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La città di Tel Aviv non aveva mai assistito ad una notte dove lampi e fiamme dai cieli scuotessero in modo così dirompente la quotidianità di una nazione abituata ad assumere una fede assoluta nel brutale apparato militare del Paese. 

Sembrano i gli ultimi bagliori di una civilità consegnata all'autoannientmento. "Credo che Israele promuoverà una sorta di guerra eterna. Non può uccidere tutti gli arabi e gli iraniani, però ormai sogna di farlo o almeno di sottometterli", ha dichiarato Jeffrey Sachs, docente alla Columbia University intervistato dal Fatto Quotidiano. 

Alla domande su una possobile escalation che deflagrii in una terza Guerra Mondiale ha risposto con tono funereo."Sì, più vicini che mai,  I nostri governi si comportano come bambini che giocano con i fiammiferi. E stanno appiccando un fuoco che non sarà facile spegnere".

Nel frattempo Israele inizia a vivere su di sè gli aspetti della guerra più brutali e le scene delle rovine di Gaza sembrano lentamente replicarsi anche nelle città finora inviolate. Nelle ultime ore Teheran ha lanciato oltre 70 missili, colpendo la città portuale di Haifa e causando gravi danni agli oleodotti e alle linee di trasmissione della raffineria di petrolio di Bazan, la più grande del Paese. In seguito all'annuncio, le azioni Bazan sono scese del 2,8 percento alla Borsa di Tel Aviv. Inoltre, la città di Bat Yam ha riportato i danni più significativi, con oltre 60 strutture colpite dai missili iraniani. È stata confermata la distruzione dell'Istituto Weizmann, a Rehovot, il più importante centro scientifico israeliano affiliato alle IDF. 
Altri missili hanno attaccato la base aerea di Nevatim nel deserto del Negev, dove sono di stanza i caccia F-35I Adir di quinta generazione dell'aeronautica militare israeliana. 
Il bilancio delle vittime israeliane ha raggiunto almeno 13 morti e 380 feriti dall'inizio del conflitto. 
Gli ultimi raid di Teheran hanno visto l’utilizzo di armi micidiali che hanno scosso, con il loro impatto fulmineo sulle città, il senso di superiorità e in un certo senso di “impunità” della nazione. L’Iran ha utilizzato principalmente missili balistici della famiglia Kheibar, considerati tra le armi più tecnologicamente avanzate dell'arsenale iraniano. Questi sistemi rappresentano la quarta generazione della famiglia Khorramshahr e possono raggiungere una gittata di 2.000 km con una testata da 1.500 kg. Sono inoltre in grado di sfiorare velocità di Mach 16 al di fuori dell'atmosfera e Mach 8 all'interno, permettendo loro di colpire bersagli in pochi minuti. L'Iran afferma di aver utilizzato anche il nuovo missile balistico guidato "Haj Qassem", presentato come capace di superare sistemi di difesa come il THAAD americano e i sistemi Patriot israeliane, grazie alle sue testate manovrabili. 
Il bilancio delle vittime israeliane ha raggiunto almeno 13 morti e 380 feriti dall'inizio del conflitto. 
D’altra parte l'Aeronautica militare israeliana ha condotto nelle ultime ore nuovi raid contro siti missilistici in Iran, inclusi depositi e rampe di lancio nella regione occidentale del Paese. Secondo le Forze di Difesa Israeliane (IDF), circa 50 caccia hanno sorvolato i cieli di Teheran per tutta la notte tra sabato e domenica, colpendo obiettivi strategici legati al programma nucleare iraniano. 





Le immagini satellitari scattate da Planet Labs PBC e analizzate dall'Associated Press mostrano diversi edifici danneggiati o distrutti, compreso l'impianto di arricchimento di Natanz, dove l'Iran ha arricchito l'uranio fino al 60%.  
Tuttavia, secondo la AIEA e fonti israeliane, non ci sono prove di un attacco fisico diretto alle sale sotterranee a cascata, che ospitano parte dell’impianto pilota e l’impianto principale di arricchimento del combustibile. 
Gli attacchi hanno colpito anche il quartier generale del Ministero della Difesa iraniano a Teheran, con l'IDF che ha confermato di aver preso di mira gli uffici centrali. Attorno alle 11 italiane del 15 giugno, Israele ha inoltre effettuato attacchi contro un'altra struttura del ministero della Difesa iraniano nella città di Isfahan.
Complessivamente, a seguito delle incursioni della cosiddetta operazione Rising Lion, in Iran si contano oltre 400 morti confermati, circa 650-900 feriti. Di questi, almeno 60 sono i civili uccisi in un complesso residenziale a Teheran, inclusi 20 bambini. 

Netanyahu nel vicolo cieco della guerra esistenziale, solo con il supporto Usa

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu – incalzato dalla crisi di governo, prossimo a cadere a causa del disaccordo sulla legge di coscrizione obbligatoria per gli uomini ultraortodossi – ha fatto di tutto per trascinare l’attuale amministrazione Usa nel conflitto. Poco prima che si concretizzasse l’accordo sul nucleare tra Teheran e Donald Trump, Bibi ha abilmente sfruttato le divisioni all'interno dell'amministrazione americana riguardo alla politica iraniana. 
A questo proposito, il tycoon, in precedenza, aveva licenziato il suo consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz perché "stava coordinando con i funzionari israeliani su come sarebbero stati gli attacchi congiunti USA-Israele contro l'Iran e lo stava facendo senza il permesso del presidente". 
Netanyahu ha calcolato che, una volta iniziati gli attacchi contro l'Iran, il presidente americano sarebbe stato costretto a sostenere Israele per evitare di apparire debole. Come analizzato dal quotidiano New Statesman, "sembra aver scommesso che, di fronte alla rappresaglia dell'Iran, Trump subirà una pressione immensa, persino irresistibile, da parte dei molti alleati influenti di Israele negli Stati Uniti per non lasciarlo senza protezione". 
Ora il miliardario newyorchese sembra incapace di mostrare una linea politica coerente e appare combattuto tra la sua volontà negoziale e l’assoggettamento alla guerrafondaia entità sionista. 
In un'intervista ad ABC News, ha affermato che "è possibile che veniamo coinvolti" nel conflitto tra Israele e Iran, pur ribadendo che attualmente gli Stati Uniti "non sono coinvolti" direttamente.  In seguito Trump si è mostrato ottimista sulla possibilità di una risoluzione del conflitto, sottolineando che sono in corso molte telefonate e incontri per favorire un accordo tra le parti. Tuttavia, fonti israeliane hanno precisato che, al momento, non esiste una proposta concreta di cessate il fuoco e che non ci sono reali pressioni su Israele affinché interrompa le operazioni militari. Ultime indiscrezioni della Reuters, sottolineano inoltre che il tycoon avrebbe posto il veto al piano israeliano di assassinare la guida suprema Ali Khamenei.  


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Vladimir Putin © Imagoeconomica


Trump si è infine detto favorevole all'ipotesi che il presidente russo Vladimir Putin possa fungere da mediatore tra Iran e Israele. Secondo il presidente Usa il leader del Cremlino "è pronto" e che i due leader hanno discusso a lungo della questione: "Mi ha chiamato per parlarne. Ne abbiamo parlato a lungo”. Effettivamente, solo il presidente russo, oltre a detenere un’indiscussa e ferma leva diplomatica è l’unico che può effettivamente mediare per fermare l’escalation in corso. Mosca, infatti, ha relazioni strette anche con Israele e anche per questo non ha interesse che Teheran sviluppi armi nucleari, quanto piuttosto che mantenga una certa capacità di arricchimento per usare l’Alleato come leva negoziale senza rischiare di destabilizzare il Medio Oriente. 
Senza l’aiuto statunitense Israele rischia di soccombere in una guerra lunga con l’acerrimo nemico. L'Iran detiene infatti il più grande programma missilistico del Medio Oriente, con migliaia di missili balistici disponibili con gittata e velocità variabili. Al ritmo attuale, potrebbe probabilmente continuare ad attaccare Israele per settimane, un tempo sufficiente per causare danni significativi, a cui la sua popolazione non è abituata dopo anni in cui è stata esposta solo ad attacchi da parte di gruppi armati più deboli nella Striscia di Gaza, in Libano e nello Yemen. 
Ma, probabilmente, alla fine l'Iran sarà tentato a cercare una via d'uscita che porrebbe fine a un conflitto che potrebbe potenzialmente degenerare in una guerra regionale contro due potenze nucleari (Israele e Stati Uniti) e causare danni incalcolabili alla propria economia. 
In vista di un possibile coinvolgimento Usa il governo di Teheran ha già chiarito che ricambierà se Israele cesserà i suoi attacchi, ed è disposto a riprendere i colloqui sul nucleare con gli Stati Uniti. "Una volta che questi attacchi [israeliani] cesseranno, naturalmente ricambieremo", ha dichiarato domenica il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi

Foto di copertina © Imagoeconomica

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