Intervista all'ex ministro Dc (Seconda parte)
"Il dialogo avviato con Ciancimino? Io ero e sono per il muro contro muro. Ed è la ragione per cui portammo in Parlamento la nuova legislazione". E' decisa la risposta dell'ex ministro degli Interni Vincenzo Scotti nell'esprimere una considerazione su quell'interlocuzione che fu avviata tra la strage di Capaci e quella di via d'Amelio. Secondo l'ex ministro se non fosse stato ucciso Paolo Borsellino la stessa legge non sarebbe poi stata confermata dal Parlamento, anche in virtù delle forti opposizioni che c'erano contro norme come il 41 bis. Fatto sta che con la nascita del nuovo governo Amato, Scotti venne spostato dagli Interni agli Esteri. Una rimozione forzata a tutti gli effetti su cui torna a parlare, in questa seconda parte dell'intervista, con questi termini: "Io mi dimisi da ministro degli Esteri, agli Interni sono stato rimosso, che è una cosa diversa. Io dissi che volevo stare al Governo solo a quella condizione. Io non ero interessato al potere in quanto potere. Per un politico il ministero degli Esteri è una posizione di prestigio, forse avrei ringraziato, ma quelle non erano condizioni normali". Secondo Scotti quella rimozione fu un segnale di debolezza raccolto dalla mafia.
"Cambiare il ministro degli Interni che aveva fatto delle cose le quali hanno determinato degli effetti violenti nel Paese, in quel momento aveva il senso, il segnale di dire 'non vi preoccupate'. E già c'erano stati dei segnali".
Fine.
ARTICOLI CORRELATI
Vincenzo Scotti: ''Allarme stragi? La mia fonte il Capo della Polizia, non pataccari''
Intervista all'ex ministro degli Interni (Prima parte)
Ex ministro Scotti: ''Ecco perché è sbagliato rinunciare al 41 bis''
Stragi annunciate: gli allarmi inascoltati che anticiparono le bombe del '92-'93
Scotti: ''Con la mafia nessuna trattativa o ragione di Stato''