Intervista al direttore di ANTIMAFIADuemila all’evento ‘L'incubo di una guerra mondiale e le mafie’
Le mutazioni della mafia nella scacchiera internazionale; le riforme della giustizia 'ammazza – indagini’ sui colletti bianchi; la ricerca della verità sui mandanti esterni delle stragi e il rischio ormai imminente di una Terza Guerra Mondiale.
Sono questi alcuni degli argomenti affrontati nell'intervista al direttore di ANTIMAFIADuemila Giorgio Bongiovanni.
Sono molti i segreti che ancora oggi orbitano attorno allo Stato italiano: dal battesimo ‘stragista’ della Repubblica alla strage di Portella della Ginestra del primo maggio 1947 fino alle stragi del ’92 – ’94.
Alcuni di questi riguardano certamente la strage di via d’Amelio del 19 luglio 1992 in cui venne ucciso il giudice Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta: “Borsellino - ha detto il giornalista - aveva la possibilità di cambiare le sorti di 60 milioni di persone", quindi anche "dell'Europa e del mondo intero. Perché vent'anni di un governo diverso, forse peggiore, non lo so, ma diverso da Forza Italia, avrebbero cambiato l'establishment mondiale. L'Italia è la cerniera, sarebbe stata diversa". "Ecco perché la strage di Via d'Amelio ci coinvolge tutti", ha ribadito.
L’incontro tra Spatuzza e Giuseppe Graviano
Durante l’intervista si è parlato anche dell’incontro tra il killer Gaspare Spatuzza – poi divenuto collaboratore di giustizia - al bar Doney (via Veneto, Roma) nel gennaio del 1994 con il boss Giuseppe Graviano durante il quale, stando alle dichiarazioni di Spatuzza, il boss di Brancaccio era raggiante e gli disse che la strage contro i carabinieri all’Olimpico andava eseguita perché era necessario dare “il colpo di grazia” allo Stato; gli riferì che grazie a un accordo con Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri aveva “il Paese nelle mani”.
Come ha ricostruito Bongiovanni, Dell’Utri alloggiava all’hotel Majestic, a 100 metri di distanza dal Doney ed è “molto probabile che l'incontro precedente che ha avuto Graviano non sia stato con Dell'Utri ma che l'abbia avuto dove c'è l'ambasciata americana”. “In quel caso particolare, dove non ci potevano essere fraintendimenti – ha detto - dove non ci potevano essere equivoci, probabilmente qualche personaggio dei servizi segreti della CIA lo ha convocato in quel luogo dove nessuno poteva ascoltare, nessuno poteva registrare, e gli unici che potevano farlo erano gli americani stessi”.
“Quando dimostreremo che Giuseppe Graviano si è incontrato con personaggi dei servizi all'ambasciata americana si capirà finalmente chi ha fatto le stragi e chi ha comandato davvero in Italia”.
Le leggi pro mafia
"Noi siamo andati molto avanti negli anni a favore della mafia, non indietro. Abbiamo agevolato Cosa Nostra per dieci anni, dandole la possibilità di ottenere una grande vittoria: non c'è più bisogno di sparare. Siamo riusciti a far sì che la mafia sia diventata più forte a livello economico.
Ecco perché Cosa Nostra non si lamenta: aspetta. Aspetta, perché sta vedendo forse che questa volta è la volta buona", ha detto il giornalista riferendosi ai progetti di riforma (già in parte approvati) in termini di scarcerazione dei boss stragisti ed altre disposizioni che assesteranno dei colpi durissimi alle grandi inchieste sui rapporti tra mafie e colletti bianchi.
ARTICOLI CORRELATI
Mafia e guerra. Intervista a Giorgio Bongiovanni
Palestina-Israele, la guerra dei tremila anni
I concorrenti esterni occidentali delle stragi compiute dalla mafia di Israele a Gaza
Strage all'ospedale di Gaza, ecco le prove contro i criminali di guerra di Israele
Contro bavagli e trattative, non arrendersi al ''Colpo di spugna'' della Cassazione
Strage Borsellino, l'agenda rossa e i mandanti esterni
''Giovanni Falcone. La vera storia della trattativa e delle stragi dello Stato-mafia''
Giulietto Chiesa: "Così andiamo verso una guerra di sterminio mondiale"
Attentato a Di Matteo: chi e perché vuole uccidere il pm di Palermo