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Non eletti i volti pseudo-antimafia

Due giorni dopo la tornata elettorale è il tempo dei conti e delle analisi. I numeri sono lì e parlano chiaro e il primo dato che va affrontato è l'affluenza ridotta alle urne, con l'astensionismo che ha infranto ogni record. Meno della metà degli elettori è andato a votare. Sarebbe facile dire che ciò avviene solo perché le elezioni europee non vengono ritenute importanti. La verità, forse, è che una grossa fetta degli italiani non si riconosce più in questi partiti e in questi governanti.

Ma il non voto non scuote le forze di governo.

Fratelli d’Italia rafforza la propria leadership confermandosi, pur perdendo più di mezzo milione di voti rispetto alle Politiche, primo partito del Paese con il 28,8%. Sempre nel centrodestra sale Forza Italia (9,72%), partito fondato da un uomo della mafia (Marcello Dell'Utri, condannato per concorso esterno) e da uno che la mafia la pagava (Silvio Berlusconi), che diventa il secondo partito della coalizione, superando la Lega di Salvini (9,14%).

Sul fronte opposto va invece registrata la crescita, rispetto a due anni fa, del Pd (che guadagna circa 250mila preferenze), l’exploit dell’Alleanza Verdi Sinistra, ed il crollo vertiginoso del Movimento Cinque Stelle che in poco meno di due anni hanno perso oltre due milioni di voti.

Infine non hanno superato lo sbarramento del 4% i vari partiti di Matteo Renzi, Carlo Calenda, Cateno De Luca, Michele Santoro e così via.


Chi entra e chi no al Parlamento Ue

Guardando ai nomi di chi ci rappresenterà nel prossimo Parlamento europeo, ovviamente accogliamo con soddisfazione la presenza di alcune figure che, per la loro storia personale, riteniamo possano dare un importante contributo. Pensiamo a Cecilia Strada, che con il Pd ha superato le 280mila preferenze; a Ilaria Salis, capace di raccogliere oltre 176mila preferenze nella circoscrizione Nord occidentale e nelle Isole, e a Mimmo Lucano (AVS); a Giuseppe Antoci (che resiste nonostante la debacle Cinque Stelle).


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Cecilia Strada © Imagoeconomica

Se da una parte guardiamo con sdegno e scandalo all'elezione di Roberto Vannacci, il generale di stampo fascista su cui Matteo Salvini ha di fatto puntato con la Lega, non possiamo non notare il mancato ingresso nel parlamento Ue di quelle figure “pseudo-antimafia” che in questi mesi hanno tentato la strada della politica.

In questi tempi dove si parla di “porte girevoli” quando magistrati scendono in politica, vien da chiedersi cosa farà ora  il sostituto procuratore alla Corte d'Appello di Milano – al secolo Cuno Jakob Tarfusser – candidato nella lista di “Azione” di Carlo Calenda, dopo il voto flop che lo ha visto raccogliere  nella circoscrizione Nord Ovest appena 2140 voti. Tornerà a fare il magistrato o sceglierà la carriera politica?

Cosa farà poi la dottoressa Caterina Chinnici, figlia del giudice Rocco Chinnici fondatore del pool antimafia di Palermo, giunta soltanto terza nella lista Forza Italia-Noi Moderati, dove le prime due posizioni in Sicilia sono state ricoperte dagli assessori regionali Edy Tamajo e Marco Falcone? Avrà capito che gli elettori non l'hanno votata per le sue scelte di campo errate?

Staremo a vedere.

Tra le figure che non entrano in Parlamento ci sono anche l'ex Presidente delle Camere Penali Gian Domenico Caiazza, candidato con Renzi e che a più riprese si è espresso contro i magistrati, e Sergio De Caprio (anche noto come capitano Ultimo) che si era presentato con la lista di Cateno De Luca.

Tra le figure che non sono riuscite ad andare in Europa e che avrebbero potuto dare un contributo, registriamo i nomi di Sonia Alfano, Piera Aiello e Vauro Senesi. Ma le rispettive liste non hanno superato lo sbarramento.


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Emmanuel Macron © Imagoeconomica


Uno sguardo sull'Europa

Allargando l'orizzonte verso gli altri Paesi d'Europa c'è un aspetto che preoccupa. L'avanzata perentoria della destra più estrema. Il dato più eclatante lo porta la Francia dove Emmanuel Macron, doppiato nei numeri da Rassemblement National di Marine Le Pen, ha sciolto il Parlamento.

In Germania AfD sembra ormai prossima a sorpassare i Socialisti al governo (crollati al 14%) e costringerà il cancelliere Olaf Scholz a una riflessione.

In Austria (Paese con elettori minorenni dai 16 anni), l’estrema destra dell’Fpö è addirittura al primo posto, davanti a Popolari e socialisti.

E numeri chiari provengono anche dall'Olanda, dove l’estrema destra si conferma vincitrice con Geert Wilders, leader del Pvv (Partito della libertà), e dalla Slovacchia. Qui il partito socialista-populista dell’autoritario premier Robert Fico, Smer (al momento tra i non iscritti, dopo l’espulsione dal gruppo dei Socialisti Europei), vincitore alle ultime elezioni nazionali, avrebbe subito una battuta d’arresto fermandosi al 25% dietro il 28% dei liberali europeisti.

Anche in Belgio, dopo il voto ed il successo del partito dell’estrema destra fiamminga, si è dimesso il capo del governo Alexandre De Croo.

Il Pis polacco è il secondo partito superando il 35%. E poi c'è l'Ungheria di Viktor Orban che nonostante il calo di 8 punti, porta con sé un pacchetto da 11 seggi e una poltrona al Consiglio Ue.

Nonostante nel suo complesso sembra che il gruppo dei moderati che sostiene Ursula von der Leyen (Partito Popolare Europeo, Socialisti, Renew Europe e Verdi) sia riuscita a reggere l'urto così come i socialisti (forti in Spagna e Portogallo e in crescita in Italia con il Pd) è chiaro che le destre si faranno sentire.

Stiamo vivendo tempi duri e pericolosi con venti di guerra che soffiano in continuazione. Nei prossimi mesi sarà la volta delle elezioni presidenziali americane e sarà forse quello il momento decisivo in cui verrà marcata la linea definitiva. Per l'Italia, per l'Europa e forse anche per il Mondo intero.

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