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Di Matteo e Gratteri: “Diremo sempre quel che pensiamo”

I due magistrati con Di Battista per l'evento di Schierarsi

La verità sulle stragi; lo stravolgimento della memoria di Giovanni Falcone; le disastrose riforme della giustizia degli ultimi anni; il silenzio che si vorrebbe imporre a colpi di legge ai magistrati; il genocidio di Gaza e l'informazione negata.
Sono solo alcuni dei temi toccati durante l'evento “Schierarsi - Dalla parte della legalità, dalla parte della giustizia”, promosso dall’associazione Schierarsi. Protagonisti assoluti Nicola Gratteri, Procuratore capo di Napoli, Nino Di Matteo, sostituto procuratore nazionale antimafia, e Alessandro Di Battista, reporter, attivista ed esponente dell’Ass. Schierarsi.
Al Teatro Totò di Napoli i due magistrati hanno ricordato Giovanni Falcone a trentatré anni dalla strage. “Attenzione a quello che sta accadendo anche la Commissione parlamentare antimafia - ha sottolineato con forza Di Matteo sollecitato sul punto da Di Battista - sembra una lettura minimalista, quasi un depistaggio istituzionale che sta avvenendo ora sulle stragi. Attenzione al calo di tensione. Noi abbiamo avuto uffici giudiziari, direzioni distrettuali antimafia, direzione nazionale antimafia, uffici di polizia, Dia, carabinieri, polizia di stato che si dedicavano in maniera molto forte con i limiti, con gli errori, con le omissioni, ma molto forte alla ricostruzione degli eventi stragisti. Oggi sembra che li dobbiamo dimenticare”. E poi ancora: della strage di Capaci “non è vero che non sappiamo niente” ma “sappiamo tanto da poter dire che ancora la verità non è completa”. “Proprio perché dai processi che si sono celebrati, dalle indagini è venuta fuori” la “responsabilità degli uomini di Cosa nostra ma vengono fuori tanti concreti elementi che fanno ritenere che assieme agli uomini di Cosa nostra sia nella fase organizzativa, sia nella fase esecutiva, sia nella fase ideativa della strategia stragista è probabile che ci fossero uomini esterni a Cosa nostra”. Sia Di Matteo che Gratteri hanno voluto ricordare i tradimenti subiti da Giovanni Falcone e l'ipocrisia di quelle stesse persone che lo criticavano e lo avversavano quando era ancora vivo, che oggi lo commemorano da morto.
“Una volta fui invitato in Sicilia - ha ricordato Gratteri - ricordo che dopo di me parlarono personaggi che in vita avevano ingiuriato e deriso, ovviamente sempre alle spalle, Falcone e Borsellino. Sono saliti i gattopardi. E noi che siamo ancora vivi dobbiamo stanare i gattopardi, non dargli tregua, guardarli negli occhi”.

Oggi c'è chi vorrebbe ridurre al silenzio i magistrati. E le scorse settimane proprio il ministro della giustizia Carlo Nordio, in una risposta scritta (non ancora pubblica) ad una interrogazione parlamentare del capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, ha annunciato sanzioni disciplinari per i magistrati e i giudici che esprimono le proprie opinioni, soprattutto se riguardano le riforme della giustizia.
“Speriamo che lo faccia - ha affermato il procuratore capo di Napoli - perché poi gli diremo anche il resto. Non ho questo problema, non mi faccio intimorire. Io ho spalle larghe e nervi d’acciaio. Non ce ne sarà per nessuno, stiano tranquilli”. Dalle intercettazioni ai bavagli alla stampa le ultime riforme della giustizia non hanno lasciato nulla di buono.
Nell’attuale clima istituzionale e politico si pretende “che il magistrato può parlare delle vicende processuali soltanto dopo che la sentenza è passata in giudicato. - ha proseguito Di Matteo - E allora ricordiamoci che Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, se fosse stata vigente la legge introdotta appunto delle riforme per tutto un continuo, Cartabia-Nordio io lo considero un'unica riforma, sarebbero stati al tempo sottoposti a procedimento disciplinare” e chi ha approvato tali riforme “almeno evitino di commemorarli”.

Parlare di ciò che avviene in Italia non ha impedito di accendere un faro su ciò che avviene anche all'estero ed in particolare nella striscia di Gaza. Sul punto proprio Alessandro Di Battista ha voluto dire la sua sul grande silenzio che coinvolge la politica, la stampa ed anche i personaggi dello spettacolo attorno al genocidio in corso ad opera di Israele. “Quasi tutti restano in silenzio - ha ribadito - Ma se chi ha il privilegio di avere una platea non lo esercita questo privilegio per denunciare una mattanza di bambini quotidiana (oggi ne hanno ammazzati altri 70), come fai a dormire di notte? Come fai a sapere che hai una possibilità di incidere un minimo? La Presidente del Consiglio dei Ministri potrebbe fare mille azioni e non dice una santa parola, ma come fa a dormire di notte? Non comprende. Di che cosa hanno paura? Di contraccolpi mediatici, dei mancati step alle carriere? Ma qua c'è gente, magistrati che hanno, come dire, hanno pagato un prezzo infinitamente superiore a qualche step di carriera. O giornalisti veri che hanno pagato un prezzo infinitamente maggiore, la vita, fatti a pezzi”.
E proprio su Gaza Di Matteo, come aveva fatto in altre occasioni, ha ribadito: “A proposito del massacro continuo e quotidiano dei palestinesi a Gaza io non posso non notare il silenzio che si manifesta ed il silenzio significa complicità. Che oggi vengono inviate armi che vengono utilizzate per quel tipo di sterminio anche significa complicità. E constatare il silenzio e la complicità del mio Paese, del nostro governo, in certi momenti mi fa vergognare di essere cittadino italiano”.

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