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Il conduttore di Report a ‘Rai 3’: chi ha fatto esplodere la bomba conosce le mie abitudini

Ci sono stati  “una serie di episodi di cui io non ho dato pubblicità, ma che sono stati regolarmente denunciati all'autorità giudiziaria da me e dalla mia scorta” tra cui il ritrovamento “di proiettili, che sono stati posti in prossimità di inchieste importanti che svelavano retroscena di alcune inchieste sul caso Moro, ma anche sull'uccisione di Piersanti Mattarella, quando raccontavamo di quei collegamenti tra mafia, deep state e la destra eversiva”. Sono state queste le parole del giornalista e conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, ospitato da Marco Damilano nella puntata de Il cavallo e la torre, andata in onda su Rai 3 in cui si è parlato di ciò che è avvenuto la notte scorsa, intorno alle 22.30: un ordigno rudimentale, composto da circa un chilo di esplosivo, è deflagrato davanti all’abitazione del giornalista. Il botto poteva uccidere chiunque si fosse ritrovato a passare in quel momento nelle vicinanze. Ora le indagini sono in mano alla Dda di Roma.
La notizia ha trovato ampio spazio nei principali telegiornali nazionali. Il Tg5 l’ha inserita come seconda notizia della sua edizione serale, mentre Rete 4 ne ha dedicato soltanto un breve servizio di pochi secondi.
Al Tg1 la notizia è stata collocata subito dopo l’apertura dedicata al funerale di Stato dei carabinieri uccisi a Verona, mentre il Tg2, nel pomeriggio, ha aperto l’edizione proprio con questo tema, dedicandogli ampio spazio e approfondimento.
Chi ha “fatto esplodere la bomba aveva monitorato il fatto che non c'era nessuno. Ma il sottotitolo di tutta questa vicenda è che chi ha posto quell'ordigno conosce le mie abitudini, perché io mancavo da quattro giorni da casa. Quindi il fatto che avesse aspettato quel momento, dopo 40 minuti che ero rientrato, e che avesse posto quella bomba proprio sotto il posto dove io passo, sostanzialmente, significa che conosce le mie abitudini e che ci dà il senso che può colpire in qualsiasi momento”.


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L'attentato a Ranucci nel giorno dell'anniversario dell'uccisione di Daphne Caruana Galizia, uccisa con un’autobomba il 16 ottobre 2017



Oltre a questo, Sigfrido è stato anche ospite di Lilli Gruber su Otto e Mezzo, andato in onda su La7: anche in questa puntata il conduttore di Report ha ribadito che l’attentatore è una persona che “conosce le mie abitudini, perché questa esplosione è avvenuta 40 minuti dopo che ero rientrato a casa dopo 3-4 giorni di assenza. L’ordigno è stato posto tra un vaso e la mia macchina, che ho smesso di usare”.

Per questo – ha detto sempre su La7ho parlato di un salto di livello, perché io, nel giro degli ultimi due anni, ho ricevuto, e i miei della scorta hanno registrato, tutta una serie di eventi molto particolari: persone che mi riprendevano, collegate con gli auricolari, mentre incontravo delle fonti importanti. I ragazzi li hanno anche segnalati, ma non siamo riusciti a capire chi fossero. Più di una situazione: abbiamo visto delle persone che osservavano i miei movimenti”.
Ritornando su La7, invece, ha parlato di “lettere, minacce di varia natura”, ma anche di “una mail in cui, dopo le inchieste che noi abbiamo fatto sull'uccisione di Piersanti Mattarella, su Aldo Moro, con i collegamenti che c'erano tra la mano mafiosa, quella dei servizi deviati, della massoneria e delle versioni di destra, si è accompagnata una lettera proveniente da un indirizzo ProtonMail – quindi di quelli criptati – dove si diceva: ‘Se continui a dare informazioni su Moro, ti ammazziamo’. Io non ho mai dato pubblicità a questa vicenda perché sono contrario, anche per non allarmare chi è vicino a te. Però questi sono segnali”.
 

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La solidarietà ipocrita della politica

Dopo l’attentato, tutta la politica si è presentata puntuale a esprimere solidarietà a Sigfrido Ranucci e alla libertà di stampa.
L’Italia – ha ricordato Ranucci su Rai 3è stato uno dei Paesi che ha pagato il prezzo più alto per la libertà di stampa. Dal dopoguerra a oggi sono morti 30 giornalisti per raccontare la criminalità organizzata, per raccontare i conflitti, per raccontare il terrorismo. E poi abbiamo 270 giornalisti, in questo momento, che sono sotto tutela per il tipo di lavoro che fanno: 22 sono sotto scorta. Secondo il rapporto Ossigeno, un’associazione che monitora la qualità e la libertà dell'informazione, uscito proprio nel giorno dell’anniversario della morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin – altri due colleghi rimasti senza giustizia – ha parlato di 516 giornalisti in Italia che vengono minacciati a vario titolo: con mobbing, pressioni, querele, anche fisicamente. E siamo il Paese numero uno al mondo da questo punto di vista”, ha detto.
Eppure la politica non si è mai mossa a difesa dei giornalisti d’inchiesta: solo ora, con la bomba contro Ranucci, si leva un flebile alito di solidarietà, destinato a estinguersi presto.
Infatti, il giornalista ha detto che è “troppo comodo condannare la bomba. Cioè, io credo che intanto voglio dire che la solidarietà è stata bella, importantissima: ringrazio chi l'ha fatta, ringrazio ovviamente il Presidente della Repubblica, la Presidente del Consiglio, ringrazio tutti i colleghi, perché c'è stata una grandissima manifestazione di affetto, devo dire assolutamente trasversale. Però io vorrei che si facesse un salto di qualità in questo campo, approvando delle leggi che tutelino veramente la libertà di stampa. È troppo facile dare solidarietà quando esplode una bomba; è più complicato avere un ruolo istituzionale al momento in cui finisci sotto inchiesta”.


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“Intanto, molto ingenuamente, avevo pensato che fosse la bombola del gas della macchina a esplodere; poi, uscendo, abbiamo visto che in realtà l'esplosione era davanti, e presentava chiaramente la presenza di un ordigno. La preoccupazione è stata quella di non uscire immediatamente vicino, perché a volte sappiamo noi, che abbiamo letto anche atti giudiziari, che la prima esplosione serve per attirare, perché poi ce n'è una seconda, magari con dei chiodi o con degli oggetti di metallo che possono provocare una strage. La parte forse più stimolante, direi da giornalista, è quella di fare un'inchiesta su questa vicenda. Le dinamiche con cui è stato posto questo ordigno sono, secondo me, abbastanza significative, nel senso che quello che hanno scoperto gli inquirenti all'istante è che si trattava di un ordigno rudimentale, contenente però un chilo di esplosivo. Adesso stanno analizzando probabilmente polveri piriche, ma insomma dall'alto potere esplosivo: abbiamo visto che ha fatto saltare la macchina e una parte del muro e del cancello. L’innesco era stato fatto in maniera temporanea, quindi all’istante”.
Per questo io sono convinto che questo sia un Paese malato, l'ho detto più volte: che sia talmente abituato a convivere con la propria patologia da considerarla la normalità. Perché allora io dico: è peggio una bomba messa sotto un'auto, che in fin dei conti non ha ucciso nessuno, o dei politici che mettono in atto delle pratiche sistematiche per silenziare tutti i giornalisti? Perché, vedi, la bomba ha un significato sotto quell'auto: silenziare un giornalista, minacciarlo, intimidirlo. Ma quando tu fai sistematicamente delle leggi per silenziare la totalità della stampa, secondo me, per la democrazia, per il bene comune, è qualcosa di più grave”.
 

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La manifestazione di solidarietà sotto la Rai

Durante la trasmissione su Rai 3 si è parlato anche della manifestazione organizzata per trasmettere solidarietà a Ranucci sotto la sede della Rai. È “stato un bel gesto, è stato un momento bello. Per me, che sono nato in questa azienda, sentire i vertici della Rai vicini è stata una cosa molto positiva, molto bella e anche molto costruttiva. E poi c’erano 200 persone che non erano della decima massa, ma sono venute a dare solidarietà a Report. Ma la solidarietà, io credo, vada estesa a tutta la Rai, a tutti quei giornalisti che fanno il loro dovere. Ecco, quelli sì: è un golpe, ma un golpe fatto da persone perbene, che vogliono il bene comune e che – se si può parlare di rivoluzione – è la rivoluzione della normalità e dell’informazione”.

 



Ranucci: ''Contro di me un chilo di esplosivo, c'è un salto di qualità delle minacce''

Alzato il livello di scorta del giornalista, indaga la Dda. Gabanelli: “Un attentato così non avveniva da 30 anni, Report non si fa intimidire





Ho ricostruito con i carabinieri quanto è successo ieri. C’è una lista infinita di minacce, di varia natura, che ho ricevuto e di cui ho sempre informato l’autorità giudiziaria e di cui i ragazzi della mia scorta hanno sempre fatto rapporto. Io comunque mi sento tranquillo nel senso che lo Stato e le istituzioni mi sono sempre state vicine in questi mesi”. Sono le prime parole rilasciate alla stampa questa mattina dal conduttore di Report Sigfrido Ranucci dopo l’attentato subito ieri notte alle 22.17 davanti la sua abitazione a Campo Ascolano (frazione di Pomezia). Nella stessa abitazione, denuncia Ranucci, “l’anno scorso avevamo trovato dei proiettili, anche se non avevo mai fatto uscire la notizia, ci sono state spesso persone che osservavano. C’è stata tutta una serie di cose di cui sempre stata informata l’autorità giudiziaria”. E ora l’attentato, con un ordigno esplosivo rudimentale da un chilo non azionato a distanza o con timer (quindi probabilmente lasciato a miccia accesa) che ha colpito l’auto di Ranucci e della figlia. “E’ stato un botto tremendo. Quello di stanotte è stato un salto di qualità preoccupante”, commenta il giornalista al quale, intanto, il ministero degli Interni ha alzato il livello della scorta (il giornalista è sotto tutela dal 2014) con dotazione di auto blindata. 


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Una cosa singolare è che io mancavo da tre giorni e sono tornato ieri. Le auto sono esplose mezz’ora dopo che sono passato. Mia figlia ha posteggiato la sua auto ed è passata da lì venti minuti prima dell’accaduto - ha fatto sapere il conduttore mentre andava a denunciare l’accaduto dai carabinieri -. Sembra che si tratti di un ordigno rudimentale, ma ora bisogna vedere la natura dell’esplosivo. Con tutte le minacce che riceviamo non è semplice risalire alla matrice”. Sull’attentato sta indagando la Dda di Roma, dove Ranucci si recherà oggi pomeriggio. I magistrati hanno aperto un’inchiesta per danneggiamento con l’aggravante del metodo mafioso.   


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Verifiche sulle telecamere di sorveglianza

Le forze dell’ordine sono al lavoro per cercare eventuali telecamere di sorveglianza nella zona dove si trova la villetta di Sigrido Ranucci a Campo Ascolano: intorno alla casa le uniche presenti sono quelle semaforiche con il sensore per il rilevamento per la velocità. Le ricerche sono estese anche nelle strade consolari circostanti l’abitazione. Davanti all’abitazione di Ranucci il cancello è parzialmente bruciato e sono ancora visibili i detriti delle due auto devastate dall’esplosione. Le macchine una del giornalista e l’altra della figlia sono state rimosse. I carabinieri e polizia piantonano l’area.



  

Mattarella, Metsola e Meloni esprimono vicinanza 

 Il capo dello Stato Sergio Mattarella, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola hanno espresso vicinanza e condannato l’attentato. Il Presidente della Repubblica, si apprende dal Quirinale, ha fatto pervenire al giornalista la sua solidarietà, esprimendo “severa condanna” per il grave gesto intimidatorio. “Solidarietà al giornalista italiano Sigfrido Ranucci. Sollevata che lui e sua figlia siano rimasti illesi dopo il terribile attacco”, scrive su X Metsola. La libertà di stampa é il cuore della democrazia. L’Europa non farà mai un passo indietro”. Il presidente del Consiglio, si legge in una nota di Palazzo Chigi, “esprime piena solidarietà al giornalista Sigfrido Ranucci e la più ferma condanna per il grave atto intimidatorio da lui subito. La libertà e l’indipendenza dell’informazione sono valori irrinunciabili delle nostre democrazie, che continueremo a difendere”. 


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Sergio Mattarella © Imagoeconomica 

La solidarietà di governo e opposizioni, chiesta audizione in Antimafia

Massima la solidarietà espressa dalle forze politiche, sia di governo che di opposizione. “Porgiamo a Sigfrido Ranucci e alla sua famiglia la nostra massima vicinanza, il gravissimo attentato che lo ha colpito, nel giorno dell'anniversario dell'uccisione di Daphne Caruana Galizia, è il segnale di un clima inquietante che sta avvolgendo il nostro Paese. Il ministro dell’Interno adotti immediate e adeguate misure di protezione per lui e la sua famiglia. Contro un giornalista capace, libero e coraggioso impegnato, tra le tante inchieste che conduce, a fare luce sui buchi neri delle Stragi degli anni '90, torna proprio il linguaggio delle bombe di 30 anni fa. Contro Ranucci da tanto tempo è in piedi una vera campagna di odio e discredito, terreno di coltura perfetto per chi nell'ombra vuole mettere a tacere persone scomode come lui. Gli esempi del passato purtroppo non hanno insegnato niente”, affermano in una nota i parlamentari del Movimento 5 Stelle nelle commissioni Giustizia di Camera e Senato e nella commissione bicamerale Antimafia. “L’attentato a Sigfrido Ranucci è un attentato alla democrazia e alla libertà di informazione. Un attacco vile e pericoloso a una persona già sotto scorta per aver svolto il suo lavoro di giornalista d’inchiesta, un attacco che richiede la reazione e la presenza delle Istituzioni. Non possiamo accettare alcuna intimidazione al giornalismo d’inchiesta. Sia fatta piena luce sui responsabili e la matrice di questo gravissimo attentato. A Sigfrido Ranucci e sua figlia voglio esprimere la massima solidarietà e vicinanza mia e di tutto il Partito democratico”. Così la segretaria del Pd Elly Schlein. M5S e Partito Democratico hanno quindi chiesto che la Commissione parlamentare antimafia inviti il conduttore di Report il “più presto possibile, per una audizione” e un’informativa al ministro degli Interni Matteo Piantedosi


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La condanna di Rai e sindacati

Solidarietà al giornalista e condanna al vile attentato anche dal presidente facente funzioni Antonio Marano e l’intero Cda Rai che respingono “con forza e determinazione ogni tentativo di intimidire chi svolge il proprio lavoro al servizio del pubblico”. “Non saranno certo le intimidazioni, che condanniamo in qualunque forma si presentino, a fermare il nostro dovere di informare e continuare a raccontare la realtà nella quale viviamo – si sottolinea ancora -. Una realtà troppo spesso “avvelenata” dall’incapacità di costruire dialoghi costruttivi, che ci impegneremo ancora di più a promuovere, contro ogni violenza, contro ogni sterile contrapposizione”.
Vicinanza anche dal TGR e dall’Ordine dei giornalisti. Si tratta, si legge in una nota della Direzione del TGR, “di un gesto gravissimo e inaccettabile, che colpisce l’intero mondo del giornalismo e la libertà di informazione”. La Tgr “condanna con fermezza ogni forma di intimidazione e violenza contro chi svolge il proprio lavoro, in questo caso come giornalista del servizio pubblico”. “A Sigfrido Ranucci e alla sua famiglia, la vicinanza e la solidarietà del Direttore e di tutti i giornalisti della Testata Giornalistica Regionale”, conclude la nota.





“La bomba fatta esplodere sotto l’auto di Sigrido Ranucci vicino casa sua rappresenta un inquietante salto di qualità degli attacchi contro il giornalismo d’inchiesta e la libertà di informazione. A lui, alla sua famiglia, alla redazione di Report va tutta la solidarietà e vicinanza del consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti”, afferma il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli. “Siamo certi che saranno rafforzate le misure di protezione: c’è una parte delle istituzioni che protegge il giornalismo, mentre un’altra fomenta irresponsabilmente l’odio. A parlare anche Milena Gabanelli, fondatrice di Report. "È un atto terribile. Non succedeva da 30 anni in Italia una cosa del genere", ha affermato all'Adnkronos. "Per me vuol dire una cosa sola: 'Cari e caro Sigfrido, alla testa di Report non dovete più occuparvi dei fatti nostri'", ha detto la giornalista. Gabanelli, che ha lavorato per un decennio con Ranucci come suo coautore, esprime piena fiducia nella squadra di 'Report'. "La conosco bene, conosco Sigfrido e conosco i ragazzi uno per uno. Hanno sbagliato bersaglio. È un atto intimidatorio, e quella squadra non si fa intimidire".


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Elly Schlein © Imagoeconomica 


C’è un attacco concentrico all’autonomia dei giornalisti e il ritorno delle bombe ci riporta ad anni bui della storia italiana - prosegue Bartoli - Dopo gli insulti, le accuse di faziosità, le campagne di diffamazione, le aggressioni in piazza, adesso si alza il tiro: come ai tempi di Cosa Nostra, cone ai tempi delle Brigate Rosse. Chi non china la testa viene colpito. Il Consiglio nazionale dell’Ordine intraprenderà ogni azione per denunciare minacce, violenze e intimidazioni e per contrastare questo clima di caccia al giornalismo che rischia di riportarci agli anni più bui della Repubblica”.
Vicinanza anche dall’esecutivo di Usigrai: “Siamo certi che né Sigfrido né i colleghi di Report si lasceranno intimorire. Saremo sempre al loro fianco affinché possano continuare liberamente il loro lavoro d’inchiesta. Abbiamo denunciato in questi mesi come la Rai abbia ridotto lo spazio a disposizione di Report e sopratutto il clima d’odio e insofferenza per le inchieste della redazione. In prima serata su Rai1 si è arrivati addirittura - da parte della seconda carica dello Stato - a definire i colleghi di Report “calunniatori seriali”, senza che né il conduttore né l’azienda prendessero le distanze. Una campagna d’odio contro il giornalismo d’inchiesta che deve finire”. Quindi l’Fnsi: “L’attentato a Sigfrido Ranucci riporta indietro di decenni l’orologio della democrazia in Italia. È un attentato non solo al collega di Report, ma alla libertà di informazione, all’articolo 21 della Costituzione, ai basilari principi della convivenza civile e di democrazia”, afferma Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi.  


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Alessandra Costante © Imagoeconomica 

La notizia fa il giro del Mondo, indetto presidio alla Rai

La notizia dell’attentato è stata riportata dai principali media internazionali, dal New York Times a Le Monde. “Un’esplosione distrugge i veicoli fuori dalla casa di un giornalista italiano”, titola il quotidiano statunitense, riportando che la premier Giorgia Meloni ha condannato l’attacco. Il quotidiano francese scrive che Report “è uno dei pochi programmi investigativi della televisione italiana e diffonde regolarmente notizie che coinvolgono importanti politici, imprenditori e personaggi pubblici italiani” e ricorda che “secondo il gruppo ‘Reporter senza frontiere’, l’Italia è al 49esimo posto nel mondo in termini di libertà di stampa e i giornalisti che indagano sul crimine organizzato e sulla corruzione sono sistematicamente minacciati e talvolta sottoposti a violenza fisica per il loro lavoro investigativo”. “L’auto di un importante giornalista investigativo italiano esplode a causa di una bomba fuori dalla sua casa”, scrive la radio tv pubblica spagnola Rtve, ricordando che Ranucci ha detto di aver ricevuto già in passato “messaggi minacciosi”, come quando l’anno scorso ha trovato diversi proiettili alla porta di casa. La notizia ha avuto eco anche sui media russi. L’agenzia Tass scrive che “Ranucci, che si è più volte trovato al centro di scandali su temi indagati nei suoi programmi, ha ricevuto numerose minacce”. Mentre l’agenzia turca Anadolou ricorda come il giornalista viva “sotto protezione della polizia dal 2014 in seguito a minacce di morte legate alle sue indagini sulla criminalità organizzata”. Questo pomeriggio, alle 16, Fnsi, Usigrai e Stampa Romana hanno organizzato un presidio davanti alla sede Rai di via Teulada, "per essere al fianco di Sigfrido Ranucci e per dimostrare che per i giornalisti italiani la libertà di informazione è inviolabile" spiegano in una nota.



 

Saviano: ''Contro Ranucci atto partorito da delegittimazione''

"Cosa vi aspettavate?". Lo chiede in un video sui social Roberto Saviano, commentando l'esplosione di un ordigno davanti a casa di Sigfrido Ranucci. Ovvero "un uomo scortato - dice -. Chi lo ha colpito sapeva che non poteva colpire lui e gli ha mandato un messaggio. A lui e a tutti". Un evento per lui "partorito con una lunga gestazione di delegittimazione e isolamento". "Sono anni e anni e anni che chiunque prenda posizione attraverso un'inchiesta, un'analisi, riceve un massacro mediatico personale - aggiunge lo scrittore -. Dossier, isolamento, diffamazione, compromissione del proprio lavoro. Questo riguarda il governo di estrema destra ma anche una cultura social ormai considerata normale", in cui "non si discute più delle idee ma sulle persone" con dinamiche come "Non condivido, defollow" o "Non condivido, toglietegli la trasmissione". Per Saviano, "per anni" sono stati "presi intellettuali e sbattuti sulle prime pagine dei giornali di estrema destra con il racconto" contro "la persona". Una cosa che, prosegue, "accade in Messico, Brasile, Turchia, Russia", ma "poi accade anche nelle democrazie, sempre di più. Dove si tende a uccidere civilmente, moralmente la persona" e "la politica si permette di attaccare i giornalisti". Eppure, continua, "non può farlo, il potere esecutivo non può neanche chiedere a quello giudiziario di valutare ciò che sta dicendo un giornalista", perché "la politica è potere", ma "il giornalismo è un'altra cosa. A volte è propaganda, è ufficio stampa del potere, altre volte" è sua "critica". Quindi, conclude, "cosa credete accada quando sei bersagliato fisicamente continuamente come persona? Poi lo diventi veramente un bersaglio". A Ranucci va la solidarietà di Saviano, "ma soprattutto la consapevolezza che i responsabili pagheranno tra dieci anni se va bene. Lo so bene, 17 anni ci ho messo per ottenere una sentenza contro il boss che mi ha portato via 20 anni di esistenza e pure di più".

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