Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Khamenei: ogni attacco Usa avrà gravi conseguenze, rischio chiusura Hormuz e intervento Cina

I cieli che separano Israele dall’antica Persia sembrano per un attimo immobili e sgombri. Un’improvvisa calma apparente si è frapposta all’escalation di fuoco, innescata dall’attacco a sorpresa di Tel Aviv contro l’Iran. 
Il comandante del Comando centrale degli Stati Uniti (CENTCOM), il generale Michael Kurilla (in foto), ha incontrato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump per presentargli le opzioni militari riguardanti l'Iran. 
Sarebbe lo stesso Kurilla a guidare le operazioni in caso di via libera. Lo stesso comandante sostiene la partecipazione agli attacchi israeliani ed è molto esperto sia dei piani operativi americani sia delle capacità israeliane.
"Trump sarebbe contento se gli iraniani accettassero un accordo che lui definisce una 'resa'", hanno dichiarato al Post fonti israeliane e statunitensi che concludono: "Dato che questo non è all'orizzonte, l'ipotesi di partenza è che ordinerà un attacco”.
Nel frattempo il leader supremo dell’Iran, Ali Khamenei, ha lanciato un serio monito, avvertendo che qualsiasi attacco negli Stati Uniti avrebbe avuto “gravi conseguenze”. 
Gli americani dovrebbero sapere che la nazione iraniana non si arrenderà e che qualsiasi intervento militare da parte loro causerà senza dubbio danni irreparabili”, ha ammonito la guida suprema.  

La chiusura dello stretto di Hormuz e il possibile intervento del dragone d’oriente

Come dichiarato dal comandante delle Guardie Rivoluzionarie, Sardar Esmail Kowsari, una delle opzioni al vaglio è la chiusura dello stretto di Hormuz, un corridoio in cui transitano ogni giorno oltre 20 milioni di barili di petrolio, pari a circa il 30% del consumo globale di greggio, oltre a una quota significativa del commercio mondiale di gas naturale liquefatto. 


ciaccia cinese dep 233290206


Se l'Iran dovesse bloccare il traffico su quel tratto di mare, secondo le analisi di JP Morgan i prezzi del petrolio potrebbero raggiungere 120 dollari al barile, con un aumento stimato di 20 dollari rispetto ai livelli attuali. Ma non sarebbe solo l’Occidente a subire il colpo di questa scelta estrema.
La Cina rappresenta il principale acquirente del petrolio iraniano, con importazioni che hanno raggiunto livelli record di 1,8 milioni di barili al giorno a marzo 2025, il livello più alto della storia.
L’ex celeste impero acquista il 72% del suo petrolio dal Medio Oriente, rendendo il paese estremamente vulnerabile a qualsiasi interruzione delle forniture dalla regione. Secondo le stime del ministero dell'energia statunitense, nel 2018 il 76% delle esportazioni di petrolio transitanti attraverso lo Stretto di Hormuz erano destinate all'Asia.
Ed ecco un altro dei motivi per cui l’escalation tra Teheran e Tel-Aviv, con il possibile ingresso degli Stati Uniti, potrebbe estendere il conflitto su scala mondiale, gettando il mondo intero nell’abisso.
Il giorno dopo l'attacco israeliano all'Iran del venerdì 13 giugno, un misterioso aereo cargo è partito dalla Cina. Il giorno successivo, un secondo aereo è decollato da una città costiera cinese, e lunedì un terzo volo è partito da Shanghai, per un totale di tre voli in tre giorni. Tutti e tre gli aerei erano Boeing 747 cargo, spesso utilizzati per il trasporto di equipaggiamento militare e spedizioni governative. Gli aeromobili hanno spento i loro transponder prima di entrare nello spazio aereo iraniano, rendendoli invisibili ai radar e ai sistemi di tracciamento commerciali. 
Secondo il Wall Street Journal, Teheran ha ordinato da Pechino grandi quantità di perclorato di ammonio, sufficiente per produrre potenzialmente fino a 800 missili balistici. La Cina ha anche venduto all'Iran e agli houthi motori per droni, moduli di guida GPS per missili balistici, elettronica e altro ancora. 
Ma mentre cresce la pressione su Trump per ottenere l’approvazione del congresso in vista dell’inizio di una nuova grande guerra, ora il tycoon tentenna, spiegando alla Cnn di aver “un’idea” su cosa fare, tuttavia “le cose cambiano rapidamente e si può andare da un estremo all’altro".
Ha in ogni caso escluso qualsiasi possibilità di includere la Russia in un processo di mediazione quanto mai urgente. "(Vladimir Putin, ndr) si è offerto di mediare, e io gli ho detto: 'Fammi un favore, media tu stesso. Prima mediamo con la Russia, ok?'", ha riferito, nel merito, il miliardario newyorchese ai giornalisti alla Casa Bianca.  


trump dep 238127118

Donald Trump 

Il tycoon caduto nella trappola di Israele adottando la fantasia dell’arricchimento zero

Gli ultimi giorni che hanno preceduto l’inizio dell’operazione Rising Lion sono state caratterizzati da un flusso ininterrotto di dichiarazioni folli e contraddittorie. 
Mentre Israele sosteneva che l'Iran fosse a 6 mesi dalla produzione di 10 bombe atomiche, con 2.000 missili pronti a trasportarle - affermazioni sposate poi a spada tratta dal nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani - i servizi segreti degli Stati Uniti - riporta la Cnn - sapevano che Teheran non stava costruendo ordigni atomici. Una realtà corroborata dalle recenti dichiarazioni del capo dell’AIEA, Rafael Grossi: "Non abbiamo trovato, in Iran, elementi che indichino l'esistenza di un piano sistematico per la costruzione di un'arma nucleare. Non abbiamo visto elementi che consentissero a noi ispettori di confermare che un'arma nucleare fosse in fase di fabbricazione o produzione da qualche parte in Iran”.
Secondo il vicepresidente esecutivo del Quincy Institute, Trita Parsi, la richiesta dell’ex presidente Donald Trump - secondo cui l’Iran avrebbe dovuto rinunciare del tutto all’arricchimento dell’uranio - è stata il punto di partenza della crisi attuale.
"Gli israeliani sapevano benissimo che Teheran non avrebbe mai accettato una simile resa, a meno di non essere costretta con la guerra", ha scritto Parsi su X, aggiungendo che quella posizione negoziale così rigida ha fatto naufragare i colloqui, generando profonda frustrazione nell’amministrazione Trump.
Successivamente, prosegue Parsi, Israele avrebbe convinto Trump a concedere l’autorizzazione a colpire l’Iran, con l’obiettivo di costringerlo a una posizione più conciliante. Tuttavia, come prevedibile, i bombardamenti non hanno fatto altro che irrigidire la risposta di Teheran, che ha reagito lanciando missili contro Israele. 
Nel giro di uno o due giorni, riferisce ancora Parsi, Israele è tornato a sollecitare l’intervento diretto degli Stati Uniti per fermare l’escalation militare. A suo avviso, tutto questo era parte di un piano ben congegnato fin dall’inizio da parte israeliana.
Ma probabile che Trump, più che vittima degli inganni di Netanyahu, sembra ormai burattino del quel potere sionista, che ormai è il partito dalla guerra che domina gli Stati Uniti.  


israele bomb frame

Israele ha fretta di coinvolgere gli Stati Uniti. Difesa aerea per 10-12 giorni

Tel-Aviv mostra la sua solita imperturbabile sicurezza negli scontri in corso, sostenendo di aver notevolmente ridotto la capacità dell'Iran di lanciare armi e missili, ed è per questo che ce ne sono meno che riescono a passare. Tuttavia, alcuni analisti ritengono che la diminuzione del volume di fuoco iraniano possa essere parte di una strategia tattica: Teheran starebbe volutamente contenendo l’uso delle armi più avanzate, testando le difese israeliane e consumandole lentamente in vista di un’offensiva più intensa.
Nel frattempo, la situazione a Tel Aviv appare leggermente meno tesa. Le autorità hanno abbassato il livello di allerta: da questa sera sono consentiti piccoli assembramenti (fino a 30 persone), seppur le scuole restino chiuse. Molti cittadini stanno tornando negli uffici e nei negozi dotati di rifugi, segnale che il governo considera ora il rischio più gestibile - o, perlomeno, più prevedibile.
Ma dietro questo apparente allentamento si cela una realtà preoccupante. Secondo un'inchiesta del Washington Post, le scorte di missili intercettori israeliani - fondamentali per la difesa aerea - basterebbero solo per altri 10-12 giorni. Superata quella soglia, Israele dovrebbe iniziare a razionare le munizioni, riducendo la propria capacità di intercettazione.
Gli esperti sospettano che l’Iran stia deliberatamente lanciando piccoli gruppi di missili - spesso 3-5 per ondata - per obbligare Israele a rispondere con 10-15 intercettori per volta. Ogni missile del sistema THAAD costa almeno 12 milioni di dollari, mentre un missile ipersonico iraniano Fattah-1 ne costa circa 200.000. Se per neutralizzarne uno servono 12 intercettori, Israele finisce per spendere fino a 144 milioni di dollari per fermare un solo missile.
Questo rapporto costi-benefici rende lo scontro insostenibile nel lungo periodo. Se l’Iran continuerà a mantenere questo ritmo, lo spazio aereo israeliano potrebbe diventare vulnerabile nel giro di due settimane, lasciando campo libero ai missili balistici a combustibile solido iraniani, più grandi e letali. 

Foto di copertina: il generale Michael Kurilla con altri ufficiali israeliani a Gerusalemme © Imagoeconomica

ARTICOLI CORRELATI

Sull'orlo del baratro. Trump chiede ora la capitolazione dell'Iran e valuta di entrare in guerra

Guerra Iran-Israele: ecco il buffone Donald Trump al servizio delle lobby delle armi
di Giorgio Bongiovanni

Vicini all'apocalisse nucleare. Media israeliani: Trump pronto a entrare in guerra con l'Iran

La guerra si intensifica, Netanyahu cerca ora di trascinare Trump nell'abisso ad ogni costo

L'attacco israeliano cancella gli accordi sul nucleare. Tel Aviv nel vicolo cieco della guerra totale

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos