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 L’intervista da Il Fatto Quotidiano al sostituto procuratore alla DNA

"Io credo che sia sempre necessario avere una visione di insieme delle riforme già approvate e in cantiere. Abuso d'ufficio e traffico d'influenze, intercettazioni a termine, divieto per la stampa di pubblicare ordinanze di custodia cautelare; nuove norme in materia di appalti e subappalti, per citarne alcune, finiscono per creare uno scudo, un sistema di protezione per i potenti. È una giustizia a due velocità: rigorosa ed efficace nei confronti della criminalità e degli ultimi, con le armi assolutamente spuntate nei confronti della criminalità dei colletti bianchi". A parlare è il sostituto procuratore nazionale antimafia, già consigliere togato al Csm, Nino Di Matteo, intervistato da Il Fatto Quotidiano.
L'eliminazione del reato di abuso d'ufficio, sottolinea Di Matteo, rappresenta un duro colpo per le indagini sulla corruzione e sugli interessi mafiosi negli appalti. "Molte delle inchieste più rilevanti sono partite proprio da ipotesi iniziali di abuso d'ufficio. Senza questa fattispecie di reato, situazioni simili saranno molto più difficili da scoprire". Anche la nuova normativa sulle intercettazioni suscita perplessità: il limite di 45 giorni per effettuare ascolti telefonici rischia di compromettere l'efficacia investigativa. "Chiunque abbia esperienza in magistratura sa che i primi 45 giorni servono spesso solo a determinare se i telefoni intercettati siano quelli giusti o se le microspie siano posizionate correttamente. Imporre questa scadenza temporale compromette molte indagini, anche per reati gravi come omicidio e sequestro di persona".
Di Matteo esprime forti preoccupazioni per l'equilibrio tra i poteri dello Stato, che sarebbe messo a rischio dalle recenti riforme del governo. "Separazione delle carriere, revisione dell'obbligatorietà dell'azione penale, introduzione di nuovi illeciti disciplinari per i magistrati che esprimono le proprie opinioni: tutto sembra orientato a una destrutturazione del sistema di bilanciamento tra i poteri, rafforzando l'esecutivo a discapito del giudiziario". Il magistrato denuncia anche un tentativo di silenziare la magistratura: "Non vogliono più farci parlare, nemmeno di giustizia. Ma noi abbiamo giurato sulla Costituzione e, di fronte alla disapplicazione e allo stravolgimento dei principi fondamentali della Carta, non solo abbiamo il diritto, ma anche il dovere di denunciare quanto sta accadendo". 

Foto © Paolo Bassani

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