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Il senatore: “In commissione ha deciso di non consentire alcuna indagine conoscitiva sulla strage”

“Le belle parole non bastano”. E’ il commento, netto, che fa il senatore del Movimento 5 Stelle Roberto Scarpinato alle recenti dichiarazioni di Chiara Colosimo sulla cosiddetta “pista nera”. “Dobbiamo smetterla di cercare giustificazioni su quella stagione, vale per piazza Fontana, vale per la stazione di Bologna e per tutte quelle stragi che hanno un evidente passaggio al nero”, ha detto la presidente della Commissione Antimafia lo scorso 23 maggio, 33° anniversario della strage di Capaci. Parole che suggerirebbero un’apertura di Palazzo San Macuto nell’approfondire ogni ipotesi investigativa sulle bombe di mafia, inclusa quella dell’eversione nera pare, ma che non incantano l’attento Roberto Scarpinato che sui banchi della Commissione sta conducendo una battaglia (quasi in solitaria) affinché si accertino determinati aspetti ancora oscuri sull’attentato, a partire dal ruolo di terroristi e servizi deviati. Spunti investigativi accertati anche da sentenze ma completamente scartati dalla Commissione. Le dichiarazioni di Colosimo “sono totalmente incoerenti con i suoi comportamenti concreti”, scrive pertanto su Il Domani l’ex procuratore generale di Palermo. “In commissione ha deciso di non consentire alcuna indagine conoscitiva sulla strage di Capaci, sulla strage di via dei Georgofili, su quella di Milano in via Palestro, sugli attentati alle chiese di Roma nella notte del 28 luglio 1993, sull’attentato a Carlo Azeglio Ciampi il 2 giugno 1993, sul fallito attentato allo stadio Olimpico, nonché su piste ulteriori rispetto a quella legata all’indagine mafia-appalti per la strage di via D’Amelio”. Così facendo “non solo è andata in totale discontinuità con il metodo di lavoro unanimemente seguito dalle precedenti commissioni Antimafia, ma ha anche escluso dal lavoro di indagine non solo la ‘pista nera’, ma anche tante altre piste che, intrecciandosi con quella, riguardano gli autori dei depistaggi di stato che hanno segnato le indagini sulle stragi e la partecipazione alle stesse di soggetti esterni”. Tutti temi, ricorda Scarpinato, che “in commissione sono stati resi un tabù al punto tale da escludere anche la designazione, come consulenti della Commissione - sollecitata dal M5s - di magistrati che in passato hanno indagato sulle stragi, di esponenti della polizia che per lunghi anni si sono specializzati su tale materia. Siamo arrivati al punto che ai componenti della Commissione viene impedito di porre domande – in sede di audizione - sulle stragi del 1993, sulla loro connessione con quelle del 1992, sul ruolo di esponenti politici, come è accaduto recentemente al deputato Giuseppe Provenzano, al quale la presidente Colosimo ha ribadito che la Commissione deve occuparsi solo della strage di via d’Amelio e solo della pista cosiddetta “mafia-appalti”’. “Neppure le sollecitazioni dei parenti delle vittime delle stragi del continente del 1993 - ricorda - hanno sortito il risultato di una resipiscenza. L’esserci battuti per spingere la maggioranza politica che presidia la Commissione a indagare in tutte le direzioni indicate, depositando una memoria dettagliata di 57 pagine nel settembre del 2023, e denunciando in dibattiti e convegni la programmata inerzia della maggioranza della Commissione, ci è costato un pesante ostracismo e la presentazione di una proposta di legge finalizzata alla estromissione mia e di Federico Cafiero De Raho dai lavori”. Una proposta “messa all’ordine del giorno subito dopo che avevano depositato, pochi giorni fa, un’altra documentata memoria, che invece di essere ritenuta un contributo alla migliore conoscenza dei fatti nell’interesse di tutti, è stata considerata come una sorta di provocazione alla quale dare immediata risposta.Spero di sbagliarmi, ma i lavori di questa Commissione sulle stragi erano già conclusi prima ancora di iniziare. Questa legislatura - conclude il senatore - sarà un’occasione mancata, se non qualcosa di peggio che allontana l’obiettivo della ricerca della verità, e si dovrà sperare nel futuro per portare avanti il lavoro che a noi è stato impedito di svolgere”.

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