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Anche il procuratore aggiunto sarebbe stato intercettato nell’ambito delle indagini sulle stragi del 1992

Il procuratore aggiunto della Dna, Michele Prestipino, è indagato a Caltanissetta per rivelazione di segreto d’ufficio, aggravata dall’agevolazione mafiosa. Secondo i magistrati nisseni, avrebbe riferito notizie riservate all’ex capo della Polizia, Gianni De Gennaro, ora presidente di Eurolink, il General Contractor per la progettazione e la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, e a Francesco Gratteri, consulente della società per le questioni legate alla sicurezza.
Così Gratteri, “anche per conto di De Gennaro” – si legge in un comunicato della Procura – “avrebbe già avvisato del corso delle indagini alcuni protagonisti della vicenda”. Di qui l’aggravante di aver favorito l’associazione mafiosa contestata dall’accusa.
La conversazione sarebbe stata intercettata dai carabinieri del Ros il 1° aprile 2025, mentre Gianni De Gennaro era a pranzo al ristorante “Vinando a Tor Margana”, ai piedi del Campidoglio, insieme al magistrato della Dna e a Francesco Gratteri.
De Gennaro, a scanso di equivoci, non risulta indagato: i magistrati e i carabinieri lo seguono riservatamente da mesi per provare a decifrare i misteri di un suo fedelissimo, l’ex capo della squadra mobile Arnaldo La Barbera, ritenuto il creatore del falso pentito Vincenzo Scarantino e figura centrale nel furto dell’agenda rossa del magistrato Paolo Borsellino.
Tutta un’altra storia.
Sarebbe stato proprio a quel tavolo che il magistrato, secondo gli inquirenti, avrebbe rivelato “rilevanti particolari delle indagini in corso” (relative al Ponte sullo Stretto di Messina, ndr) condotte da alcune Procure distrettuali, anche con riferimento all’uso di intercettazioni, riguardanti infiltrazioni di Cosa Nostra e della ‘Ndrangheta nella macchina organizzativa per realizzare il Ponte sullo Stretto, un progetto in cui il governo intende investire oltre 13 miliardi di euro.
Ci sono inchieste delicatissime in corso sulle due sponde dello Stretto, e la Procura Nazionale Antimafia sta coordinando ben cinque procure: Catanzaro, Catania, Messina, Reggio Calabria e Milano, che si è attivata poiché sembra che i boss stiano acquistando terreni e aprendo nuove società pronte a sfruttare ogni occasione di subappalto.
Michele Prestipino si è presentato ieri a Caltanissetta, avvalendosi però della facoltà di non rispondere. Dopo l’interrogatorio, il procuratore nazionale Giovanni Melillo ha preso un provvedimento deciso nei confronti del suo vice: “Ho provveduto a revocare con effetto immediato le deleghe di coordinamento investigativo attribuite al dottor Prestipino”, ha scritto in una nota. Nel frattempo, la difesa del magistrato, rappresentata dall’avvocato Cesare Placanica, ha annunciato che presto verrà chiesto un nuovo interrogatorio: “Riteniamo sia agevole chiarire ogni aspetto controverso relativo a una conversazione intercorsa non con imprenditori o, peggio, malavitosi, ma con il prefetto De Gennaro e un suo storico collaboratore”.
“Superati tali passaggi – continuava l’avvocato Placanica – fondamentali per il corretto esercizio della giurisdizione, saremo noi a chiedere di essere interrogati, poiché riteniamo sia agevole chiarire ogni aspetto controverso relativo a una conversazione intercorsa non con imprenditori o, peggio, malavitosi, bensì con il prefetto De Gennaro, già capo della Polizia e investigatore di punta nella lotta alla criminalità organizzata, e un suo storico collaboratore. Non servirebbe neppure aggiungere come appaia lunare e privo di ogni aderenza alla realtà anche solo ipotizzare un accostamento del dottor Prestipino a realtà criminali con cui non risulta, difatti, alcun collegamento”.
Intanto, c’è fermento alla Procura Nazionale Antimafia: Michele Prestipino è stato il vice di Melillo ed è il magistrato di cui più si fidava nel palazzo di via Giulia. Per questo gli aveva assegnato il coordinamento delle indagini su mafia e ‘Ndrangheta. Nella nota con cui ha annunciato la revoca di tutte le deleghe a Prestipino, Melillo ha voluto ribadire: “L’ufficio che dirigo e le procure che conducono le indagini relative a ogni tentativo di condizionamento mafioso delle attività d’impresa collegate alla realizzazione del Ponte sullo Stretto continueranno ad assicurare il loro comune impegno”. Tutto ciò “a garanzia dell’immagine e del buon andamento delle attività della Dna”.
Il procuratore nazionale antimafia avrebbe saputo dal procuratore nisseno Salvatore De Luca del pranzo di Prestipino, di cui non era a conoscenza. Anzi, Melillo ha offerto un elemento di valutazione ai colleghi di Caltanissetta: negli ultimi tempi, Gratteri aveva provato a contattarlo più volte, ma Melillo si è negato, si apprende da ‘Repubblica’.
A quel punto, dopo l’incontro con Melillo, la Procura di Caltanissetta avrebbe preso l’unica decisione possibile: incaricare i carabinieri del Ros di monitorare quanto sarebbe avvenuto nel ristorante il 1° aprile.

Foto © Imagoeconomica

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