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ingroia antonio big6di Antonio Ingroia
Definire la corruzione come l`altra faccia della medaglia della mafia non è un paradosso. Certo, la mafia semina morte con stragi e droga, e diffonde paura con l`intimidazione. Ma la corruzione non è da meno perché soffoca la democrazia e cancella i diritti dei cittadini che, sfiduciati, fuggono dalla politica, così consegnando il destino di tutti al governo dei pochi. Quando, poi, mafia e corruzione si in- trecciano diventando un unico Sistema criminale integrato, come in Mafia Capitale, si registra un processo genetico di mutazione del fenomeno criminale che necessita di misure strutturali. In modo da rafforzare il sistema di contrasto, altrimenti inadeguato e condannato all`inefficienza, come dimostra il fallimento della giunta Marino, e non solo. La corruzione, che si diffonde ogni giorno a livello endemico, costa una cifra recentemente stimata non inferiore ai100 miliardi di euro l`anno. Recuperarne anche solo la metà significherebbe poter utilizzare 50 miliardi l`anno, ad esempio, per la riduzione del pericolo idrogeologico o per la messa in sicurezza delle scuole. È proprio nel patrimonio che il sistema corruttivo va colpito, così come si è fatto contro la mafia. Un politico antimafia, vero e non di facciata, come Pio La Torre fu l`autore della legge sul sequestro dei beni di mafia e perciò venne ucciso. Ora, con la collaborazione di Franco La Torre, figlio di Pio, e di giuristi ed esponenti delle associazioni e dei movimenti antimafia e anticorruzione proponiamo una norma per estendere il sequestro preventivo dei beni anche ai corrotti.

Se l`aggressione ai patrimoni mafiosi è stato il principale strumento di lotta alla mafia perché non estenderlo alla corruzione? Se la corruzione è pericolosa quanto la mafia e sottrae denaro all`economia lecita per immetterla in circuiti anch`essi criminali, sia trattata alla stessa stregua. Si sottopongano a raggi X i patrimoni dei corrotti e se risulta un`anomala sproporzione fra redditi dichiarati e patrimoni effettivi si proceda al sequestro dei beni e sia l`indiziato corrotto, come l`indiziato mafioso, a dover dimostrare la legittima provenienza di quei beni, pena la confisca definitiva da parte dello Stato, che potrebbe così restituire quei patrimoni all`economia lecita. Semplice, no? Eppure, quando lanciammo per la prima volta questa proposta durante la campagna elettorale del 2013, fummo ignorati, quando non addirittura denigrati, come se la proposta fosse strumento di mera propaganda elettorale. Nel frattempo, la corruzione ha vinto e oggi divora le risorse del Paese a ogni latitudine. È allora il momento giusto, lontano da appuntamenti con le urne, per mettere questa proposta a disposizione di tutti i cittadini onesti che quotidianamente si battono contro una classe dirigente criminale sempre più avida, che con i patti con la mafia (trattativa Stato-mafia docet) e la corruzione ha costruito potere e impunità. Questa, perciò, non può e non deve essere una battaglia di bandiera di questo o quel movimento politico, neppure di Azione Civile, il movimento che io ho fondato nel 2013. E per questo facciamo un appello a tutti i cittadini onesti per sostenere questa proposta di legge. Diffonderemo una petizione per raccogliere le firme, ma intanto apriamo la nostra proposta a ogni modifica e integrazione. Costituiamo, insieme, un comitato di sostegno, che possa farsi motore di una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare da portare in Parlamento, invitando anche i parlamentari onesti a sostenerla. È una battaglia dura che incontrerà molti avversari, compresa l`indifferenza ostile del ceto politico e della maggioranza dell`informazione che ne viene controllata. Ma è una battaglia per la sopravvivenza della nostra democrazia e va quindi combattuta. Sino in fondo.

(Dal Fatto Quotidiano in edicola oggi)

Tratto da: azione-civile.net

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