Al convegno ANPI all’Ecomuseo del Mare di Palermo, Scarpinato, Speranzoni, Limiti e Mondani discutono di una nuova resistenza a difesa della Costituzione
La strategia della tensione, gli anni della P2, l’avanzata degli epigoni dell’eversione nera al potere del Paese, e poi ancora la democrazia e la pace. Sono solo alcuni dei temi attorno ai quali si è sviluppata l’iniziativa organizzata dall’ANPI, insieme ad ARCI e CGIL, lo scorso 11 aprile presso l’Ecomuseo del Mare di Palermo. “Le stragi e la Destra. Una nuova Resistenza per la Costituzione e per la Pace” era il titolo dell’evento: un lungo convegno, con ospiti illustri, promosso per celebrare l’80° anniversario della Liberazione dal nazifascismo, con particolare attenzione ai pericoli contemporanei per la Costituzione e al vento bellicista che si sta diffondendo in Europa.
Un dibattito su una lunga stagione della Repubblica, segnata da una precisa strategia elaborata da forze occulte e neofasciste, volta a mutare la natura stessa della democrazia italiana. Tra gli ospiti: Stefania Limiti, giornalista e scrittrice; Paolo Mondani, giornalista RAI-Report; Andrea Speranzoni, avvocato delle vittime della Strage di Bologna; e Roberto Scarpinato, senatore della Repubblica ed ex procuratore generale di Palermo. A coordinare l’incontro, Armando Sorrentino, vicepresidente ANPI Palermo.
Ad aprire la discussione è stato Mario Ridulfo, segretario CGIL Palermo, che ha sottolineato la necessità di una nuova Resistenza, fondata sulla forza dell’intelligenza collettiva e sulla determinazione e passione delle coscienze libere e antifasciste. Gli unici antidoti, ha affermato, capaci di "contrastare una deriva politica e sociale che vuole riportare indietro le lancette della storia e aprire alla guerra come soluzione alle crisi economiche generate dal liberismo selvaggio". Poi la parola agli ospiti.
“Ci troviamo in una fase che non è di normale dialettica politica – ha dichiarato Scarpinato –. La normale dialettica politica si svolge tra forze di destra e sinistra all’interno di un quadro di valori condivisi. Ma quando emergono forze politiche che non si riconoscono in questi valori e nell’organizzazione dello Stato e della Costituzione, e che vogliono far saltare il banco, siamo in presenza di un’emergenza democratica. Si è verificato un salto di paradigma. È evidente che queste forze abbiano in odio la Costituzione e coltivino, fin dall’inizio della Repubblica, il sogno di liberarsene, come già sognavano i loro predecessori".
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Per questo motivo, ha evidenziato il senatore del M5S, la ricorrenza dell’80° anniversario della Liberazione assume oggi un significato diverso. "Chi si fosse illuso che, con la fine della Seconda guerra mondiale e la caduta di Mussolini, il Paese si fosse definitivamente liberato dal fascismo, è chiamato oggi a fare i conti con la realtà e con la verità della storia – ha detto –. Il fascismo è vivo, è vegeto, lotta tra noi: non ce ne siamo affatto liberati. Il fascismo, come concezione autoritaria e illiberale dello Stato, è sopravvissuto alla guerra e ha attraversato indenne la storia della Repubblica, assumendo i volti del neofascismo in doppio petto del Movimento Sociale Italiano, del neofascismo eversivo, del piduismo, ed è oggi al governo. Le forze politiche che compongono l’attuale maggioranza sono gli epigoni che hanno segnato la storia della Repubblica".
Da quando siede a Palazzo Madama, Scarpinato non ha mai smesso di opporsi ai progetti di riforma del governo Meloni. "Un progetto organico, di ampio respiro, portato avanti a tappe forzate – ha spiegato al folto pubblico –. Attraverso leve sinergiche: le riforme costituzionali, il premierato che mira a ridurre al silenzio un Parlamento già indebolito, la riforma della magistratura per sottrarre all’ordine giudiziario il potere di controllo, e infine il pacchetto sicurezza, definito un manifesto contro la libertà di espressione del secondo dopoguerra. Un insieme di provvedimenti che punta a intimidire il dissenso politico e sociale, con venti nuovi reati, un rafforzamento dei poteri repressivi della polizia e dei servizi segreti, toccando punte repressive mai viste nemmeno in tempi peggiori".
"Viviamo un presente durissimo", ha commentato Stefania Limiti. "Ci confrontiamo con provvedimenti di legge – presidenzialismo, separazione delle carriere, autonomia differenziata, DL sicurezza – che ridisegnano lo Stato e l’ordine pubblico in funzione di un nuovo assetto verticistico. È questo, credo, l’attacco che le forze reazionarie, già sconfitte in passato, stanno portando avanti oggi, minacciando profondamente la nostra Costituzione. Questi processi legislativi ci spingono verso una rottura profonda con il nostro ordinamento. C’è bisogno di una nuova elaborazione e di una Resistenza".
Una situazione definita da Scarpinato come “emergenza democratica”. "Ecco perché non se ne sono andati: ora cercano di realizzare per via politica lo stesso sogno che i loro avi volevano attuare con la violenza – ha aggiunto il senatore –. Ed ecco perché la Festa della Liberazione oggi ci impone di rendere onore a chi ci ha donato la democrazia nell’unico modo possibile: tornare a fare lotta di liberazione. Significa che nessuno può restare a casa ad attendere gli eventi. Bisogna combattere. Questo non è il tempo della rassegnazione: lottare significa prima di tutto tenere viva la Resistenza, viva la Costituzione, perché finché essa resterà in piedi, sapremo da dove ripartire. È come una casa: se ne sfigurano la facciata e abbattono i tramezzi, ma le mura portanti reggono, c’è ancora speranza. Ma se abbattono la Costituzione, non ci sarà più una casa comune. Si riprenderanno questo Paese, e noi non possiamo permetterlo".
Elena Pistilli, attrice
Elena Pistilli, attrice
Mario Ridulfo, segretario generale CGIL Palermo
Mario Ridulfo, segretario generale CGIL Palermo
Stefania Limiti
Stefania Limiti
Armando Sorrentino, vicepresidente ANPI Palermo
Armando Sorrentino, vicepresidente ANPI Palermo
Elena Pistilli, attrice
Elena Pistilli, attrice
Anna Bucca, ARCI Palermo
Anna Bucca, ARCI Palermo
Andrea Speranzoni
Andrea Speranzoni
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Il governo Meloni non è un comprimario in questo processo riformatore. Al contrario: è attore protagonista, anche nella riscrittura della storia giudiziaria delle pagine più oscure della Repubblica, come le stragi di mafia e quelle neofasciste. "Questa destra vuole riscrivere la storia delle stragi, a partire dal lavoro della Commissione Parlamentare Antimafia in corso – ha spiegato Paolo Mondani –. Cercano di oscurare il sistema criminale che ha visto il coinvolgimento di poteri occulti e apparati dello Stato impegnati a corrodere le istituzioni dall’interno, influenzando il corso politico del Paese".
E lo stanno facendo. Secondo l’inviato di Report, una parte consistente della responsabilità è proprio del giornalismo. "Ci sono solo mosche bianche che fanno davvero inchieste – ha aggiunto –. E allora mi domando: questa nostra insistenza nel cercare ancora la verità sulle stragi è solo il rovello di una minoranza che non vuole accettare che la battaglia contro quei poteri occulti è ormai vinta, come suggerisce qualche intellettuale? Che la mafia esiste, certo, ma è una protagonista marginale della vicenda italiana? Io penso di no. Ma se nel senso comune è passata l’idea che mafia e poteri occulti siano pericolosi ma residuali, la colpa è del giornalismo. Se di mafia si parla sempre meno, solo in maniera retorica per commemorare i morti o esaltare la cattura dei latitanti, la responsabilità è del giornalismo genuflesso".
Mondani ha lanciato un j’accuse accompagnato da una forte autocritica: "Nel nostro mondo domina l’autocensura – ha proseguito –. Si è diffusa una sorta di dipendenza culturale, iniziata con la lusinghiera vicinanza al potere economico e politico. È passata l’idea che il giornalismo debba garantire stabilità al Paese. I politici si scannano? Il giornalismo ricompone. L’economia peggiora? I giornalisti smorzano i giudizi. Guai a turbare gli italiani... E poi, la novità assoluta: il giornalismo arruolato in guerra". A 80 anni dalla vittoria contro il nazifascismo, "la memoria della guerra è troppo lontana, e le nuove generazioni non immaginano nemmeno cosa significhi – ha concluso –. Eppure, chi controlla l’informazione controlla le sorti della battaglia, perché la disinformazione è un’arte militare, e chi la pratica sono soprattutto i governi".
Serve fare memoria, dunque. Degli orrori della guerra, sì, ma anche dell’oscurità delle stragi mafiose e neofasciste che hanno destabilizzato il respiro democratico del Paese. E per fare memoria è essenziale difendere le verità storiche e processuali faticosamente conquistate. Come quella sulla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980: un vile attentato che strappò 85 vite nella sala d’attesa e ferì 216 persone. Una strage che, come ha ricordato l’avvocato Andrea Speranzoni, ha dimostrato che per certi apparati di potere "si può sacrificare la vita di 85 persone che si trovavano lì per caso, in nome di un principio incostituzionale che viola nel profondo quei valori". "Lo Stato italiano, cioè quelle sue parti che gestivano i servizi di sicurezza nel 1980, sapevano che i terroristi stavano preparando l’attentato. Il primo bonifico del 'Documento Bologna' è datato 16 febbraio 1979. Chi ha finanziato la strage del 2 agosto ha cominciato mesi prima a organizzarla sul piano economico – ha aggiunto –. Queste conquiste giudiziarie, ottenute palmo a palmo, vanno oggi protette, perché stiamo vivendo un’accelerazione improvvisa su molti piani della società, della politica, dei linguaggi, del giornalismo. Siamo di fronte a una fase indubbiamente nuova".
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Ecco perché, come hanno ribadito tutti i relatori, eventi come questo sono fondamentali per affermare l’importanza della memoria storica e della mobilitazione civile contro ogni forma di eversione, riaffermando i principi della Costituzione e della democrazia.
Foto © Paolo Bassani
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