Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

"Agenzia delle Entrate pronta a confiscare la somma erogata ai pentiti"

Ai collaboratori di giustizia vengono tolti anche i soldi necessari per sopravvivere: la mano è quella dell'Agenzia delle Entrate che risponde direttamente al Ministero dell'Economia e delle Finanze.

La figura "collaboratore di giustizia" - introdotta con il decreto-legge 15 gennaio 1991, n. 8 - fortemente sostenuta dai magistrati impegnati nella lotta alla mafia, a cominciare da Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Antonino Scopelliti, si ritrova così in balia di un vero a proprio attacco da parte dello Stato.

La questione era stata sollevata e descritta nel dettaglio nell'intervista tra lo storico avvocato dei pentiti Luigi Li Gotti e il direttore di ANTIMAFIADuemila Giorgio Bongiovanni ed ha attirato l'attenzione della stampa e di alcuni parlamentari che hanno deciso di depositare un'interrogazione parlamentare: dopo l'onorevole Stefania Ascari oggi è il turno del Partito Democratico.

Ventinove parlamentari sono stati cofirmatari di un testo – indirizzato al Ministri dell'Interno, della Giustizia e dell'Economia e delle Finanze - in cui si denuncia l'intervento dell'Agenzia delle Entrate "pronta a confiscare la somma erogata al collaboratore (uguale o inferiore a 50 mila euro, ndr), perché quest'ultimo è debitore verso lo Stato delle spese processuali o delle pene pecuniarie inflitte nei vari processi allo stesso collaboratore".

Tale confisca, si legge, "vanifica la possibilità di stabilizzazione del collaboratore di giustizia, che tornando nei luoghi di origine, non avendo più risorse a disposizione, può essere oggetto di rappresaglie od anche di rientrare nella rete della criminalità".

I Ministeri dell'Interno e dell'Economia e delle Finanze, chiedono i parlamentari del PD, "ritengano la lotta alla mafia una priorità" da "attuare attraverso misure che rafforzino le forme di collaborazione con la giustizia"?


senato ima 2212164

© Imagoeconomica

I collaboratori difatti non solo vengono attaccati nell'ambito prettamente economico: con le nuove "modifiche introdotte nell'ordinamento nazionale, qualora si ritenga che la collaborazione sia esaurita, non vengono concesse proroghe e vengono tolte al collaboratore tutte le misure di assistenza".

Tra le altre cose il collaboratore non accede direttamente ai benefici di legge: lo Stato si attiva solo dopo che le sue dichiarazioni "vengano valutate come importanti e inedite"; ma dove fare presto a rivelare tutti i dettagli dal momento che la legge 13 febbraio 2001, n. 45 impone al pentito di un "tempo massimo di 6 mesi" per "dire tutto quello che sa a partire dal momento in cui dichiara la sua disponibilità a collaborare".

Una volta che il pentito ha collaborato con la giustizia la protezione che gli è stata concessa "dura fino al cessato pericolo a prescindere dalla fase in cui si trovi il processo" e "non possono essere superiori ai 5 anni a differenza di altri Stati, primi fra tutti gli Stati Uniti, dove la protezione è a vita e se ne può uscire solo in via eccezionale".

Tale modifiche normative - si legge nel testo depositato - "sono state criticate da molti esponenti della magistratura, poiché ritenute un freno alla possibilità di contare su informazioni utili per ricostruire dinamiche e strutture del crimine mafioso".

Alla luce di questo sarà interessante ascoltare la risposta del governo: nella migliore delle ipotesi si limiteranno a 'rassicurare', nella peggiore si giocheranno la carta del silenzio.

Per leggere l'interrogazione:
senato.it

ARTICOLI CORRELATI

Li Gotti: ''Contro i collaboratori di giustizia in corso un attacco'' - Prima parte

Li Gotti: ''Parte dello Stato è tuttora compromesso con la mafia'' - Seconda parte
Intervista di Giorgio Bongiovanni


Così lo Stato-Mafia uccide la legge sui collaboratori di giustizia
di Giorgio Bongiovanni

E' sconcio che lo Stato vada a battere cassa dai pentiti
di Saverio Lodato

Misteri e domande
di Luigi Li Gotti

Gian Carlo Caselli: perché lo Stato non deve ostacolare i pentiti di mafia
 

TAGS:

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos