A Palermo un nuovo corteo antimafia popolare per commemorare la strage di Capaci: “Non chiedeteci silenzio”
La commemorazione della strage di Capaci all’Albero Falcone è stata nuovamente macchiata di vergogna. Le manganellate contro il corteo antimafia popolare che nel 2023 era arrivato in via Notarbartolo per ricordare l’attentato e per contestare l’ipocrisia di politici invitati dalla Fondazione Falcone (alcuni di questi appoggiati da soggetti vicini a Cosa nostra) sono ancora vive, ma l’iniziativa è stata comunque indetta e largamente partecipata, proprio come l’anno scorso. Quest’anno, probabilmente per scongiurare un simile episodio ma soprattutto per evitare che rappresentanti delle istituzioni venissero nuovamente fischiati, si è pensato bene di anticipare il minuto di silenzio, accusano gli organizzatori del corteo. Un fatto mai avvenuto in trentatré anni. I fiati dell’orchestra, come sempre, avrebbero dovuto suonare alle 17.58 - momento in cui Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro furono travolti dal tritolo a Capaci - quest’oggi, invece, hanno suonato alle 17.48.
Dieci minuti prima, impedendo al serpentone di assistervi. “Vergogna, traditori!”, è stato il coro lanciato immediatamente dai duemila partecipanti al corteo popolare che da Piazza Verdi si è concluso ai piedi di via Notarbartolo nel momento in cui andava spargendosi la notizia. “La Fondazione Falcone ha fatto il minuto di silenzio prima che arrivassimo e prima del tempo”, ha denunciato al megafono Andrea La Torre di Attivamente.
“Il nostro corteo è formato da studenti, lavoratori, famigliari delle vittime e sindacati, dal cuore della città. Il nostro non è un contro corteo, come è stato descritto dalla stampa, ma un corteo ‘per’. Un corteo per i diritti, per la verità e per la giustizia sulle stragi”. “Volevamo essere insieme nonostante le differenze (con la Fondazione, ndr) - ha aggiunto - ma evidentemente su questo palco c’erano dei politici che avevano paura della contestazione, quindi hanno anticipato il minuto di silenzio e sono scappati”.
Andrea La Torre
Questa, ha dichiarato ai giornalisti Marta Capaccioni di Our Voice, “è un’offesa alla città di Palermo e a tutte quelle persone che volevano fare memoria. Oggi è avvenuto un ulteriore tradimento alla memoria di Giovanni Falcone”. Eppure, nessuna resa. I ragazzi il minuto di silenzio l’hanno fatto comunque, ma da soli. La melodia è stata riprodotta dai telefoni di uno di loro, con un megafono a fare da grancassa e tutti intorno in silenzio. La vera memoria si fa così, lontana da parate sfarzose. Seguono applausi e di nuovo grida contro la Fondazione Falcone.
Roberto Scarpinato
A condannare l’episodio anche Giovanni Paparcuri, agente di scorta di Rocco Chinnici sopravvissuto alla strage di via Pipitone Federico. “Quello che è accaduto è stato vergognoso, uno sgarbo allo stesso Falcone’’, ha detto. “Il dottor Falcone non l'avrebbe permesso, se ci guarda da lassù non approverebbe. I ragazzi contestavano? Pazienza. Il dottore Falcone non è della Fondazione, è di tutti”, ha aggiunto annunciando che non parteciperà più alla commemorazione e criticando duramente Maria Falcone. La sorella del giudice, intanto, ha parlato di “mero errore” e ha escluso ogni “intenzionalità”.
Ma per le anime che quest’oggi hanno colorato le arterie principali della città si tratta dell’ennesima dimostrazione di come questa data sia intrisa di retorica e ipocrisia da parte della classe dirigente. Vere e proprie “passerelle istituzionali”, la chiamano. “Tutto quello che riguarda la storia delle stragi è qualcosa che chiama in causa mandanti, complici eccellenti e depistatori che hanno fatto parte del sistema di potere italiano”, ha affermato il senatore M5S Roberto Scarpinato ai nostri microfoni durante il corteo. “Questa verità è troppo scottante. Quindi ci dobbiamo bere la storia che tutto questo è solo opera dei brutti e cattivi Totò Riina e Bernardo Provenzano”.
Le rivendicazioni della resistenza antimafia
Le rivendicazioni delle 50 sigle aderenti alla manifestazione partono proprio da qui: dalla riscrittura in corso sulla storia delle stragi. Con una commissione antimafia concentrata solo su una delle 7 bombe di mafia che insanguinarono il paese negli anni ’90, quella di via d’Amelio, e in particolare su una singola pista investigativa (tra l’altro ampiamente smentita dalle sentenze) la richiesta è quella di impedire la cancellazione della verità sin qui accertata. E quindi nessun mandante esterno nella strage di Capaci, nessun coinvolgimento di membri dei servizi o della destra eversiva nell’attentato e nessun depistaggio.
A tutto questo la parola d’ordine del corteo, arricchito come ogni anno da musica, striscioni e performance artistiche, è stata una sola: resistere. Resistere contro i colpi di spugna passati su sentenze e testimonianze eccellenti. Resistere alle collusioni di esponenti politici con le organizzazioni mafiosi. Resistere ai decreti legge che porteranno alla repressione del dissenso e alle leggi che favoriscono, spudoratamente, mafiosi e colletti bianchi. “Il vostro Governo non è ‘in prima linea nella lotta contro ogni forma di criminalità’, ma è in prima linea nel favorirla!”, ha gridato al microfono Marta Capaccioni rivolgendosi alla premier Giorgia Meloni. Ma ce n’è per tutto l’esecutivo: Nordio, Piantedosi, Valditara, Colosimo.
“Rappresentanti di un governo impegnato a smantellare la legislazione antimafia fortemente voluta da Falcone; ad approvare riforme che favoriscono le mafie e la corruzione dei colletti bianchi; a delegittimare i magistrati che osano indagare il potere; a riscrivere la storia delle stragi con nuovi depistaggi”, ha esclamato sempre la giovane. “Siamo qui per ribadire che non fu e non è solo mafia, ma sistema di potere politico-affaristico-mafioso, come diceva Pio La Torre”, ha dichiarato ancora Andrea La Torre. “Siamo qui per dire che la nostra idea di lotta alla mafia non è meramente e stoltamente repressiva, ma chiede scuole, ospedali, spazi di socialità per i giovani”.
Ancora. “Se volete dire che siamo ‘contro’ ditelo! siamo contro mafie, corruzione, guerre, riarmo. Siamo contro le grandi opere inutili come il Ponte sullo Stretto che ‘unirà due cosche prima ancora che due coste’; siamo contro il programma politico della loggia massonica P2, che sta trovando attuazione punto dopo punto. Siamo contro le leggi bavaglio per l'informazione e contro il decreto sicurezza”.
Sonia Bongiovanni
La vitalità dei manifestanti e le loro rivendicazioni hanno infranto il muro di ipocrisia e di grigio conformismo delle commemorazioni ufficiali di questa giornata a Palermo. “Noi vogliamo il riscatto di questa terra, di tutta l’Italia e del mondo, dall’oppressione dello Stato-mafia, dall’oppressione fascista, dall’ipocrisia delle passerelle, da una memoria ipocrita che si ferma allo sterile ricordo”, ha detto Sonia Bongiovanni, fondatrice di Our Voice. Fino a quel momento, si legge nello striscione in testa al corteo, “non chiedeteci silenzio”.
Foto © Davide de Bari
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