A Palermo la presentazione del libro ''Cinquant’anni di mafia'' di Saverio Lodato

"Su questo palco con me ci sono persone che per il loro coraggio sono stati oggetti di attacchi e delegittimazioni". A parlare è Nino Di Matteo, sostituto procuratore nazionale antimafia ed ex consigliere togato del Csm, durante l'evento al Teatro Golden di Palermo (Via Terrasanta, 60) che sta ospitando la presentazione del libro Cinquant’anni di mafia (edito da Bur-Rizzoli), scritto dal giornalista e scrittore Saverio Lodato. L’evento, organizzato dall’Associazione culturale Falcone e Borsellino, promette di essere un momento di riflessione sulla lotta alla criminalità organizzata, con un ricco parterre di ospiti e un omaggio speciale alla memoria di Giovanni Falcone. A moderare l’incontro è Giorgio Bongiovanni, direttore di ANTIMAFIADuemila.  


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Nino Di Matteo


Il magistrato è tornato anche a parlare delle riforme della giustizia, in particolare della separazione delle carriere dicendo che è un progetto che affonda le sue radici nel "piano di rinascita democratica di Licio Gelli". Servirà a "sottoporre il pubblico ministero al potere esegutivo".
Di Matteo a poi parlato di attulità in riferimento alle guerre nel mondo e alla vendita di armi: "Stiamo lasciando alle giovani generazioni un mondo in guerra, un mondo in cui cresce a dismisura il disrivello tra i ricchi e i poveri, una vera e propria dittatura dei ricchi".


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"Dobbiamo tutti resistere
".
Saverio Lodato ha precisato, parlando del suo libro, ha detto che "Giovanni Falcone apprezzava un libro che si chiamava 'Dieci anni di mafia', questo vorrei precisarlo. Il libro che apprezzava Giovanni Falcone era ancora un libro sulla mafia. Andando avanti nella stesura di questo libro io mi sono accorto che mentre originariamente era un libro sulla mafia oggi è diventato un libro sul potere in Italia che è una cosa ben più ampia e ben più larga del fenomeno mafioso come noi lo avevamo conosciuto; come Falcone ci aveva e Paolo Borsellino ci avevano insegnato a conoscerlo ma che loro stessi negli ultimi momenti della loro vita avevano capito che era diventato qualcosa di diverso". "Giorgia Meloni - ha aggiunto - ci viene a raccontare anche questo è stato detto stasera che lei scese in campo il giorno della morte di Paolo Borsellino non ha capito che lei Paolo Borsellino non lo deve nominare perché se no rischia rischia di rovinare il suo stesso desiderio di cancellare definitivamente la storia perché in Italia fino a quando qualcuno potrà camminare liberamente e dire a un altro ti ricordi Giovanni Falcone? Ti ricordi Paolo Borsellino? Ti ricordi la procura di Palermo? Fino a quel momento loro non avranno vinto".


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Saverio Lodato


Salvatore Borsellino, fondatore del Movimento Agende Rosse, che ricordato come "noi riteniamo che la strage di Via D'Amelio sia collegata con le altre stragi, prima di tutto con la strage di Capaci, dove è stato ucciso Giovannelli Falcone, e poi anche con le stragi che sono venute dopo quella di via D'Amelio, la strage dei Giorgofili, la strage a Firenze, la strage a Milano". "Il libro di Savere Lodato lo sto rileggendo in questi giorni con le parti che sono state aggiunte. Saverio Lodato è una delle poche voci di verità che ci sono in questo Paese".


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Roberto Scarpinato


Parlando di società e di mafia l'ex procuratore generlare di Palermo e oggi senatore Roberto Scarpinato ha detto che: "La mafia è sempre viva, vegeta e gode di ottima salute" e che "nessuno può governare, nessuno ha mai potuto governare questo paese senza il consenso della borghesia mafiosa".
Quindi cosa si può dire "all'uomo della strada? C'è una massima popolare che spiega tutto: il pesce puzza la testa e oggi il pesce puzza moltissimo. Che fare? Dobbiamo restare tutti ai posti di combattimento. e fare muro insieme per resistere, resistere soprattutto la linea di resistenza e salvare questa Costituzione.


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"Fino a quando questa Costituzione resterà in vita sarà sempre possibile impugnare l'ennesima legge vergogna dinanzi alla Corte Costituzionale e farla annullare" e "questa sala così piena è la dimostrazione che c'è un'Italia che non va nei giornali padronali, che non va nelle tv di Stato, che esiste e che vuole salvare questa Costituzione e dice no al sistema di potere mafioso". 
L'appello alla resistenza è arrivato anche dalla storica caporedattrice e dal Vice Direttore di ANTIMAFIADuemila Anna Petrozzi e Lorenzo Baldo:
"Siamo stati davvero fortunati perché abbiamo potuto partecipare in prima linea con le nostre possibilità a questa grande battaglia che più va avanti più mi rendo conto che non è stata soltanto una battaglia di schieramenti, noi contro di loro.


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Aaron Pettinari con Anna Petrozzi e Giorgio Bongiovanni


E sono sempre comunque orgogliosa e felice di essere questa parte dello schieramento ostinatamente in direzione contraria. Ma è stata e una grande lotta di civiltà che ci chiama ancora. Lo sento dentro come allora: ci chiama una presa di responsabilità personale singola in ogni istante della nostra vita, qualunque sia la professione che svolgiamo
" ha detto Anna Petrozzi.
"Il libro che si è presentato questa sera - ha continuato Lorenzo Baldo - resta una pietra a miliare per conoscere la storia di questo Paese, soprattutto quella che il nostro Governo vorrebbe censurare. 25 anni fa abbiamo presentato qui a Palermo il primo numero del nostro giornale. Ed è stato un grandissimo onore, lo è tuttora, percorrere un pezzo di vita assieme a persone straordinarie, uomini e donne che con il loro esempio ci hanno indicato la via da seguire".


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Lorenzo Baldo


Luigi Li Gotti, avvocato e storico difensore dei collaboratori di giustizia ha ricordato che ora "c'è un disegno di legge per escludere dalla Commissione parlamentare antimafia Federico Cafiero de Raho e Roberto Scarpinato. Ma questo è uno stato di diritto? Ma non si vergognano? Nopi non dobbiamo difendere la storia. Noi dobbiamo in questo momento impedire la riscrittura della storia, perché questo vogliono fare.


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Luigi Li Gotti


Ci vogliono togliere anche quel poco di verità o quelle verità acquisite. E allora mettono sotto accusa Scarpinato e De Raho perché sono in conflitto di interessi? Ma che significa il conflitto di interessi? Ma non si vergognano? Di chi si vanta di aver scelto la strada e la politica in onore del sacrificio di Paolo Borsellino? Ma chi ci crede? Ma chi ci crede? Basta con queste storie".



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"La caratteristica di questo libro è di dare una visione unitaria di queste vicende, la guerra che lo Stato non ha saputo vincere" disse Giovanni Falcone, registrato il 16 settembre 1990 a Modena durante la presentazione della prima edizione di Dieci anni di mafia (Rizzoli), in occasione della Festa de l’Unità sarà la volta dei relatori. La "risposta dai funzionari dello Stato rispetto a questi problemi ha prodotto una risposta. Per la mafia la Sicilia non è più il cortile di casa sua". 


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Lunetta Savino


Lunetta Savino, ha dato voce alle pagine di Lodato: "Falcone sapeva bene che il rapporto mafia-politica esiste, è strettissimo, ed è la condizione essenziale che consente appunto alla mafia di non essere semplice gangsterismo, guerra fra bande, criminalità organizzata, anche se di alto livello" ha letto l'attrice dalle pagine di "Giovanni, cuore e cervello di Sicilia". La seconda lettura è stata quella de 'Un cronista in via Carini' in cui Lodato racconta quel terribile giorno in cui venne ucciso il generale Carlo Alberto dalla Chiesa.


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Foto © Emanuele Di Stefano

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