"Ha perfettamente ragione Nino Di Matteo quando dice che 'Così smantellano il sistema complessivo di contrasto alle organizzazioni mafiose ideato e voluto da Giovanni Falcone' e che 'Così si realizzano gli obiettivi delle stragi'. E dispiace, sinceramente, che il collega ora al CSM sia ancora una volta rimasto voce isolata in un coro di garantisti". Lo ha affermato nei giorni scorsi il pm di Napoli Catello Maresca intervenendo nel dibattito sull'ergastolo ostativo per i boss. "Qui non si tratta - ha detto il magistrato - però, di garantismo o di forcaiolismo, si tratta di buttare a mare anni di contrasto al crimine organizzato. La Corte Costituzionale è chiamata a esprimersi sulla possibilità di chiedere la liberazione condizionale anche per i condannati all'ergastolo ostativo. E' chiamata in gergo 'libertà vigilata' e può essere chiesta da tutti i detenuti che abbiano trascorso almeno 26 anni in carcere, tranne quelli condannati per reati di tipo mafioso, per terrorismo ed eversione che non intendono collaborare con la magistratura. Se fosse accolta la questione sarebbe un altro durissimo colpo al carcere inventato per i boss delle stragi". "Che le regole sull'ergastolo ostativo - conclude Maresca - non vadano così come sono è ormai chiaro a tutti, tranne forse al nostro Legislatore. Nel 2019 prima la Corte Europea dei diritti dell'uomo aveva chiesto all'Italia di riformare l'intera norma sull'ergastolo ostativo, poi la stessa corte costituzionale aveva dichiarato incostituzionale il divieto di accedere ai permessi premio per i boss che non collaborano. Crepe che con la sentenza di oggi rischiano di allargarsi ulteriormente. Stiamo distruggendo l'impianto costruito contro i mafiosi, ma le mafie oggi sono altrettanto potenti e pericolose, seppure in gran parte inabissate. Lo Stato, però ora deve reagire elaborando soluzioni diverse che garantiscano i cittadini perbene dall'aggressione mafiosa, almeno quanto si sta facendo per le legittime aspettative di libertà di ergastolani mafiosi pluriomicidi e stragisti che aspirano a dimostrare, pur non collaborando, di essersi redenti sulla via di Damasco".
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