di Aaron Pettinari e Jamil El Sadi
Ieri la manifestazione organizzata da Cinque Stelle nella Capitale
“No al riarmo!”, “No alle economie di guerra!”. E' questo il messaggio forte che viene lanciato da oltre 100 mila persone presenti ai Fori Imperiali di Roma, in nome della pace. Cittadini e cittadine che hanno risposto all'appello del Movimento Cinque Stelle che aveva chiamato a raccolta proprio per manifestare contro un piano di riarmo che butta 800 miliardi a scapito della sanità, della scuola, del lavoro, dei servizi sociali e così via.
Non ci sono solo le bandiere di partito. Ed è questo il dato più importante. Perché è chiaro che i manifestanti (non “finti pacifisti” o “putiniani”, come qualcuno ha cercato di etichettarli) sono scesi in piazza anche contro le scelte del governo Meloni.
La Capitale si è così riempita di voci, colori e speranze con il corteo che è partito da Piazza Vittorio Emanuele II, fino a raggiungere via dei Fori Imperiali, dove un palco attendeva i manifestanti per i discorsi finali. Bandiere arcobaleno della pace, vessilli del M5S, qualche bandiera rossa di Rifondazione Comunista (su via Cavour appende uno striscione “anti Ue e anti Nato”), tricolori italiani, bandiere palestinesi hanno sventolato tra la folla, accompagnate da cartelli e striscioni.
"800 miliardi per il riarmo? Significa cancellare lo stato sociale", c’è chi rivendica dalla piazza. E ancora: “Questa è la piazza giusta, non quella di Serra. Continuano a dire in tv che siamo in pericolo, ma non abbiamo capito da chi”.
Ironia e rabbia si sono alternate nei messaggi rivolti al governo. Gli slogan cantati ritmicamente hanno preso di mira la premier Giorgia Meloni, il ministro della Difesa Guido Crosetto e il leader di Azione Carlo Calenda, quest’ultimo “vincitore” tra i bersagli polemici con cori come “Chi non salta un Calenda è” e “Calenda, cancellaci sta piazza”.
Non sono mancati attacchi alla ministra Daniela Santanchè (“Daniela paga le tasse”), appelli contro la mafia (“Fuori la mafia dallo Stato”) e richieste di fermare le forniture militari a Israele (“Palestina libera”, “Stop armi a Israele”).
Tra i più scanditi, anche “Meloni e Crosetto toglietevi l’elmetto”, un grido ripetuto soprattutto dai giovani in testa al corteo.
E poi ancora la difesa dell’Onu la richiesta di un’Italia antifascista, la tutela dei diritti alla salute e la solidarietà con la Palestina. Un popolo unito nel dire basta alla guerra, con la determinazione di chi crede che la pace non sia solo un sogno, ma una scelta possibile.
Giuseppe Conte
Gli interventi ai Fori Imperiali
“Ringrazio quanti sono qui anche senza avere la tessera M5s o che non condividono alcune nostre posizioni. Vi accogliamo con grande rispetto. Abbiamo messo a disposizione questa piazza, un popolo che vuole la pace” ha detto Giuseppe Conte intervenendo dal palco. “Oggi l’Europa è debole e non ha coraggio ma è l’Europa che deve porre fine a questa guerra, altrimenti questa guerra porrà fine all’Europa - La verità dell’aggressione di Putin (che noi abbiamo condannato dall’inizio, senza se e senza ma)” è stata “utilizzata come alibi per non avanzare nessuna proposta per la pace, per evitare qualsiasi negoziato. Nessuno sforzo diplomatico convinti di continuare questo conflitto armato”. E poi ancora: “Si vogliono armare singoli Paesi in Europa, la Germania diventerà una super potenza. Riconvertire il sistema industriale significa percorrere una strada senza ritorno. Si alimenta una strategia della tensione finché la guerra, poi, arriverà davvero”. Conte ha attaccato duramente la Meloni per aver firmato con troppa facilità il piano lo scorso 6 marzo, tradendo di fatto il Paese (“La premier il 6 marzo senza mandato, senza voto, ha creato un disastro storico").
Quindi ha accusato il governo di avere due pesi e due misure rispetto a ciò che sta accadendo in Palestina. “Quando è Gaza vi girate dall'altra parte. Ci sono 50mila vittime. E voi andate a Tel Aviv ed incontrate un criminale che è al governo: Netanyahu autore di un sistematico sterminio”. “Oggi - ha concluso - si rompe quella farlocca luna di miele che ha costruito con parte degli italiani con le menzogne e con le bugie e costruiamo il primo pilastro dell'alternativa a questo governo vigliacco”. Non a caso, all'inizio del suo intervento aveva ringraziato “a chi partecipa pur non avendo la tessera M5S” e ai colleghi di centrosinistra: “Accogliamo con grandissimo rispetto tutti quelli che sono qui pur non condividendo alcune delle nostre idee”.
Alla manifestazione la segretaria del Pd Elly Schlein ha inviato una delegazione del partito, tra i quali il capogruppo al Senato Francesco Boccia. Tra i manifestanti si sono visti Moni Ovadia, Vauro, Santoro, il premio Nobel Giorgio Parisi e tanti altri.
Poi è stata l'ora degli interventi sul palco. Agli esponenti del Movimento si sono alternati Giuseppe Onufrio di Greenpeace, l’economista Usa Jeffrey Sachs, il parlamentare europeo belga di Left Marc Botenga, Elisa Sermarini della Rete dei numeri pari, il presidente di Arci Walter Massa, Emiliano Manfredonia delle Acli, padre Alex Zanotelli e Flavio Lotti della Tavola della pace, il rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari. E poi ancora Barbara Spinelli, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, Alessandro Barbero ed il direttore de Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio.
Marco Travaglio
Proprio quest'ultimo ha evidenziato come quelli che vogliono la guerra "hanno già perso e questa piazza lo dimostra. Lincoln diceva: potrete ingannare qualcuno per sempre, tutti per un po', ma non potrete mai ingannare tutti per sempre". "Nella mega propaganda hanno investito tanti soldi e teste di cavolo ma non ha funzionato, non prende, basta vedere i sondaggi, questa piazza, la disperazione di questi guerrapiattisti spaesati che non sanno più che culi leccare, sono privi di punti di riferimento, sono terrorizzati che scoppi la pace perché se scoppiasse sarebbe evidente che non ci hanno capito nulla e la guerra l'hanno persa loro, sono scemi di guerra", ha proseguito senza freni: "La loro preoccupazione non è mai stato salvare le vite degli ucraini, quella era la nostra preoccupazione, ma salvarsi la faccia e il culo che tra l'altro spesso coincidono". "Trump - ha osservato Travaglio - fa orrore a tutti ma è l'unico negoziato che abbiamo, altri non ne vedo".
Tra chi vuole la guerra, il direttore del Fatto Quotidiano ha annoverato l'Europa che "vuole abituarci all'idea che la guerra è normale come i pic nic di Pasquetta" e anche quotidiani come Repubblica e Il Foglio "che ci spiegava che i nuovi carri armati sono buoni perché elettrici". "Repubblica, che oggi fa le liste dei putiniani, - ha ricordato Travaglio - ha pubblicato per sei anni un inserto 'Russia oggi, Russia today' a cura e a pagamento della propaganda del Cremlino dove Putin e i suoi erano descritti come dei sinceri democratici al punto che Putin faceva scegliere con un referendum on line ai cittadini russi il nome del suo cane".
Zanotelli: “Boicottare le banche che investono in armi”
Sul palco è intervenuto con un accorato appello anche padre Alex Zanotelli: una kefiah al collo, simbolo della Palestina, e una bandiera della pace. “Io sono prima di tutto un missionario combinano, lo sapete molto bene, sono un discepolo di quel povero Gesù di Nazareth che ha ripudiato la guerra e che ha inventato la non violenza attiva per ottenere i nostri diritti e che noi non vogliamo praticare. Piango di fronte a quello che succede a Gaza” ha detto durante il suo intervento ricordando un appello lanciato dalle pagine del Fatto Quotidiano. “Tutti sapete quello che succede in questa guerra assurda. A tutti i movimenti e a tutti i partiti io chiedo di far partire boicottaggi e sanzioni contro Israele. Così abbiamo vinto l’apartheid in Sudafrica”.
"Siamo in un momento gravissimo: è imperativa la disobbedienza civile per ottenere i nostri diritti" ha detto Zanotelli. "Mi preoccupa l'indifferenza totale dell'Occidente, verso un popolo schiacciato come il popolo palestinese, è assurdo, non possiamo accettarlo" ha detto invitando a "far partire boicottaggi e sanzioni contro Israele".
Alex Zanotelli
Dobbiamo cominciare a "boicottare tutte le banche che investono i loro soldi in armi, le tre banche principali dove passa l'80% dei soldi per le armi in Italia, cioè Unicredit, Intesa San Paolo, Deutsche Bank. Sono le banche che investono di più in armi. Togliamo i nostri soldi da queste banche. I giovani vadano nei loro comuni a rendersi obiettori di coscienza alla leva. E infine: dobbiamo incominciare seriamente a preparare campagne di obiezione fiscale altrimenti andranno avanti a spendere sempre di più in armi. Non possiamo accettarlo".
Barbara Spinelli figlia di Altiero - coautore del manifesto di Ventotene - ha esordito così: "Ci chiamano putiniani, trumpiani e ripetono l'assurdo slogan 'se vuoi la pace prepara la guerra'. Vogliono dire 'se vuoi la guerra prepara la guerra'. Noi europei sappiamo che se dal 1946 abbiamo visto crescere welfare e giustizia sociale è perché abbiamo lavorato alla pace". Poi l'ex eurodeputata ha giustamente ricordato le contraddizioni di quella parte del Pd che a Bruxelles ha votato contro il piano di riarmo e l'aumento delle spese militari, ma anche favore della risoluzione sulla difesa Ue, in cui era contenuto anche il piano di Ursula von der Leyen.
Barbara Spinelli
Certo è che per comprendere il nostro presente si deve anche guardare alla storia. E sul punto particolarmente importante è stato l'intervento video dello storico Alessandro Barbero. “A noi storici spesso chiedono a quale periodo del passato assomiglia la nostra epoca - ha esordito - Purtroppo negli ultimi tempi comincio ad avere sempre di più l’impressione che la nostra epoca assomigli al periodo che ha preceduto la Prima guerra mondiale, nel 1914”. Anche allora si parlava di riarmo e di pericoli imminenti. C'è un popolo intero che non ci sta. Ed ignorarlo, o relegarlo in fondo alle notizie del giorno, come hanno fatto tanti mezzi di informazione, non è possibile.
Foto © Imagoeconomica
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