fabio Repici,
possiamo stare certi che valori come verità e giustizia esisteranno
ancora”.
Elena De Pasquale - Emanuele Rigano
Tratto da: tempostretto.it
Di Pietro a Messina: "Si faccia giustizia per onorare Parmaliana"
10 novembre 2008
Messina. Nell’incontro organizzato per ricordare il professore Adolfo Parmaliana e per parlare di ‘Crisi della giustizia’ è intervenuto anche il leader di Italia dei Valori Antonio Di Pietro.
Nel corso del suo intervento il massimo esponente di Idv ha esordito sottolineando che in sala, purtroppo, diverse persone erano presenti più per ascoltare e poi ‘riferire’, piuttosto che per il vero fine dell’iniziativa. Di Pietro ha fatto dunque riferimento all’operato del ministro della giustizia Angelino Alfano, non solo in merito alla questione del Lodo, ma anche sull’attuale gestione del “sistema giudiziario” in Italia ed in particolare sull’operato di una parte della magistratura messinese.
A detta dell’onorevole, è difficile che a Messina possano cambiare le cose fin quando non avverrà uno stravolgimento nelle pubbliche amministrazioni e nella classe giudiziaria. “Per modificare l’andazzo in questa città sono necessari degli ulteriori sforzi, possibili solo grazie all’apporto di avvocati del calibro di Fabio Repici”. Di Pietro ribadisce l’assoluta necessità di aprire un processo sulle denunce lanciate da Parmaliana, anche a seguito di quanto emerso dall’informativa “Tsunami” dei Carabinieri di Barcellona P.g..
“A differenza di altri casi in cui ad essere stato svelato è il rapporto tra mafia e politica, a Messina la collusione è tra politica mafia e magistratura e questa situazione si protrae da 10-15 anni – continua l’ex magistrato. Ho piena fiducia nella procura di Reggio, sono certo che gestirà il caso nella maniera più pulita ed efficace possibile, e che soprattutto riuscirà a farlo in tempi brevi. Da parte mia garantisco che farò il possibile affinché quella ‘mancata’ giustizia che ha portato Parmaliana ad un gesto estremo, possa finalmente essere conquistata”.
Un caso, quello suscitato dalla morte del docente universitario, che riporta alla luce vecchie ‘muffe’, aprendo le coscienze e riproponendo domande del passato che ancora non hanno avuto le legittime risposte. Dobbiamo ancora parlare di quel “Verminaio” coniato da Vendola? Per Di Pietro qualcosa di losco ancora c’è e deve essere rivelato, con tutti i mezzi possibili e ognuno mettendoci del proprio.
Il parlamentare, dopo Palermo e Messina, ha terminato a Catania il suo tour siciliano per sostenere la raccolta firme contro il Lodo Alfano: “Un’altra anomalia tutta italiana – ha concluso. Necessaria questa battaglia per una legge incostituzionale che consideriamo inaccettabile”.
Elena De Pasquale - Emanuele Rigano
Foto Dino Sturiale
Tratto da: tempostretto.it
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