Margherita Furlan e Giorgio Bongiovanni denunciano il ruolo dell’Occidente nel caos globale, difendendo l’ultimo slancio di verità che può fermare la corsa verso il baratro
“Viviamo giorni di grande avvitamento nella crisi internazionale. Ci sono stati attacchi nei giorni scorsi contro la triade nucleare russa, quindi viviamo in una situazione molto rischiosa che pretende una risposta di Vladimir Putin”. E ancora: “A Gaza c’è un genocidio. In America appoggiano Israele in tutto e per tutto perché non comandano i presidenti, comandano le grandi famiglie ebree sioniste che hanno nelle mani l’economia. Le stragi in Italia le ha commesse la Cia. Le braccia erano i mafiosi e i terroristi neri”.
Con queste parole, la fondatrice di Casa del Sole Tv, Margherita Furlan e il direttore di ANTIMAFIADuemila, Giorgio Bongiovanni hanno aperto la conferenza “Guerra e Pace”. Un’occasione per aprire un varco di verità che può ridare al popolo la dignità di esistere e di alzare lo sguardo sulle proiezioni orrorifiche del prossimo futuro, a cui ci sta conducendo un potere mondiale ormai completamente perso nella follia.
L’incipit della Furlan fa riferimento all’operazione, Spider Web, dove Kiev avrebbe colpito cinque basi aeree russe, tra cui Belaya (Siberia, 4.000 km dal confine), Olenya (Murmansk), Diaghilevo (Ryazan) e Ivanovo, dove erano stanziati bombardieri Tu-95, Tu-22M3 e aerei da sorveglianza A-50. Sono almeno una decina, secondo le ultime stime, i velivoli strategici russi danneggiati in un’azione che arriva proprio 24 ore prima che si tenessero i negoziati di Istanbul. Un colpo arrivato in diretta violazione della dottrina nucleare russa e che rappresenta un evidente tentativo di sabotare gli accordi, nonché innescare una violenta reazione del Cremlino che trascini nuovamente gli Stati Uniti nelle fiamme dell’escalation.
Margherita Furlan, Marco Grilli e Giorgio Bongiovanni
Fortunatamente, Putin “sappiamo che è una persona saggia ed è uno scacchista - ha continuato la giornalista - Abbiamo delle speranze che dipendono da punti interrogativi che sono Donald Trump e Vladimir Putin; delle schegge impazzite che in qualche modo possono cambiare le sorti del mondo e dell’umanità. Se al posto di Putin ci fosse stato Medvedev o qualche altro falco russo a quest’ora non saremmo qui a parlare”.
Qualche mese fa, il pericolo di una deriva del conflitto oltre il punto di non ritorno è stato ancora più pressante.
“L’anno scorso Putin ha lanciato il missile Oreshnik e lì abbiamo capito che eravamo vicini alla Terza Guerra Mondiale. Pochi mesi dopo quando è arrivato Donald Trump alla Casa Bianca si sono aperti dei varchi di verità”, ha proseguito la Furlan che ha parlato di una tregua, di “anni in più per poter vivere, per riallacciare i rapporti culturali e capire come poter vivere nel resto del Mondo”.
Ha portato l’esempio del recente vertice dei Brics a Kazan, molto trattato nel volume presentato durante la serata. Il gruppo rappresenta oggi circa il 36-41% del PIL mondiale (PPA), in netta crescita rispetto al 1990, mentre il peso del G7 nel reddito globale è sceso al 29%. Comprende oltre il 51% della popolazione terrestre (più della metà) e detiene il 40% della produzione globale di petrolio. Solo i cinque membri originali (Cina, Russia, India, Brasile, Sudafrica) pesano per il 33,8% del PIL mondiale PPP. Nella città russa, le delegazioni di 36 Paesi (22 capi di Stato) hanno rafforzato l’idea di un blocco “laboratorio del futuro”, non dichiaratamente anti-occidentale ma semplicemente “non-occidentale”. In quell’occasione Vladimir Putin ha sottolineato che il BRICS può contrapporsi ai valori euro-occidentali non come un nemico ma come alternativa, costruendo rapporti basati su nuovi princìpi di parità.
“A Kazan ho avuto modo di vedere cosa succede nell’altra parte del mondo dopo la nuova cortina di ferro che si è creata, peggiore di quella di Berlino. Lì ho notato la volontà di fare politica, la politica significa “do ut des”, ha proseguito la fondatrice di Casa del Sole Tv, che ha poi lanciato un forte appello per usare questa tregua apparente per ritrovare lo strumento del dialogo, contrapposto alla dottrina imperante del riarmo.
“Se le istituzioni non riusciranno (a crearlo, ndr) … Dobbiamo essere noi a riuscire a creare una squadra di intellettuali che possano andare in missione e dialogare con chi è disposto ad accettare le nostre idee di pace… L’Italia è uno di quei Paesi al centro di un grande mare. Siamo al centro del Mediterraneo, siamo gli unici titolati a dialogare con i Paesi panarabi e con il Nord Africa. Non è vero che l’Italia non conta nulla sulla scena politica internazionale… Dobbiamo elevare la forza dello spirito del popolo italiano ed europeo”.
Bongiovanni: la guerra in Ucraina è la guerra della NATO in Occidente contro la Russia
In seguito è intervenuto il direttore di ANTIMAFIADuemila Giorgio Bongiovanni che ha subito introdotto il tema del sanguinoso conflitto che sta dissanguando il continente, ricordando il prezioso contributo dato dal giornalista Giulietto Chiesa.
“Ha speso tutta la sua vita cercando di salvare il salvabile nella società, nella politica, cercando di dire la verità, a partire dall’11 settembre, dove Giulietto è stato uno dei primi giornalisti a raccontarci che era stata una farsa drammatica perché l’attentato è stato nella peggiore delle ipotesi un auto-attentato”, ha esordito Bongiovanni che è poi tornato sulla questione del conflitto tra Mosca e Kiev che in realtà cela una verità molto più grande:
“La guerra in Ucraina è la guerra della NATO in occidente contro la Russia e anche contro la Cina. I nazisti del Donbass, per conto del governo di Ucraina, cioè per conto della Cia, infiltrata da decenni in Ucraina, ha cercato in tutti i modi di prendersi quei territori e porre delle basi sofisticate per poter essere una minaccia concreta del territorio russo”, ha proseguito, evocando una verità emersa con sempre più insistenza nelle testate internazionali.
Solo pochi mesi fa il New York Times ha rivelato che proprio la Cia ha costituito ben 12 basi segrete nel Paese, a partire dal 2016. Da allora i servizi segreti americani posero in essere attività sotto copertura all’interno della cosiddetta, Operazione Goldfish, avviata in collaborazione con i servizi segreti ucraini e britannici. Tra gli obiettivi c’erano la costituzione di un’unità d’élite (Unità 2245), specializzata in operazioni occulte, tra cui la cattura di droni e apparecchiature di comunicazione russi per studiarne e decifrarne i sistemi crittografici, nonché la penetrazione all’interno della Russia, assumendo identità false e raccogliendo informazioni sensibili.
Ma il punto di non ritorno che convinse Putin alla soluzione militare fu l’imminente ingresso del Paese nella NATO. “Se avessero istallato nel Donbass delle basi militari della NATO, dei missili capaci di portare delle testate nucleari della NATO, la Russia era finita perché non aveva il tempo di rispondere con i propri missili, sarebbe stata devastata, distrutta”, ha precisato il direttore di ANTIMAFIADuemila.
Emblematiche in questo senso le parole dell’ex segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg che, alla commissione affari esteri del parlamento europeo nel settembre 2023, ammise il tentativo di Putin volto a cercare una soluzione diplomatica per fermare l’espansionismo ad Est dell’Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord, ma l’Alleanza preferì non trattare.
Israele e l’oscura rete del sionismo internazionale
La panoramica della grave situazione attuale si è poi spostata in Medio Oriente, in particolare a Gaza dove “si sta commettendo un genocidio da tanti anni”, prosegue il direttore di ANTIMAFIADuemila.
Alla base c’è il Sionismo, un’ideologia suprematista teorizzata da Theodor Herzl che giustifica la pulizia etnica in corso. Già nel 1895, il suo fondatore scrisse che per realizzare lo Stato ebraico sarebbe stato necessario "deportare la popolazione araba oltre confine".
“C’è questo fascismo che regna sovrano in certe mentalità di certi potenti che vuole cancellare un popolo. Se voi ascoltate gli interventi dei sionisti in parlamento che votano nella maggioranza di Netanyahu, voi vomitate”.
Basti ricordare che Itamar Ben-Gvir, ministro della Sicurezza Nazionale e leader del partito Otzma Yehudit, nel febbraio 2024 ha esortato l'esercito israeliano a "sparare a donne e bambini" palestinesi che si avvicinano al confine con Gaza, sostenendo che "chiunque si avvicini per danneggiare la sicurezza deve ricevere una pallottola. E ancora, Nissim Vaturi, vicepresidente della Knesset e membro del Likud, nel febbraio 2025. In un'intervista alla radio ultraortodossa Kol BaRama, ha definito i palestinesi "feccia, subumani che nessuno al mondo vuole", aggiungendo: "I bambini e le donne vanno separati, e gli adulti eliminati".
“In un altro momento storico Israele se fosse stata la Germania, se fosse stata un Paese potente come l’Italia e la Germania in 7 giorni sarebbero stati fermati. In America li appoggiano in tutto e per tutto perché non comandano i presidenti, comandano le grandi famiglie ebree sioniste che hanno nelle mani l’economia, Rockefeller è una. C’erano anche i Kennedy, ma poi qualcuno si è ribellato”, ha evidenziato Bongiovanni, menzionando poi quella cupola del potere mondiale che ha cambiato per sempre le sorti del nostro Paese.
“Le stragi in Italia le ha commesse la Cia. Le braccia erano i mafiosi e i terroristi neri. I servizi segreti americani hanno partecipato o diretto la Strage di Portella della Ginestra, la strage del Rapido 904, l’Italicus, la strage di Bologna, piazza della Loggia, Piazza Fontana, Peteano, le stragi di Falcone e Borsellino, le stragi del '93, l’omicidio del generale dalla Chiesa”.
A titolo di esempio, stando alle verità giudiziarie emerse, ricordiamo come sia ormai appurato che la strage di Piazza Fontana è stata orchestrata da gruppi neofascisti, con il supporto attivo di apparati deviati dello Stato e della CIA. È stata riconosciuta processualmente la responsabilità di Carlo Digilio, militante di Ordine Nuovo e informatore dei servizi statunitensi.
Spostandoci più ad Est, la Furlan ha evidenziato come anche il Cremlino si troverebbe in una posizione ambigua, vincolata da compromessi politici e infiltrazioni di potere legate a interessi globalisti.
“Putin non ha ceduto la Crimea, ma qualcosa doveva cedere prima o poi”, ha affermato, suggerendo che la Russia avrebbe compensato il mantenimento della penisola sul Mar Nero con concessioni altrove. “In Siria ci sono due basi russe che danno sul Mediterraneo, le ha cedute al sionismo. Vladimir Putin non è uno stupido, è uno scacchista. Vogliamo normalizzare il Medio Oriente? Cediamo la Siria”.
E ancora: “Tutti siamo sacrificabili perché prima vengono gli interessi politici… La Russia non è d’accordo (con la politica di Israele) ma fa i suoi interessi e non dice una parola perché se lo facesse potrebbero saltare delle alleanze o potrebbero ucciderlo. Gli oligarchi sionisti sono al governo con Putin. Il sionismo si trova in tutti i servizi più importanti: Mossad, Cia, MI6, FBI”.
Il leader del Cremlino, secondo la Furlan, subirebbe pressioni interne anche dall'interno del suo stesso sistema di potere: “Putin deve stare attento perché i falchi sono molto forti. Se lo avvelenassero, i generali vorrebbero fare la Terza guerra mondiale”.
Tutta la geopolitica globale è dominata da “grandi famiglie come i Rothschild e i Rockefeller, che hanno trasferito trilioni di dollari in Cina”. In questo scenario, “Putin si consulta con Xi Jinping” e decidono di non “attuare la de-dollarizzazione”, bensì di costruire “una piattaforma che permette scambi in ogni valuta e anche il dollaro”. Pechino, infatti, “detiene la maggioranza del debito americano in dollari che hanno portato lì le famiglie sioniste”.
Non mancano riflessioni sul ruolo dell’Italia e sul legame con Tel Aviv. “Noi siamo al centro del Mediterraneo e qui c’è una grande forma di potere collegata a Israele. Con il primo governo Conte furono firmati i contratti delle nuove Vie della Seta, ma due mesi dopo il governo cadde e quegli accordi furono cestinati”. A detta della Furlan, “oggi siamo cofondatori della Via del Cotone” e, curiosamente, “le merci passano attraverso di noi per andare” proprio “in Israele”.
Le mafie e il traffico d’armi
Verso la conclusione, il direttore di ANTIMAFIADuemila, ha denunciato un traffico internazionale di armi che coinvolgerebbe direttamente anche l’Italia, aprendo scenari inquietanti sulle conseguenze postbelliche per la criminalità organizzata.
Come ricordato dal procuratore Nicola Gratteri, già dopo il conflitto in ex Jugoslavia, la 'Ndrangheta sfruttò il caos postbellico per acquistare a basso costo esplosivi, fucili d’assalto e bazooka dai mercati neri locali, spesso barattandoli con cocaina o riciclando capitali attraverso società offshore.
Secondo Bongiovanni, l’‘ndrangheta avrebbe già stretto accordi operativi con la mafia ucraina e quella russa, con l’obiettivo di acquisire armamenti obsoleti ma ancora funzionanti. “Le armi che sono dislocate, obsolete, vecchie, bossoli, munizioni attive… l’Ucraina ne ha immagazzinate perché sono inutili sul campo da guerra, ma utilissime per sparare agli innocenti”, ha affermato.
Il pericolo non riguarda solo i traffici internazionali ma anche il tessuto criminale interno italiano. “L’‘ndrangheta aspetta che finisca la guerra ed ecco che scatterà l’operazione mafia, criminalità, armi”, ha spiegato, prospettando un rilancio delle mafie sul territorio nazionale. “Le mafie come Cosa Nostra ritorneranno ad essere ricche di cash, potranno tornare sul territorio ad alzare la testa e ottenere risultati più alti di quelli che ottengono oggi”.
Sul finale un accorato appello al cambiamento per formare una forza intellettuale che funga da rappresentanza per cambiare i vertici del potere.
“Il popolo deve fare una svolta. Significa che noi dobbiamo mandare a casa l’imprenditore mafioso borghese, i massoni. Dobbiamo eleggere persone che fanno gli interessi del popolo. Il popolo deve avere tutti i diritti”, sostiene Bongiovanni.
Margherita, in chiusura, ha ricordato l’importanza per ogni comunità di ritrovare la sua identità collettiva e dunque quel potere in grado di cambiare l’ordine costituito. “La rivoluzione dei popoli non esiste fino a quando il popolo non sarà forte, non avrà raggiunto la forza dello spirito di un popolo”.
Foto © Fabio Bacello
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