“Alcune delle condotte delittuose alle quali si vogliono estendere le garanzie sono le stesse che membri dei servizi hanno posto in essere negli anni delle stragi”
Con l'articolo 31 del Ddl Sicurezza, con cui vengono fortemente ampliati i poteri dei servizi segreti (con la possibilità di obbligare atenei, ospedali e pubblica amministrazione a collaborare con l'intelligence) si cela il desiderio del governo Meloni di sottrarsi ai controlli della magistratura, della Corte dei Conti e del Parlamento. A sostenerlo è il senatore del M5S Roberto Scarpinato in un’intervista a Fanpage.it. Il disegno di legge avrà gravi ricadute sulla democrazia e sull'equilibrio dei poteri, afferma l’ex magistrato siciliano. “Questa norma si inserisce in un trend legislativo che in assenza di interventi correttivi è destinato ad avere significative ricadute sugli equilibri tra i poteri dello Stato, ma per capire questo dobbiamo fare una premessa. Nel 2007 - ricorda Scarpinato - il Parlamento emanò una legge, la numero 124, che riordinava i poteri dei Servizi segreti e istituiva il Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica con il compito di verificare che lo svolgimento della loro attività avvenisse in conformità con la Costituzione e le leggi. Quella legge costituì un buon punto d'equilibrio: i poteri di controllo del Copasir erano parametrati ai poteri operativi dei Servizi segreti. Quello che è successo dal 2007 ad oggi è che mentre i poteri di controllo del Copasir sono sostanzialmente rimasti uguali, nel tempo sono state emesse una serie di leggi nuove che hanno enormemente potenziato i poteri operativi dei Servizi segreti”. Per il senatore, “l’aumento di questi poteri risponde certamente a esigenze istituzionali”. “Il problema - commenta - è che tutte queste norme sono state emanate con la tecnica dello "sgocciolamento legislativo" disseminandole nel tempo in varie leggi, spesso riguardanti altre materie, senza una visione organica di insieme”. Quindi Scarpinato ricorda che “la prima modifica sulle intercettazioni è stata fatta nell’agosto del 2012, un'altra è stata inserita in quella legge di Bilancio, un'altra ancora in una legge che riguarda la cybersicurezza, e via seguendo. In tal modo si è progressivamente verificata una grande asimmetria tra i poteri di controllo del Copasir e i poteri operativi dei Servizi. Noi non abbiamo assolutamente un atteggiamento pregiudiziale nei confronti dei Servizi. Sappiamo che svolgono una funzione importante e che hanno bisogno di strumenti. Quello che ci preoccupa è che questi poteri operativi devono essere bilanciati aggiornando correlativamente i poteri di controllo del Copasir”.
In questo contesto di riforme dei servizi, l’articolo 31 rappresenta “il coronamento di questo processo di ampliamento di poteri sganciato da un correlativo ampliamento dei controlli. Attualmente la legge del 2007 stabilisce che I Servizi “possono” chiedere a tutte le pubbliche amministrazioni la loro collaborazione per l'adempimento delle loro finalità istituzionali stipulando, a tal fine, convenzioni. Questo "possono" è importante perché non assoggetta le articolazioni della P.A. al potere unilaterale dei servizi e lascia margini di autonomia per un bilanciamento tra interessi e diritti diversi meritevoli di tutela. Con l'articolo 31 non solo le pubbliche amministrazioni ma anche le società a partecipazione pubblica o a controllo pubblico - avverte - vengono invece obbligate a prestare collaborazione ed assistenza a tutte le richieste necessarie per la tutela della sicurezza nazionale e a stipulare convenzioni che possono prevedere la comunicazione di informazioni ai servizi anche in deroga alle normative in materia di riservatezza”. In questo senso “l’estrema genericità e indeterminatezza della norma può dare adito ad una dilatazione potenzialmente illimitata nelle applicazioni concrete, realizzate non solo con le convenzioni ma anche con successivi protocolli attuativi coperti da segreto”. Ciò che veramente suscita grave perplessità, stando alle parole di Scarpinato, “è che dal governo ci hanno detto "no" per mesi, senza spiegare il perché di questo diniego” rispetto alla modifica dell’articolo. “Abbiamo proposto questa modifica alla Camera dei Deputati e l'hanno bocciata. La stiamo riproponendo al Senato e continuano a dirci di no senza spiegarci perché non vogliono il controllo preventivo del Copasir”.
Quindi il senatore ha richiamato il comunicato che ha fatto l'Associazione Nazionale dei Famiglie delle Vittime delle stragi. “Chi conosce la storia di questo Paese sa che alcune delle condotte delittuose alle quali si vogliono estendere le garanzie funzionali, sono le stesse che esponenti dei Servizi hanno posto in essere in passato per gestire la strategia della tensione e per depistare le indagini sulle stragi. È noto che negli organi di vertice di alcune organizzazioni dell'estrema destra che hanno compiuto le stragi vi erano inseriti uomini collegati ai Servizi, e che vertici dei Servizi, come è stato accertato con sentenze definitive, si sono resi responsabili di gravissimi depistaggi”. “Depistaggi che sono stati replicati per le indagini sulle stragi politico- mafiose del 1992 ed del 1993”. C’è quindi il pericolo che lasciando le mani libere ai Servizi si possano verificare nuovamente situazioni come quelle della prima Repubblica.
“C’è questo timore - commenta Scarpinato - perché un conto è una normativa transitoria, come è stato finora, altro invece è una norma che non solo rende definitive queste eccezioni ma che addirittura le amplia, e soprattutto non prevede un significativo adeguamento dei sistemi di controllo sui Servizi segreti. Questo è il punto. Noi non siamo pregiudizialmente contrari ad una revisione delle norme in questa materia, ma riteniamo che debba essere attuata solo all’interno di una revisione organica dell’intero quadro giuridico di riferimento. Se si vuole fare una riforma che tenga conto delle esigenze operative dei Servizi, ma allo stesso tempo rispetti i poteri di controllo del Parlamento, occorre stralciare questa norma dal ddl Sicurezza e pensare a un testo unico dei nuovi poteri dei servizi. È tempo di fare un tagliando alla legge del 2007 per attualizzarla. È una proposta ragionevole, ma il governo Meloni non vuole farlo”.
Foto di copertina © Paolo Bassani
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