Fonti Nato fanno sapere che almeno quattro caccia americani e due francesi sono decollati e si stanno dirigendo verso lo spazio aereo iracheno
L’Iran ha lanciato il suo attaccato a Israele e la regione mediorientale si avvia verso il punto di non ritorno. Dopo giorni di allarmi da parte degli Stati Uniti che definivano "imminente" un’azione militare da parte di Teheran in ritorsione al raid che a Damasco ha ucciso un generale dei Pasdaran, nella serata di sabato gli ayatollah hanno lanciato decine di droni contro Israele, che nelle ultime ore si è blindato.
Almeno quattro caccia americani e due francesi sono decollati dopo l'attacco lanciato dall'Iran a Israele e si stanno dirigendo verso lo spazio aereo iracheno.
Gli F18 statunitensi, secondo quanto si apprende da fonti d'intelligence della Nato, sarebbero decollati dalla portaerei Eisenhower che si trova nella parte settentrionale del Mar Rosso e si sta dirigendo verso Suez.
I droni sono partiti dal territorio iraniano. Haaretz ha riferito che successivamente sono stati lanciati anche missili balistici per colpire in sincrono e confondere così le difese aeree israeliane con un attacco multiplo, proprio quello preconizzato dall’intelligence americana e da quella israeliana. Israele ha fatto sapere che “sono pronti a tutto” e risponderanno sì o sì, aprendo così a scenari imprevedibili. L’arrivo dei droni è previsto per le prime ore dell’alba.
Nel mentre gli Stati Uniti - dopo le polemiche tra Biden e Netanyahu su Gaza - si sono saldamente schierati al fianco dell’alleato israeliano. Il commander in chief si è riunito in serata nella Situation Room della Casa Bianca con i funzionari del Consiglio per la sicurezza nazionale dopo essere precipitosamente rientrato dal Delaware, dove stava trascorrendo il weekend. All’incontro hanno partecipato anche il segretario alla Difesa Lloyd Austin, il segretario di Stato Antony Blinken e il presidente dei capi di stato maggiore congiunti, generale Charles Q. Brown. Washington ha ribadito “l’incrollabile sostegno" ad Israele e ha spostato navi militari nei pressi delle sue coste per essere pronta a qualsiasi evenienza. Mentre Benyamin Netanyahu ha riunito il gabinetto di sicurezza al ministero della Difesa a Tel Aviv. "Risponderemo a chi ci fa del male", ha avvertito il primo ministro.
L'Iron Dome: il sistema d'arma mobile per la difesa antimissile israeliana
In Israele l’esercito era in stato di massima allerta già da giorni. In un video diffuso durante il riposo sabbatico, il portavoce dell’Idf aveva ammonito che Teheran "subirà le conseguenze della scelta di aggravare ulteriormente la situazione". “L’esercito - ha ammonito Daniel Hagari - è pronto a tutti gli scenari e intraprenderà i passi necessari, insieme ai suoi alleati, per proteggere il popolo di Israele". In giornata l’Iran ha rivendicato il sequestro di una nave di parziale proprietà israeliana nello Stretto di Hormuz dopo averla abbordata con un elicottero e forze speciali. Si tratta della Msc Aries, che batte bandiera portoghese ed è di proprietà della Gortal Shipping Inc, affiliata a Zodiac Maritime, di proprietà dell’imprenditore israeliano Eyal Ofer. L’agenzia ufficiale Irna ha sottolineato che la nave "appartiene al capitalista sionista Eyal Ofer" sostenendo che il cargo si stava dirigendo "verso le acque territoriali iraniane".
Stando a fonti locali, sarebbero stati lanciati droni anche dallo Yemen e dal Libano. Funzionari israeliani hanno detto al New York Times che i droni e i missili iraniani hanno come obiettivi le Alture del Golan e le basi aeree nel Negev, nel sud di Israele. In vista di questo attacco contro siti militari, Israele ha fatto decollare la maggior parte dei velivoli militari per non indebolire le proprie difese. Infatti, sembrerebbe che attualmente non vi siano velivoli militari israeliani sopra i cieli di Gaza. Il lancio di droni in quantità potrebbe essere un modo per impegnare i sistemi di difesa israeliani rendendoli vulnerabili ai missili balistici o cruise. Anche provenienti dal libano da cui gli Hezbollah potrebbero lanciare razzi appoggiando l’offensiva iraniana. Resta il dato che al momento il mainstream internazionale e l’opinione pubblica resta con il fiato sospeso per una possibile escalation senza precedenti nella regione. Nel frattempo, l’assedio a Gaza passa in secondo piano e con esso i fallimenti dell’invasione israeliana e del governo di "Bibi" Netanyahu.
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