Il tycoon: “L’Iran dovrebbe parlare di de-escalation prima che sia troppo tardi”. Teheran: “Se vuole fermare la guerra metta a tacere Netanyahu”. Bibi ora medita di uccidere Khamenei
Il mondo è ancora appeso ad un filo, come forse non lo era mai stato finora, mentre di giorno l’Iran viene dilaniato dai bombardamenti israeliani e, nella notte, Tel Aviv sperimenta l’impotenza delle sue difese alle saette distruttive dei missili ipersonici che fendono i cieli senza trovare ostacoli. Una fonte statunitense ha riferito all'emittente israeliana i24 che sono in corso gli ultimi preparativi per l'ingresso degli Usa nella guerra tra Iran e Israele.
"Il presidente Trump ha dato il via libera all'ingresso in guerra contro l'Iran", ha dichiarato la pubblicazione, citando un funzionario americano, spiegando che il CENTCOM statunitense sta spingendo per una guerra con l'Iran, tuttavia “alcuni alti funzionari dell'amministrazione Trump si oppongono ancora”.
Solo indiscrezioni per ora che definiscono lo scenario peggiore di escalation del conflitto, secondo la BBC. Una deriva che potrebbe significare l’entrata di Russia/Cina per fornire supporto alleato iraniano, una pedina fondamentale per gli equilibri del Medio Oriente.
Anche al vertice G7 di Banff, in Canada sono emerse delle divergenze clamorose tra i leader occidentali. "È stato riferito che il presidente Trump non vuole firmare una dichiarazione sulla de-escalation", ha affermato il caporedattore diplomatico di Al Jazeera, James Bays, segnalando inoltre che “ci sono i paesi europei” che parlando di “diplomazia, ma dicono sempre che Israele ha il diritto di difendersi. Dall'altro lato, c'è il Giappone, l'unico paese non occidentale del G7, che ha condannato fermamente l'attacco israeliano quando è avvenuto venerdì”.
Nel frattempo la portaerei USS Nimitz, una delle più grandi navi da guerra del mondo, ha lasciato il Sud-est asiatico dopo aver annullato il piano di attracco in Vietnam e si sta dirigendo verso il Medio Oriente.
Un funzionario vietnamita rimasto anonimo ha confermato all'agenzia di stampa AFP che il ricevimento previsto a bordo della portaerei per il 20 giugno, nell'ambito della visita prevista della nave a Da Nang, in Vietnam, dal 19 al 23 giugno, è stato annullato.
Il motivo era espresso in una lettera dell’ambasciata statunitense in cui si annunciava che il Pentagono aveva annullato l'evento a causa di "un'urgente necessità operativa". A destare ulteriore allarme è lo schieramento da parte dell’Aeronautica americana di oltre 30 aerei cisterna KC-135 e KC-46 sull'Atlantico, un numero mai registrato prima.
Nel mentre, lo stesso presidente USA sostiene che Teheran dovrebbe discutere di una riduzione delle ostilità con Israele e dovrebbe farlo immediatamente "prima che sia troppo tardi".
"Direi che l'Iran non vincerà questa guerra... e dovrebbero parlarne immediatamente prima che sia troppo tardi", ha detto ai giornalisti all'inizio di un incontro con il primo ministro canadese Mark Carney, a margine del vertice del G7 a Kananaskis.
D’altra parte l’ex impero persiano rilancia sulle responsabilità dell’aggressore che dovrebbe essere tenuto a bada dal suo alleato a Washington.
Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha definito il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu "un criminale di guerra" e ha affermato che il primo ministro israeliano sta deliberatamente provocando la guerra per bloccare una svolta diplomatica tra Iran e Stati Uniti.
Per Bibi estendere il conflitto era una questione di sopravvivenza, data la contingenza dei processi che lo vedono imputato e la crisi di governo innescata dalla legge sulla coscrizione degli ultraortodossi. Ed ecco che in un momento in cui Stati Uniti e Iran si preparavano a riprendere i colloqui sul nucleare in Oman, Netanyahu ha lanciato l’Operazione Rising Lion, il 13 giugno.
Araghchi ha assicurato che le forze armate iraniane continueranno a reagire "finché sarà necessario per garantire che non prendano più di mira il nostro popolo", aggiungendo che se il presidente degli Stati Uniti Donald Trump "crede davvero nella diplomazia" e vuole fermare la guerra, allora "basta una telefonata da Washington per mettere a tacere (il premier israeliano, ndr)".
Solo questa azione “potrebbe aprire la strada a un ritorno alla diplomazia", ha concluso il ministro, precisando che non è stato l’Iran ad iniziare la guerra.
In ogni caso, secondo Barbara Slavin, illustre ricercatrice presso lo Stimson Center di Washington, DC, la proposta avanzata dagli Stati Uniti durante i negoziati sul nucleare con l'Iran sarebbe stata inevitabilmente respinta dalla parte iraniana.
"Il problema è che Trump si è lasciato influenzare dagli israeliani al punto che le richieste avanzate dagli Stati Uniti all'Iran, la proposta avanzata, erano massimaliste: nessun arricchimento dell'uranio sul suolo iraniano", ha detto l’esperta al quotidiano Al Jazeera, spiegando che l’idea stessa di un Iran che avrebbe accettato di rinunciare all’arricchimento dell’uranio è sempre stata irrealistica. Slavin ha infine evidenziato come Trump abbia finito per adottare la strategia di Netanyahu, pur nella sua apparente contraddizione: "Ha apparentemente accettato la logica di Netanyahu secondo cui in qualche modo questi attacchi militari avrebbero convinto l'Iran a tornare al tavolo delle trattative e ad accettare ciò che non aveva accettato prima".
Il tycoon sembra sempre più soggetto ad altri poteri guerrafondai dell’entità sionista che premono per un grande conflitto globale.
Netanyahu medita di uccidere il leader supremo dell’Iran
Perso nel delirio di onnipotenza ormai fuori controllo Netanyahu, intanto, medita di alzare la posta in gioco puntando all’eliminazione della leadership politica, minando ulteriormente qualunque spiraglio diplomatico.
"Non aggraverà il conflitto. Lo porrà fine", è arrivato a dire in un'intervista con ABC News, quando gli è stato chiesto se un'azione del genere fosse sul tavolo. Secondo il premier israeliano "stiamo facendo ciò che dobbiamo fare. Abbiamo avuto mezzo secolo di conflitti diffusi da questo regime che terrorizza tutti in Medio Oriente".
Benjamin Netanyahu © Imagoeconomica
E poi l’assoluto capovolgimento della realtà arriva al suo apice. "La guerra infinita è ciò che vuole l'Iran, e ci sta portando sull'orlo di una guerra nucleare. In realtà, Israele sta impedendo tutto questo, ponendo fine a questa aggressione, e possiamo farlo solo opponendoci alle forze del male".
Israele ha fallito il primo colpo fatale e ora è ostaggio di una guerra lunga che non può vincere
Nella realtà, Netanyahu non sa come uscire da uno stallo da cui può uscire vincitore solo trascinando l’alleato in un conflitto su vasta scala dagli esiti imprevedibili.
Solo Washington dispone delle cluster-bomb in grado di penetrare a decine di metri in profondità, dove si trovano i principali siti di arricchimento dell’Uranio.
L'Iran detiene infatti il più grande programma missilistico del Medio Oriente, con migliaia di missili balistici disponibili con gittata e velocità variabili. Al ritmo attuale, potrebbe probabilmente continuare ad attaccare Israele per settimane, un tempo sufficiente per causare danni significativi.
Bombardata la Tv iraniana
Nella giornata di oggi, nel frattempo, l'intensificazione drammatica degli scontri ha portato il conflitto a livelli senza precedenti.
Un attacco israeliano ha colpito la sede della televisione di Stato iraniana (IRIB) a Teheran.
Un raid punitivo avvenuto dopo un avvertimento lanciato oggi dal Ministro della Difesa israeliano Israel Katz, che ha dichiarato: "Il portavoce della propaganda e dell'incitamento iraniani è sul punto di scomparire. L'evacuazione dei residenti nelle vicinanze è iniziata".
Mentre era in corso una trasmissione in diretta, sono arrivati i primi missili che si sono abbattuti sui giornalisti all’interno dell’edificio. La giornalista Sahar Emami è stata costretta ad abbandonare lo studio tra polvere e detriti, per poi tornare in onda dopo pochi minuti dichiarando che "la voce della realtà non verrà spenta". Il giornalista iraniano Younes Shadlou ha affermato che molti dei suoi colleghi si trovavano ancora all'interno della sede della televisione di Stato iraniana quando è avvenuto l'attacco israeliano.
"Non so quanti dei miei colleghi siano ancora dentro in questo momento", ha riferito dall'esterno dell'edificio in fiamme.
L’esercito israeliano ha annunciato inoltre di aver condotto un attacco contro un’infrastruttura missilistica terra-terra situata nell’Iran occidentale, in risposta agli intensi lanci iraniani delle ultime ore.
Poco prima, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) avevano comunicato di aver preso di mira due caccia F-14 iraniani di stanza presso un aeroporto nei pressi di Teheran. Secondo fonti militari, i velivoli erano pronti a decollare per intercettare gli aerei israeliani in azione e sarebbero stati distrutti in un’azione preventiva.
Ma anche sul fronte interno, i danni delle incursioni iraniani si fanno sempre più intensi. La città di Haifa continua a fare i conti con le conseguenze del massiccio bombardamento iraniano della notte precedente. Le immagini trasmesse da Al Jazeera mostrano la centrale elettrica della città ancora in fiamme, con dense colonne di fumo visibili a chilometri di distanza.
Il Bazan Group, che gestisce la raffineria di Haifa, ha confermato che l'attacco ha provocato danni gravi a una turbina e costretto alla chiusura dell'intero impianto e delle sue filiali. Tre dipendenti sono stati uccisi nell’esplosione e sono attualmente in corso procedure di emergenza per evitare il collasso energetico nell’area settentrionale del Paese.
Il ministero della Salute iraniano ha aggiornato il bilancio delle vittime a 224 morti e 1.257 feriti dall'inizio degli attacchi israeliani del 13 giugno. Il governo iraniano ha precisato che il 90% delle vittime sono civili, con almeno 45 donne e bambini uccisi nei raid israeliani.
Dal lato israeliano, il bilancio ufficiale parla di 24 morti e 631 feriti dall'inizio del conflitto. Le autorità israeliane riferiscono che l'Iran ha lanciato complessivamente 370 missili balistici contro Israele, di cui 30 hanno colpito direttamente il territorio.
Foto di copertina © Imagoeconomica
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