Nuovo podcast con Lorenzo Baldo, autore del libro-inchiesta sull'omicidio dell'urologo siciliano
In questa puntata, Nero su Bianco, ci occuperemo del caso dell’omicidio del medico siciliano Attilio Manca, trovato morto il 12 febbraio 2004.
La sua morte si intreccia con i misteri della latitanza del boss corleonese Bernardo Provenzano e con quelli di Cosa nostra di Barcellona Pozzo di Gotto.
La magistratura di Viterbo ha da sempre sostenuto che Attilio si fosse ucciso con un mix di droga e farmaci: una tesi completamente priva di ogni fondamento.
La Commissione parlamentare antimafia della scorsa legislatura ha riportato nella sua relazione sul caso che Attilio Manca è stato ucciso, che le indagini sono state eseguite in maniera superficiale e che i veri mandanti dell’omicidio devono essere ricercati in Cosa nostra barcellonese e fra le pieghe degli apparati deviati dello Stato.
Come ospite speciale in questa puntata abbiamo avuto Lorenzo Baldo, vicedirettore di ANTIMAFIADuemila e giornalista di lungo corso, che ha saputo raccogliere il lato umano di tutta questa tragica vicenda: l’amicizia con la famiglia di Attilio, la sua umanità e la sua semplicità.
Anche per questo il caso di questo giovane ragazzo grida vendetta: l’Italia non ha perso solo un illustre cittadino, ma anche un valente professionista che avrebbe potuto salvare molte vite.
Eppure c’è chi ha deciso che la sua bocca doveva essere chiusa per sempre. Ma perché?
L’ipotesi giornalisticamente più accreditata è quella che vede Attilio come un testimone di fatti indicibili: sarebbe stato lui, infatti, mentre incontrava Provenzano in Francia o in altri luoghi (all’epoca il boss era malato di tumore alla prostata), a riconoscere elementi istituzionali che proteggevano la latitanza del boss.
“Un affare di Stato”, lo aveva definito l’ex procuratore generale di Palermo e oggi senatore Roberto Scarpinato.
Gli occhi del giovane medico hanno visto qualcosa che non poteva essere raccontato davanti a dei magistrati.
Per questo è stato necessario chiuderli.
A raccontare questi dettagli sono le testimonianze di moltissimi collaboratori di giustizia, come Carmelo D’Amico, Francesco Pastoia (morto suicidato nel carcere di Modena in circostanze poco chiare), Sergio Rappazzo, Biagio Grasso, Stefano Lo Verso e tanti altri.
Tutti loro hanno parlato di omicidio.
Mettendo insieme i pezzi che ci forniscono i documenti raccolti dalla Commissione, è evidente che esistono connessioni tra gli spostamenti di Attilio e quelli di Provenzano.
E poi ancora: che dire di quell’intercettazione, pubblicata per la prima volta su questo giornale, in cui i gregari di Provenzano decisero che bisognava dare “la doccia al dottore”?
A distanza di oltre vent’anni, le indagini sono ora in mano alla Procura di Roma che, dopo una denuncia presentata dall’avvocato della famiglia, Fabio Repici, ha deciso di riaprire il caso.
Gli elementi per approfondire questa vicenda ci sono tutti; aspettiamo fiduciosi.
Visita: attiliomanca.it
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